Pierfrancesco Favino: malavita e non solo nelle 5 migliori interpretazioni
Il suo nome su una locandina o in un trailer ormai rappresenta da qualche anno una garanzia di qualità. È un attore che si è misurato in ruoli difficili, diversi, quasi sempre in personaggi a cui ha dato volto e voce con professionale aderenza: stiamo parlando di Pierfrancesco Favino.
Diplomatosi all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico di Roma, Pierfrancesco Favino a partire dagli anni ’90 si è fatto largo nel mondo della televisione e del cinema, pur provenendo dal teatro, in modo graduale. Con registi esordienti o con collaudati autori si è dimostrato all’altezza, riuscendo a conquistare all’unanimità il pubblico.
Piefrancesco Favino riesce ad essere guscio dei personaggi che interpreta, con bravura e dedizione
Amato in Italia e stimato all’estero è tra i protagonisti della ‘nuova primavera del cinema italiano’. Dopo diverse produzioni teatrale debutta in Una questione privata di Alberto Negrin nel 1991. Al cinema, invece, approda nel 1995 con Pugili di Lino Capolicchio.
La consacrazione però arriva nel decennio successivo quando nel 2001 è tra i protagonisti de L’ultimo bacio di Gabriele Muccino nel ruolo del ‘normale’ Marco e, soprattutto, quando nel 2006 è Gino Bartoli nella miniserie prodotta dalla Rai Gino Bartali – L’intramontabile.
A partire da quell’anno fino ad oggi è stato un successo inarrestabile per Pierfrancesco Favino: attore instancabile, talentuoso e versatile.
Nell’ultimo anno, oltre ad essere stato protagonista nel 2015 del panorama cinematografico nazionale grazie al ruolo del corrotto onorevole Filippo Malgradi in Suburra di Stefano Sollima, è stato l’ambasciatore italiano della piattaforma Netflix nelle serie Marco Polo, interpretando il padre del protagonista Lorenzo Richelmy.
In occasione del suo compleanno ripercorriamo le 5 migliori interpretazioni dell’attore romano, certi che in futuro ci riserverà ancora belle sorprese sul grande e piccolo schermo.
Baciami ancora (2010)
Nel secondo film in cui viene diretto da Gabriele Muccino, sequel de L’ultimo bacio, è di nuovo Marco, il più affidabile e serio del gruppo di eterni Peter Pan composto da Stefano Accorsi, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti e Marco Cocci. Nonostante il caos di impostazione mucciniana, il personaggio di Favino è riflessivo, capace di agire con calma anche nel gruppo di amici che si ritrova. Vive il tradimento con dignità e si accolla la paternità di un figlio frutto di quel tradimento che ha rischiato di distruggere il suo matrimonio. Ruolo giusto in un film corale con un’interpretazione senza grinze e convincente.
Senza nessuna pietà (2014)
Per il film di esordio di Michele Alhaique Pierfrancesco Favino non solo diventa produttore ma ingrassa 20 chili per rendere al meglio il personaggio di Mimmo, uomo di potere criminale che vive di rimorsi e con il perenne desiderio di un’esistenza diversa, magari migliore. Qui Favino è oltremodo immerso in una realtà come la Roma dei palazzinari e dei mafiosi, riuscendo a destreggiarsi bene e confermando la sua bravura.
L’uomo che ama (2008)
Dopo essere stato interprete dell’opera d’esordio di Maria Sole Tognazzi, diviene il protagonista alla sua seconda regia di un lungometraggio. Grazie anche alla regista, Roberto – il personaggio interpretato da Pierfrancesco Favino – è tratteggiato con intelligenza, capace di trasmettere un messaggio chiaro sulla condizione maschile, talvolta poco affrontata nei film – se così si può dire – sentimentali. Favino si porta sulle spalle, insieme a Monica Bellucci e Ksenia Rappoport, un personaggio davvero positivo, interpretando con compostezza le dolcezze e le crudeltà dell’amore.
Saturno contro (2007)
In questo film di Ferzan Özpetek Pierfrancesco Favino stupisce e conferma. Interpreta Davide, scrittore di favole e sognatore, e della sua storia con Lorenzo (Luca Argentero). Durante una delle consuete cene con i loro amici Lorenzo ha un malore ed entra in coma, facendo iniziare così, sia a Davide che agli altri, un periodo di dolore e riflessione sulla vita e sulla morte. In questo ruolo Favino si conferma capace, sensibile, desideroso di emozionare ed emozionarsi con delicatezza e con l’immancabile talento che lo contraddistingue.
Romanzo criminale (2005)
Nel film tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e diretto da Michele Placido Pierfrancesco Favino è il Libanese, ruolo che gli è valso il David di Donatello come miglior attore non protagonista. In un film tecnicamente riuscito ed emozionalmente coinvolgente, Favino è un trascinatore, un uomo senza scrupoli e spesso irruente. L’interpretazione, anche questa volta, accontenta tutti, consacrandolo definitivamente.