Pierfrancesco Favino: le trasformazioni più straordinarie, da Bettino Craxi a Tommaso Buscetta
Alcune trasformazioni di Pierfrancesco Favino sono state davvero incredibili: ripercorriamole in questo excursus!
La natura camaleontica è una delle caratteristiche principali per un attore. E Pierfrancesco Favino ne è un fulgido esempio, capace ogni volta di sorprendere con interpretazioni magistrali, anche molto diverse tra loro. Ecco quali sono, a nostro avviso, le prove più memorabili del bravissimo artista, capace di arrivare, col proprio talento, al successo internazionale.
Pierfrancesco Favino: una continua scoperta!
Una notte al museo (2006) di Shawn Levy
Riavvolgiamo un po’ il nastro nel tempo. Forse a qualcuno sfuggirà, tuttavia Pierfranco Favino apparve nel 2006 in Una notte al museo, family comedy con Ben Stiller. Del resto, è assolutamente probabile che, qualora abbiate pure visto la pellicola, non lo abbiate nemmeno riconosciuto, nei panni (pardon, nel bronzo) della statua di Cristoforo Colombo. Fu allora che gli si schiusero le porte di una carriera in tutto il mondo.
Rush (2013) di Ron Howard
Solo una tuta da pilota e un paio di baffi? Alt. Piano coi giudizi affrettati. Per portare in scena l’indimenticato alfiere Clay Regazzoni, Favino si trasforma sul serio. Una partecipazione sì piccola, ma in un colosso diretto da Ron Howard.
Pierfrancesco Favino in Senza nessuna pietà (2014) di Michele Alhaique
Un lungometraggio passato in sordina, dove Pierfrancesco Favino sfodera una performance extralarge sotto ogni punto di vista: non è mai stato così robusto, ma nemmeno così rabbioso. Da vedere.
Moglie e marito (2017) di Simone Godano
Qui non si tratta di una trasformazione fisica, quanto semmai di una libera interpretazione dell’altro sesso. In uno scambio di generi con la moglie Kasia Smutniak, l’attore riesce a essere credibile persino con la borsetta e i tacchi.
Moschettieri del re – La penultima missione (2018) di Giovanni Veronesi
In tale occasione la metamorfosi è perlopiù nell’accento, tra l’ispettore Clouseau e Amanda Lear. Attraverso un abile uso della voce, dona una personalità davvero affascinante al personaggio affidatogli da Giovanni Veronesi. Al resto ci pensa un look da perfetto D’Artagnan, che, malgrado gli acciacchi derivanti dall’età, sa ancora farsi rispettare a colpi di fioretto.
Il traditore (2019) di Marco Bellocchio
Siamo giunti ad uno degli ultimi e più importanti lavori di Pierfrancesco Favino. Ci riferiamo al ruolo di Tommaso Buscetta ne Il Traditore. Tormentato, spietato e seducente, ruba la scena in modo assoluto. Inoltre, sul piano puramente estetico, assomiglia incredibilmente alla controparte reale.
È sufficiente andare a recuperare un’immagine del vero Buscetta e metterla a confronto con una scena di Favino nell’opera firmata Marco Bellocchio. Comunque, si profila una doppia metamorfosi: non solo del corpo, ma pure della parlata siculo-portoghese. Un impegno totale, quasi maniacale, decisamente ripagato nella performance offerta. Leviamo il cappello.
Hammamet (2020) di Gianni Amelio
Dal primo all’ultimo istante di Hammamet, biopic crepuscolare di Amelio, Favino riesce in una mission impossibile: far dimenticare di essere un attore aiutato da protesi e una buona dose di make-up. Lui non emula, è Bettino Craxi. Il lavoro fisico è totale: dalla voce alla postura, fino al movimento delle mani. Qualsiasi dettaglio è curato divinamente. Degno di un fuoriclasse come lui.