Prisoners: il film di Denis Villeneuve è ispirato a una storia vera?
L'apprezzato lungometraggio di Denis Villeneuve, per quanto sembra ben radicato nella realtà, è una storia totalmente inventata e unisce diverse suggestioni.
Prisoners è un film diretto da Denis Villeneuve (Dune, Blade Runner 2049), maestro canadese della fantascienza che però nel corso della sua carriera, ha dato la riprova di saper dirigere anche progetti di generi diversi. In particolare la pellicola, che inizialmente prevedeva Bryan Singer (Operazione valchiria, X-Men) alla regia con Mark Wahlberg e Christian Bale come interpreti principali, si è poi trasformata nella versione definitiva con protagonisti il padre di famiglia Keller Dover (Hugh Jackman) e il detective Loki (Jake Gyllenhaal).
Prisoners, in particolare, fu presentato al Lucca Comics & Games il 1° novembre 2013, per poi arrivare nelle sale italiane ufficialmente 7 novembre dello stesso anno. Una storia molto intensa in cui un padre, vedendo la propria figlia rapita, perde totalmente la ragione e rapisce quello che lui ritiene essere il responsabile di quest’atto. Nonostante le tematiche che vediamo nel film sono comuni a molti casi di cronaca molto noti, è sorprendente scoprire che in realtà la trama è totalmente originale.
Prisoners trae ispirazione da un racconto breve di Aaron Guzikowski
Andando più nello specifico, Prisoners, in realtà, ha una fonte solida dalla quale origina, ma non si ispira a fatti realmente accaduti. Lo stesso sceneggiatore del lungometraggio, Aaron Guzikowski (The Red Road, Raised by Wolves), infatti, ha scritto un breve racconto che ha fornito i maggiori spunti per la realizzazione del film. Il testo, datato 2007, è stato venduto ad Hollywood quasi immediatamente, ma è finito in un inferno produttivo infinito che si è sbloccato solo diversi anni dopo. Il racconto in questione, secondo quanto rivelato dall’autore parla di “un padre il cui figlio è stato colpito da un guidatore e che poi lo nasconde in un pozzo nel suo cortile”. Chiaramente questo incipit è stato totalmente cambiato, con il lungometraggio che vede invece un sospetto rapitore imprigionato dal padre di uno dei bambini scomparsi.
Al di là di questo riferimento, se si guarda attentamente la storia, è chiaro che Prisoners può effettivamente ricordare tanti casi di cronaca con al centro dei rapimenti ma lo sceneggiatore ha voluto precisare, in un’intervista con il New York Times, che l’ispirazione non deriva dalla realtà. “Non sono stato ispirato da nulla nelle notizie, e poi mentre lo scrivevo, sentivo parlare di questi casi, e sembravano stranamente ricordare quello che stavo facendo.” Ecco che quindi, in modo molto originale e inaspettato, il racconto alla base del progetto è talmente tanto realistico e verosimile che si può pensare ad un collante con la realtà che però, a quanto pare, non c’è.
Prisoners e un famoso racconto di Edgar Allan Poe
Oltretutto Prisoners, inoltre, ha anche un breve e sottile collegamento con uno dei più celebri racconti del maestro del brivido Edgar Allan Poe, che, nel 1800, ha totalmente inventato la letteratura dell’orrore e il racconto poliziesco, nonostante all’epoca non fu capito dal pubblico e dalla critica dell’epoca. Nel dettaglio, comunque, ci stiamo riferendo al racconto del 1843 The Tell-Tale Heart (tradotto in italiano come Il Cuore Rivelatore). All’interno del testo, un uomo uccide il suo compagno di stanza e dopo averlo smembrato il cadavere, nasconde i vari pezzi sotto le assi del pavimento di casa sua. Ciò ricorda quello che accade nel film, con i rapitori che nascondono i bambini in una fossa sotterranea sotto il cortile.
Ma i riferimenti, a quanto pare, non finiscono qua. All’interno de Il Cuore Rivelatore, il narratore viene interrogato dagli agenti visto che i vicini avevano sentito i rumori di una colluttazione. Mano a mano che l’interrogatorio avanza, l’omicida è sempre più nervoso perché sente il cuore del malcapitato battere da sotto le assi del pavimento e ciò lo porta a confessare il suo atroce delitto. C’è un momento simile anche nella pellicola, quando il personaggio interpretato da Hugh Jackman è in una fossa dopo aver affrontato l’antagonista. Arriva la Polizia e scava, non capendo però dove si nasconde il corpo. Il detective Loki, però, torna indietro, perché sente in realtà un misterioso fischio provenire dalla fossa, prima che il lungometraggio stacca sul nero, chiudendo definitivamente la storia. Che dire? È veramente interessante scoprire che le varie suggestioni derivano dai mondi più disparati anche se hanno una cosa in comune: non provengono dalla realtà di tutti i giorni.
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