Quando Un Padre: il finale del film con Gerard Butler
In Quando un padre Gerard Butler è il cacciatore di teste Dane Jensen, un uomo abituato a negoziare con tutti che dovrà affrontare la prova più difficile per qualsiasi genitore: una sfida nella quale trattare non è permesso.
Quando la vita pone davanti delle sfide davvero complicate, anche l’uomo più duro e deciso è costretto a cedere: questo è quello che succede a Dane Jensen in Quando un padre, il film che segna l’esordio alla regia di Mark Williams, con protagonista Gerard Butler. Dane è un cacciatore di teste, un selezionatore del personale per una grande azienda, dove l’importante è chiudere contratti, il più remunerativi possibile. Una continua sfida con i colleghi, nella quale l’uomo è decisamente il più bravo, astuto e vincente. Ma quando un terribile imprevisto arriva a sconvolgere la vita di Dane e della sua famiglia, anche il più forte degli uomini ha un cedimento. Cosa succede quando un padre deve affrontare la sfida più difficile per qualsiasi genitore?
Quando un padre: il fallimento di Dane “il cobra”
Dane sul lavoro si fa chiamare “il cobra”: svelto, deciso, potente, l’uomo è il cacciatore di teste migliore della società. Lavora tutto il giorno, cercando di guadagnare il più possibile per non far mancare nulla alla sua famiglia. Una famiglia composta dalla moglie Elise e dai suoi tre figli, con i quali però Dane non ha mai tempo da trascorrere insieme. Una vita dedicata al lavoro, per la quale l’uomo è disposto a sacrificare qualcos’altro. Ma quando a Ryan, il figlio più grande, viene diagnosticata una forma di leucemia, la vita di Dane cambierà per sempre.
Il film di Williams racconta il percorso di un uomo abituato a vincere, che per una volta non ha la minima idea di come affrontare una battaglia. Dane Jensen è capace di negoziare con tutti e per qualsiasi cosa, è pronto a tutto, a ricorrere a qualsiasi mezzo pur di raggiungere il suo obiettivo, ma per la prima volta si trova di fronte a l’unica cosa che non è trattabile, la vita di suo figlio. “Con il cancro non si negozia Jensen“: le parole del dottore che prende in cura il piccolo Ryan sono una doccia fredda per Dane. Questa volta non può nulla per risolvere la situazione in suo favore: non bastano bei giri di parole, promesse o minacce per salvare la vita di suo figlio.
Un uomo che ha vinto sempre tutte le sue battaglie, raggiunto ogni suo obiettivo, anche sfruttando le persone o usando mezzi ingiusti e ricorrendo a numerosi inganni, si trova impotente di fronte la malattia del figlio: Dane “il cobra” crolla contro l’unica cosa che non riesce ad affrontare. Soprattutto la malattia di Ryan lo mette di fronte alla realtà: la sua completa dedizione al lavoro l’ha allontanato dalla famiglia, ha cambiato le sue priorità, gli ha fatto credere che quello che è veramente importante nella vita non sono gli affetti, ma il successo. I soldi e il successo però, non bastano per fermare la malattia che lentamente sta distruggendo il suo bambino.
Quando un padre: un percorso di crescita con un finale classico ma giusto
Quando un padre porta sullo schermo la storia non solo di un padre e di una famiglia colpita da una terribile disgrazia, ma è soprattutto il racconto di un percorso di crescita, di maturazione. Un percorso che Dane è costretto a portare a termine dopo che la malattia che ha colpito suo figlio gli fa aprire con forza gli occhi, per mostrargli quali sono i problemi che incombono sulla sua famiglia, ma soprattutto cosa si è perso in tutti questi anni in cui il lavoro era la sola cosa che contava. La sua assenza non gli ha permesso di notare per esempio che il gonfiore che Ryan presentava all’addome non era dovuto al grasso, ma rappresentava un sintomo di qualcosa di più grave.
Come nei migliori romanzi di formazione, il protagonista deve affrontare un momento di profonda crisi per poter raggiungere la meta e il suo lieto fine. La malattia del figlio è la sfida più difficile che Dane si sia mai trovato davanti, che però decide di affrontare nel migliore dei modi: solo così l’uomo riesce a capire quali sono le sue priorità, a imparare a dare importanza alle cose reali, a ciò che conta veramente, come la famiglia.
Questa terribile esperienza permette a Dane di migliorarsi e nel finale si assiste al vero momento di crescita dell’uomo. Se per tutta la durata del film abbiamo imparato a conoscere un Dane duro, temibile, intransigente e pronto a ricorrere a qualsiasi mezzo, nel finale di Quando un padre l’uomo che abbiamo davanti è completamente diverso. La difficile prova a cui la vita ha deciso di sottoporlo è riuscito a cambiarlo nel profondo: ecco che quindi Dane capisce non solo che ciò che veramente conta è qualcosa di diverso dal lavoro, ma soprattutto che il successo si può raggiungere anche senza giocare sporco. Certo sicuramente con più fatica, ma anche con maggiore soddisfazione. Fare le cose nel modo corretto, senza sfruttare il prossimo ma agendo giustamente, facendo del bene, può portare solo altro bene: “Semini quello che raccogli” ammetterà lo stesso Dane alla fine.
Nel finale di Quando un padre Dane ha portato a termine il suo percorso: un cammino sicuramente duro ma che è riuscito a cambiarlo per sempre. Probabilmente l’epilogo del film è prevedibile e magari anche troppo smielato, ma giusto. Williams con il suo primo film ha voluto raccontare un percorso di crescita, non quello del piccolo Ryan, ma quello del “grande” Dane, il campione, “il cobra” che in poco tempo ha dovuto ammettere e affrontare i propri errori. L’uomo ha avuto una sola possibilità per poter rimediare ai propri sbagli e riuscire quindi a riabbracciare la sua famiglia. La sfida che ha dovuto affrontare è sicuramente la più dura per qualsiasi genitore, ma al termine del cammino la sua tenacia e volontà di cambiare saranno stati ripagati.