Rachel McAdams: i 10 film migliori della sua carriera
Rachel McAdams: una nomination agli Oscar, collaborazioni importanti e una carriera variegata. Vediamo i migliori film interpretati dall'attrice canadese.
Attivista, riservata, sostenitrice del partito democratico (della sua vita dietro ai riflettori si sa e si vede poco), Rachel McAdams è una personalità forte che ha saputo, negli anni, modularsi con grande intelligenza all’interno delle produzioni hollywoodiane.
Classe 1978, nata in Canada il 17 novembre da una middle-class family, Rachel è diventata, dal suo esordio cinematografico ufficiale nel 2002 nel film di Paolo Virzì, My name is Tanino, un’attrice in grado di passare con notevole professionalità dalla commedia al dramma, dal film “d’autore” al thriller, toccando il blockbuster e il romance con risultati spesso ottimi.
Si interessa al cinema fin da adolescente, tanto da frequentare la prestigiosa York University di Toronto con indirizzo teatrale per approdare, infine, alla serie Disney Il famoso Jett Jackson (1998), che la introduce alla televisione.
Volto versatile, espressivo, capace di un range interpretativo ammirabile e, forse, talvolta, sottovalutato: la McAdams lavora, negli anni, con alcuni tra i cineasti più importanti della cinematografia mondiale; Wes Craven, Guy Ritchie, Woody Allen, Terrence Malick, Brian De Palma, Anton Corbjin, Wim Wenders: conquistare una lista di collaborazioni di questo calibro non è certamente scontato. In attesa dell’arrivo nelle sale (il 25 ottobre) di Disobedience, film di Sebastiàn Lelio, nel quale recita insieme a Rachel Weisz, cerchiamo di selezionare le interpretazioni più brillanti di questa raffinata attrice.
I film più belli di Rachel McAdams
Mean Girls (2004)
Rachel McAdams ha 26 anni quando viene scelta per il ruolo, iconico, di Regina George, perfida teenager tra le più popolari del liceo, a capo di un trio di ragazze (con lei Amanda Seyfried e Lacey Chabert) a cui si aggiungerà la neo-trasferitasi Cady (Lindsay Lohan). Commedia intransigente, spietata e deliziosa, destinata a rimanere tra gli esempi più riusciti d’inizio millennio, nonché canone per i teen-movie da lì a venire. Una perfetta Regina George e un indimenticabile debutto per una trasformazione farsesca e sopra le righe di un personaggio specchio delle contraddizioni americane.
Le pagine della nostra vita (2004)
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Nello stesso anno la McAdams viene scelta per un romance strappalacrime tratto dal romanzo di Nicholas Sparks; sotto la guida di Nick Cassavettes, l’opera le regalerà la fama e un mucchio di premi. Il melodramma è solido e fin troppo algebrico, ma la storia d’amore tormentata tra Ellie e Noah (Ryan Gosling), che viaggia nei decenni e resiste nonostante le circostanze avverse, sarà destinata a stamparsi indelebilmente nella memoria collettiva (degli amanti del genere e non) e a fare di Rachel un’ottima eroina romantica, così capace di dolcezza e qualità drammatiche da farle aprire dinnanzi una carriera fitta e variegata. Un instant classic.
Red Eye (2005)
La sua prima volta nel thriller, diretta da un mostro sacro dell’horror mondiale che risponde al nome di Wes Craven (Nightmare on Elm Street): Rachel interpreta Lisa al fianco di Cillian Murphy, giovane uomo che conosce prima di un imbarco aereo e che si rivela essere un terrorista che sta complottando l’assassinio di un noto politico. La discesa nel crimine le si dischiude, quindi, quando Jackson, interpretato dallo stesso Cillian, che altro non è se non un killer psicopatico, la porterà con sé in un vortice auto-distruttivo dai più classici risvolti. Ma è, anzitutto, un film di Craven: il rapporto tra i due inizia sotto le coordinate della commedia e l’happy ending porterà con sè un sorriso beffardo.
Sherlock Holmes (2009)
Co-protagonista femminile di un film a grosso budget, passato prima dalle mani di Neil Marshall per poi affidarsi a Guy Ritchie (Revolver, Operazione U.N.C.L.E), Sherlock Holmes, con protagonisti il carismatico Robert Downey Jr. e Jude Law, ha un enorme successo di pubblico tanto da guadagnarsi il sequel che giungerà nel 2011; crocevia di generi (avventura, noir, dramma), Rachel McAdams si misura con un grosso cast vincendo la scommessa di una recitazione credibile, al passo dei comprimari maschili. Interpreta Irene Adler, una ladra scaltra che nel passato ha avuto una relazione con lo stesso detective Holmes.
Midnight in Paris (2011)
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Chiamata alla corte del re della commedia americana, Woody Allen confeziona una delle sue (tante) opere a sfondo romantico/dolce-amaro, nonché una delle sue migliori negli ultimi vent’anni di carriera. Qui Rachel McAdams fa coppia con Owen Wilson, certo piuttosto insolitamente, ma l’intreccio e la loro chimica attoriale è una qualità aggiuntiva a quello che è un viaggio indietro nel tempo, dalla Parigi degli anni ’20, tra cafè e artisti eccezionali, alla Belle Époque, mentre il passato si dissolve nella sua aura nostalgica e un sentimento del presente si fa avanti, da accettare come prova del cambiamento possibile. La McAdams non è la protagonista assoluta di questa riscoperta interiore, giacché il film è prima di tutto corale e incentrato sull’arco di uno sceneggiatore disilluso, ma riesce comunque a darsi come immagine di donna risoluta e caratterialmente forte, senza mai appiattirsi, o risultare caricaturale.
To The Wonder (2012)
Scritto e diretto da Terrence Malick, To The Wonder è un’esperienza immersiva che riassumere sinotticamente sarebbe parziale e ingiusto: una sinfonia dentro e attorno gli uomini, le cose, gli oggetti; il dramma di una coppia, con il fantasma di un’ex amante (Jane, la McAdams) che vi si intreccia, sfuma nel dramma dell’universo e dell’universale. Una sintonia armonica e disarmonica di ogni fenomeno intimamente connesso, in un tempo assente perché immanente. L’opera che rinsalda il ritorno del cineasta dopo l’exploit di The Tree of Life (2011), per certi versi sulla falsa riga del precedente, è una danza corale a quattro: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams e Javier Bardem prestano i loro volti e corpi plasmati dalla visionarietà radicale di Malick.
Passion (2012)
Remake del thriller francese Crime d’amour (2010), Brian De Palma (Carrie – lo sguardo di Satana) cuce sulle due interpreti (Rachel McAdams e Noomi Rapace) una torbida e morbosa relazione sado-masochista che trova le sue malate radici nel mondo del marketing pubblicitario: Christine (McAdams) è una donna dominante e narcisista, capo dell’azienda per cui lavora Isabelle (Rapace), copywriter remissiva che intraprenderà un percorso di rivendicazioni multiple, in un gioco (al solito) al massacro, tra specchi, doppi, morte e auto-erotismo, mentre si osserva il ruolo tutto manipolatore dei nuovi strumenti tecnologici, protagonisti indefessi dell’estetica del più recente De Palma. Prova estrema per la McAdams, donna alfa narcisista e vendicatrice, tra derive psicanalitiche e lavoro sul corpo.
Questione di tempo (2013)
Diretto da Richard Curtis (Love Actually), è un fanta-romance in cui Tim (Domnhall Gleeson), innamorato di Mary (Rachel McAdams), ripercorre la sua stessa storia d’amore perché, come il padre stesso gli confessa, è in grado di viaggiare nel tempo, con il potere di modificare quanto egli desidera. Ruolo inizialmente proposto a Zooey Deschnel, la McAdams ritorna su territori più dolci con questa figura di donna luminosissima, tenera, polo orbitante attorno a cui ruota il personaggio di Tim. Sentimentale ma mai retorico e zuccherino; un’impresa più che riuscita, uno di quegli oggetti peculiari in cui non spesso capita di imbattersi, costruito su una sceneggiatura impeccabile (scritta dallo stesso Curtis, prima di tutto scrittore).
Il caso Spotlight (2015)
Un’indagine che passa tramite il giornalismo più agguerrito, scuola di pensiero tutt’americana improntata sulla funzione militante della stampa: Rachel McAdams al servizio di un cast corale insieme a Mark Ruffalo e Micheal Keaton. La squadra giornalistica del Boston Globe svela gli abusi sessuali perpetuati da ben 70 sacerdoti: uno scandalo dalle proporzioni inaudite e un finale aperto e smussato che ben chiude un’opera tesa, sempre a fuoco, in equilibrio scenico-formale. Sacha Pfeiffer, il personaggio di Rachel, è completamente dedito alla causa, ma umanizzata da dubbi etici inesorabilmente intrinsechi al mestiere.
Game Night – Indovina chi muore stasera? (2018)
Una black comedy a tutto tondo che rivela il talento comico di Rachel: insieme a Jason Bateman forma una coppia esplosiva, innamorata sullo schermo e impegnata, in una notte come tante, in un gioco di ruolo tra amici che rivelerà rischi ben più seri e pericolosi del previsto. La sceneggiatura di Mark Perez, tra equivoci e umorismo mai scontato, confonde lo spettatore e fa sì che si abbandoni ai perfetti tempi comici della coppia, mattatori assoluti, soprattutto se rapportati ai colleghi. Nulla di originale, si dirà, ma è un gioiellino fresco e ben costruito che ha il merito di ravvivare il panorama del genere e di mettere in luce, ancora una volta, la bravura elastica della nostra attrice.