La recitazione di Olwen Catherine Kelly in Autopsy di André Øvredal
Sensuale, accattivante e incredibilmente espressiva. Questi gli aggettivi che sintetizzano al meglio la prova attoriale ( la prima sul grande schermo) per la giovane modella irlandese Olwen Catherine Kelly che in Autopsy di André Øvredal interpreta la figura centrale del racconto, Jane Doe. Una prova attoriale davvero molto importante per la giovane attrice, l’intero film infatti si snoda attorno alla sua sinuosità, al suo essere espressivo e terribilmente comunicativo.
La recitazione di Olwen Catherine Kelly in Autopsy di André Øvredal
Sembra facile starsene lì, su un tavolo da obitorio, sdraiati, immobili per ore senza muovere un ciglio. Occorre un lavoro severo e di grande impegno emotivo, ciò che ha pienamente fatto Olwen Catherine Kelly. Durante le riprese l’attrice ha dovuto resistere alle continue sollecitazioni da parte di Brian Cox e Emile Hirsch, che nel film interpretano i due medici legali che eseguono un’autopsia sulla corpo della giovane donna. Per resistere alla grande prova sul set, l’attrice ha addirittura frequentato dei corsi di Yoga e di meditazione per evitare crisi nervose o di panico:
“Di solito frequento lezioni di Yoga flow, che è più veloce, per cui all’inizio trovavo molto difficile stare così ferma, ma alla fine mi è piaciuto molto”, racconta. “Poco prima delle riprese facevo respiri brevi, mi era stato detto che è un trucco che può servire per interpretare un morto, ma il più delle volte erano le protesi e la posizione del corpo a determinare il modo in cui dovevo respirare”
L’interpretazione di Olwen Catherine Kelly è davvero incredibile, l’attrice ha recitato per tutta la durata del film nuda davanti il cast che eseguiva l’autopsia, toccandola e smuovendole gambe e testa. Una vera prova di forza, come sottolinea anche il collega Emile Hirsch:
“È lei il vero eroe, è fantastica”, annuisce Hirsch. “È una cosa così difficile da fare, trattenere il respiro e restare su quella lastra così fredda e scomoda… soprattutto quando spuntano queste persone che ti toccano e ti sollevano braccia e gambe”
Altro elemento da non sottovalutare nella prova di Olwen Catherine Kelly sono l’innumerevole presenza di protesi sul suo corpo che man mano vanno aumentando nel corso del film. L’autopsia lacera il corpo di Jane Doe e questo meccanismo cammina quasi di pari passo con la mutazione della sua espressività che nel corso del film si fa sempre più ammaliante, seduttivo e in un certo senso letale. Ma ciò che ancora più straordinario è la comunicazione che il corpo di Kelly riesce a dare nel corso del film. Un fisico perfetto, quasi dionisiaco, che giace disteso su quel gelido letto e mano mano viene stimolato, sventrato e lentamente esplorato, un lavoro quello dei truccatori che rende ancor più credibile la performance dell’attrice.
Bella Cruickshank e Jemma Harwood (per trucco e acconciature) e Kristyan Mallet (per le protesi) hanno lavorato a stretto contatto con Kelly per trasformarla in Jane Doe. La progettazione delle protesi è stata particolarmente impegnativa. “Tutto quello che facevamo doveva funzionare”, spiega Mallett. “Abbiamo creato un manichino costruito a strati, dall’esterno verso l’interno, in modo che potesse essere aperto con un taglio e mostrare la pelle, il grasso, le ossa e gli organi, strato per strato, come una cipolla”.