Red Joan: la storia vera che ha ispirato il film con Judi Dench

La storia vera di Melita Norwood, la pensionata inglese che nel 1992 è stata svelata al mondo come una delle spie più importanti del KGB, ispirando Red Joan, il film con Judi Dench.

In sala dal 9 maggio, Red Joan è l’ultima, grande, prova attoriale di Judy Dench. Nel film di Trevor Nunn, l’attrice britannica interpreta la spia Joan Stanley, ispirata all’omonimo personaggio raccontato da Jennie Rooney nel suo romanzo La ragazza del KGB. La figura di Joan, però, è a sua volta ripresa da una donna realmente esistita: Melita Norwood.

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Red Joan: l’apertura degli archivi Mitrochin

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La versione che Jennie Rooney propone nel suo libro è decisamente romantica, appassionata, ma non troppo lontana da quella che è stata la vera vita di Melita Norwood, definita la più importante spia donna al servizio del KGB. Stando a quanto si racconta negli atti che hanno portato al romanzo e al film, il suo contributo silenzioso ha davvero cambiato il mondo. Nonostante il suo ruolo-chiave e il suo agire per decenni nell’ombra l’abbiano esposta a un costante pericolo, anche in tarda età Melita Norwood non ha mai rinnegato il suo forte ideale e la sua grande fiducia nel Comunismo. Dando alla Russia gli stessi strumenti in mano alla parte occidentale del Mondo, Melita è riuscita a prevenire una seconda Hiroshima e Nagasaki.

Feci quel che feci, non per soldi, ma per aiutare a prevenire la disfatta di un nuovo sistema che aveva dato, ad un costo elevato, cibo e cure a gente che non se li poteva permettere, una buona educazione e un servizio sanitario.

Ma chi era Melita Norwood? Il suo nome viene fuori nel 1992, quando Vasilij Nikitič Mitrochin, un agente segreto sovietico, decide di rivelare tutto il suo archivio all’Intelligence britannica. Deluso dal regime stalinista e dai governi che gli si succedettero, Mitrochin ha raccolto materiali incriminanti su oltre duecento agenti del KGB per dimostrare come le loro azioni abbiano spesso violato i diritti umani. Fu così che pochi anni dopo la caduta del Muro di Berlino, si rivolge ai governi occidentali nella speranza di trovare giustizia. Quando le carte sono state svelate, diversi agenti ed ex agenti furono portati davanti alla Legge: tra questi, la signora Norwood, allora 80enne e con quarant’anni di carriera da spia alle spalle.

Melita Norwood: la donna che ha ispirato Red Joan

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Melita era la figlia di Alexander Sirnis e Gertrude Stedman, entrambi militanti nei circoli socialisti. Nata nel 1912, a 23 anni si è sposata con Hilary Nussbaum (russo, cambiò il suo cognome in Norwood), con cui resta fino al 1986 – anno in cui diventa vedova. Anche Norwood, come Melita e i suoi genitori, è stato un fervente comunista.

Sirnis padre, anzi, ha pubblicato per anni un giornale dall’emblematico titolo The Southern Worker and Labour and Socialist Journal, su cui sono stati diffusi in Gran Bretagna alcuni articoli di Lenin e Trotsky: casa Sirnis, dunque, era solita ospitare i maggiori intellettuali comunisti del Paese. La ragazza, molto portata per lo studio, si è iscritta alla Itchen Secondary School e successivamente alla University of Southampton dove ha studiato Latino e Logica.

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A quel tempo, le ragazze che completavano gli studi superiori, però, non avevano una vera e propria laurea come i loro compagni maschi, ma un certificato. Ottenuto quello, Melita si sposta verso Londra per cercare lavoro. Nel 1930 la ragazza si iscrive all’Indipendent Labour Party, mentre qualche anni più tardi diventa a tutti gli effetti membro del Partito Comunista Britannico. Durante la sua militanza pubblica è avvicinata dal giornalista Andrew Rothstein, che la introduce nel Commissariato del Popolo per gli Affari Interni (la cui sigla russa era NKVD), il Ministero degli Interni sovietico e precursore del KGB.

Dell’attività di Melita come agente segreto per il regime sovietico si sa che è iniziata nel 1937, si è conclusa nel 1972 e che la donna ha agito con il nome in codice di Hola. Apparentemente Hola è un’innocua segretaria della British Non-Ferrous Metals Research Association, sposata col marito insegnante di chimica e residente in un villino semi-indipendente nella periferia sud di Londra.

In realtà il cursus honorum di Melita nel mondo dello spionaggio internazionale attraversa diverse fasi e le permette di sopravvivere a diversi cambi di struttura. In un primo momento si avvicina al The Woolwich spy ring, incaricato di recuperare alcune informazioni relative sopratutto all’ingegneria navale al servizio dell’esercito britannico. Quando alcuni dei membri di questo circolo fondato da Percy Glading sono arrestati, Melita cambia punto di riferimento, rapportandosi direttamente con l’NKVD e poi col GRU, che coordinava l’Intelligence sovietica al di là dei confini nazionali.

Red Joan: somiglianze e differenze tra la storia vera e il film

Così come mostra il film di Trevor Nunn, il contributo più importante di Joan/Melita è stato dato negli anni in cui ha lavorato come segretaria dei Tube Alloys, la squadra di fisici incaricati di studiare il funzionamento della Bomba Atomica e di dotare, dunque, la Gran Bretagna e tutti gli alleati di un deterrente in grado di fermare (in maniera disastrosa) la Seconda Guerra Mondiale. Dunque, come il personaggio interpretato da  Sophie Cookson, Melita si trova a maneggiare informazioni estremamente delicate e a fare i conti con la propria coscienza al momento di condividerli con l’Unione Sovietica. Esattamente come nel film (e nel romanzo da cui è tratto), la scelta di Melita permise agli scienziati russi di accelerare le ricerche e di costruire appena due anni dopo il disastro di Hiroshima e Nagasaki la loro minaccia atomica.

A differenza del film, che naturalmente ricostruisce i fatti in maniera romanzata, Melita non è stata un’esperta fisica e non ha partecipato attivamente al processo di costruzione della bomba. A maggior ragione, si tratta di pura fiction l’intesa amorosa con il suo capo. Un dettaglio ancora più rilevante, invece, è nel fatto che Melita non  ha condiviso mai con suo marito la sua azione di spionaggio. Anzi, nonostante il signor Norwood sia stato un convinto comunista, si ritiene abbia disapprovato un’azione tanto rischiosa. Melita agisce, senza alcun dubbio o ambiguità, in nome del proprio ideale e delle proprie convinzioni influenzata – forse – più dalla sua educazione che dai suoi incontri romantici.

Il finale: quello che il film Red Joan non dice

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In Red Joan la protagonista, dopo essersi conto di non poter più mentire, afferma con decisione il motivo delle proprie azioni. Judi Dench regala al pubblico, così, un monologo appassionato, toccante, un vero e proprio manifesto di politica umana, sensibile, anticonvenzionale. Tuttavia, non si sa cosa accade dopo la conferenza stampa rilasciata da Joan nel giardino della sua villetta di periferia. Nella realtà, però, è noto che Melita Norwood non è mai stata perseguita per i suoi crimini, data la sua età avanzata. L’importanza che la Norwood ebbe per il KGB è saltata fuori realmente nove anni dopo la sua morte (che è avvenuta nel 2005), dove altri documenti dell’archivio Mitrochin la definirono una figura-chiave dello spionaggio sovietico.