Tanto rumore per nulla. La Regina Cleopatra di Netflix dice il vero: l’esperto spiega perché
Quanto c'è di vero dietro Regina Cleopatra? Alla luce delle critiche ricevute dalla serie Netflix ne abbiamo parlato con uno storico e la sua risposta ci ha realmente sorpresi!
Preceduta da critiche e polemiche, Regina Cleopatra, docu-serie in quattro episodi prodotta e narrata da Jada Pinkett-Smith, rappresenta l’ultima regina ellenistica come una donna di colore. Alcuni hanno gridato al blackwashing. Ma perché è invece possibile che Cleopatra avesse la pelle nera? Ce lo spiega uno storico.
“Seduttrice o stratega? Doppiogiochista o anticonformista? La sua storia è tramandata da millenni, ma pochi conoscono la vera donna che era e la sua verità”: con queste parole, dense di promesse veridiche, si apre Regina Cleopatra la docu-fiction – creatura a due teste: una che guarda al documentario, e ha pertanto ambizioni di autorevolezza; l’altra alla riscrittura romanzesca, con tutte le licenze del caso – prodotta e narrata da Jada Pinkett-Smith. La serie, disponibile su Netflix da mercoledì 10 maggio 2023, fa discutere per il modo in cui avalla la tesi secondo la quale la leggendaria Cleopatra sarebbe stata una regina africana: il prodotto s’inserisce, infatti, all’interno di un progetto più vasto di valorizzazione, tra ricostruzione storica e drammatizzazione, delle protagoniste del passato di un continente, l’Africa, che sconta la carenza di iconografie femminili vincenti.
Regina Cleopatra: perché la docu-serie Netflix fa discutere (pretestuosamente)
“Come madre di una giovane donna nera, è immensamente importante per me che impari le lezioni delle regine africane che hanno aperto la strada al nostro successo e al successo di generazioni di donne nere”: è in questi termini che Jada Pinkett-Smith ha spiegato le intenzioni del progetto, di per sé meritorio, se non fosse che annoverare tra le regine africane Cleopatra è, secondo alcuni, un azzardo non privo di conseguenze. È legittimo forzare, se non addirittura alterare, le fonti per supplire a un vuoto di rappresentazione? Nell’economia del trailer lanciato a scopo promozionale, tanto criticato da spingere il social media manager dell’account Instagram di Netflix a bloccare la possibilità di commento, pesa, in particolare, l’intervento, estrapolato dal primo episodio della serie, di Shelley P. Haley, professoressa di lettere classiche e di studi africani all’Hamilton College di New York.
L’accademica riferisce un ricordo d’infanzia: “Mia nonna è stata la persona che più mi ha ispirato, nel mio percorso di studi. Una volta, di ritorno da scuola, le ho detto che in classe avevamo affrontato Cleopatra. Oggi hai studiato Cleopatra? – ha replicato – Non m’interessa quel che ti insegnano a scuola: Cleopatra era nera!”. Insomma, se la nonna della professoressa vuole che Cleopatra sia nera, allora diventa nera, in barba non solo a ogni scrupolo di verifica delle fonti, ma anche a qualsiasi struttura razionalistica di pensiero. Non è esattamente con il voglio che sia così e allora è così che, in effetti, si dovrebbe impostare una ricerca storica. Eppure, a guardare con attenzione la serie, ci viene il sospetto che molte delle critiche mosse preventivamente siano pretestuose. Per sciogliere il dubbio, ne parliamo con Vittorio Pedinelli, professore di Storia nelle scuole superiori e dottore di ricerca: nei suoi studi accademici, condotti presso l’Università degli Studi di Bologna, si è occupato principalmente di regni ellenistici, tra cui quello, tolemaico, di cui Cleopatra fu l’ultima regina, prima che capitolasse al nemico romano.
Con il suicidio di Cleopatra, termina l’Ellenismo. Che cosa s’intende con questo termine che designa un’epoca di grande complessità
Cleopatra è l’ultima regina dell’ultimo regno ellenistico, quello dei Tolemei. Una spiegazione, for dummies: che cosa sono i regni ellenistici e come la loro Storia incrocia quella dell’Egitto e di Roma?
Dr. Vittorio Pedinelli: “Il termine Ellenismo, coniato dallo studioso tedesco Johann Gustav Droysen nella seconda metà dell’Ottocento, indica un periodo di circa trecento anni caratterizzato dalla diffusione della lingua e della cultura greca a latitudini prima impensabili. Tutto questo fu possibile grazie alla spedizione in Asia di Alessandro Magno, giovane re di Macedonia, che in poco meno di dieci anni conquista l’impero persiano per poi spingersi fino alle sponde del fiume Ifasi, affluente dell’Indo. Nella marcia di ritorno il re muore a Babilonia nel giugno del 323 a.C. (il 10 o l’11 con preferenza per il pomeriggio di quest’ultimo).
Per convenzione, con la morte di Alessandro ha inizio l’Ellenismo; come data finale invece viene indicato il 12 agosto del 30 a.C., anno della morte per suicidio di Cleopatra, ultima discendente di uno dei Successori di Alessandro. Tra queste due date si pongono una serie di eventi che molto difficilmente possono essere riassunti in poche righe e che vedono protagonisti tanti personaggi dal destino non sempre felice. Basterà dire che, dopo un difficile tentativo di mantenere integro il vasto impero nato dalle conquiste di Alessandro, esso viene poi smembrato tra i suoi generali. Uno di questi è proprio Tolemeo, un avo di Cleopatra, che si assicura l’Egitto prima come satrapo e poi come re. Ancora satrapo, con un’abile mossa politica Tolemeo aveva dirottato il corteo funebre di Alessandro partito da Babilonia e aveva trafugato il feretro del re, dandogli poi degna sepoltura, dopo varie traversie, nel mausoleo di Alessandria. In questo modo, il generale macedone legittimava la sua presa di potere, secondo un’antica prassi macedone che prescriveva come primo compito del nuovo leader quello di dare una degna sepoltura al suo predecessore.
Se il regno d’Egitto conosce un’abbastanza rapida e definitiva stabilizzazione con Tolemeo e con i suoi discendenti, noti come Tolemei o Lagidi, più articolate sono le vicende delle altre monarchie territoriali. La Siria e la Mesopotamia costituiscono il vasto regno dei Seleucidi, discendenti di un altro generale di Alessandro, Seleuco. Tolemei e Seleucidi si scontreranno per più di un secolo per il possesso della Celesiria e combatteranno ben sei guerre. In Macedonia si succedono diversi sovrani, alcuni dei quali imparentati con Alessandro ma alla fine, forte di un successo militare sulla popolazione dei Galati che aveva invaso la Macedonia e parte della Grecia, si insedia sul trono che era stato degli avi di Alessandro Antigono Gonata, (ri)fondatore della dinastia degli Antigonidi. Sono proprio gli Antigonidi, e nello specifico i re Filippo V e Perseo, i primi re ellenistici a soccombere innanzi alle mire espansionistiche verso est della repubblica romana. Come è noto, la pervasività della lingua e della cultura greca conquistò il “rozzo” vincitore, così Alessandro Magno e i re ellenistici diventeranno dei veri e propri modelli per la politica dell’immagine dei leader romani.
La nonna paterna e la madre di Cleopatra erano, con tutta probabilità, donne egiziane. Rappresentarla con la pelle scura non è un errore
La docu-serie Netflix sostiene che Cleopatra fosse africana e di colore. A scuola abbiamo imparato che era macedone per parte di padre, mentre la madre, ignota, poteva sì essere egiziana, ma non è dato certo. Cosa sanno gli storici delle sue origini etniche? È possibile sostenere che Cleopatra avesse ascendenza africana? È corretto supporre potesse essere meticcia?
VP: “Dei primi anni di vita di Cleopatra sappiamo poco. Nata nel 69 a.C., nelle sue vene scorreva il sangue sia dei Tolemei sia dei Seleucidi: la prima della lunga schiera delle Cleopatre d’Egitto, Cleopatra I, proveniva dalla Siria seleucide e aveva sposato Tolemeo V nel 190 a.C. Il padre Tolemeo XII, conosciuto come Aulete (il flautista) e Nuovo Dioniso per il suo amore per il lusso e la musica, dipendeva in tutto e per tutto da Roma. Cacciato per il suo cattivo governo dagli Alessandrini, aveva trovato rifugio proprio a Roma dove aveva dato scandalo per le sue abitudini e per aver massacrato un’autorevole ambasceria giunta da Alessandria. Dopo aver corrotto i senatori più eminenti, venne restaurato come rex socius et amicus populi romani (“re alleato ed amico del popolo romano”, N.d.R.). Discussa è poi la legittimità dello stesso Aulete: Strabone di Amasea lo definisce nothos, vale a dire figlio illegittimo. Si è ipotizzato che Tolemeo XII fosse il figlio di Tolemeo IX e di una donna egiziana, forse un’esponente della dinastia sacerdotale di Menfi, da sempre vicina ai Tolemei e a cui spettava il compito di celebrare il rituale dell’incoronazione.
Tornando a Cleopatra, nessuna fonte, anche tra quelle più ostili, ne hai mai messo in dubbio la paternità, anzi i ritratti di padre e figlia presenterebbero un’innegabile somiglianza. Alcuni storici hanno sollevato dubbi sulla legittimità di Cleopatra, partendo da un passo di Strabone, in cui si dice che prima di partire per l’esilio romano Tolemeo XII avrebbe affidato il regno ad una figlia maggiore avuta da un altro matrimonio perché legittima. Recentemente è stata ribadita l’interpretazione per cui la legittimità evocata da Strabone starebbe ad indicare che nel 58 a.C. l’unica della prole dell’Aulete capace di succedergli sarebbe stata questa figlia di primo letto chiamata Berenice e poi giustiziata dal padre, una volta tornato da Roma. Per quanto riguarda la madre di Cleopatra – e con buone probabilità dei suoi tre fratelli minori -, parte della dottrina ha avanzato l’ipotesi che si trattasse di una nobile egiziana da cui la futura regina avrebbe appreso l’egiziano. L’unico dato certo è che Cleopatra nacque come figlia legittima di suo padre e che in virtù della sua discendenza sia salita poi al trono. Tra le tante accuse mosse a Cleopatra dalle fonti romane, nessuna di queste la taccia di essere stata un’usurpatrice illegittima“.
Cleopatra non fu ambasciatrice della multiculturalità, ma sì un’esperta comunicatrice politica che piegò la tradizione egiziana alla propaganda
In che modo la dinastia a cui apparteneva Cleopatra si è inserita in una terra, l’Egitto, con una Storia tanto ingombrante? Che cosa Cleopatra ha preso della cultura dei Faraoni? Può essere considerata una regina multiculturale, un’ambasciatrice di più popoli?
VP: “I Tolemei cercarono sin da subito un equilibrio con l’elemento indigeno, in particolare con il clero sacerdotale egizio. I sacerdoti infatti svolgevano un’importante funzione di collante tra il mondo greco-macedone e quello egizio, due realtà molto diverse tra di loro. La legittimazione del sovrano agli occhi della popolazione locale avveniva anche attraverso il rituale dell’incoronazione che era affidato non a caso alla classe sacerdotale di Menfi. Il rapporto tra il clero e la corte è documentato da numerosi documenti e possiamo ricostruire alcuni momenti salienti di questa relazione, in particolare per il periodo compreso tra i regni di Tolemeo III e Tolemeo VI. È proprio un antenato di Cleopatra, Tolemeo V, a promuovere un’egittizzazione delle istituzioni e della dinastia. Tale iniziativa è tangibile nella ritrattistica dei sovrani e dei membri della famiglia reale con una spiccata adozione di elementi del repertorio iconografico faraonico.
Già Alessandro quando era giunto in Egitto era rimasto affascinato dalla cultura egizia e per finalità propriamente politiche e di legittimazione si era recato all’oracolo del dio Ammone per farsi riconoscere figlio del dio. La volontà di unificare culturalmente l’Egitto è ravvisabile già con il primo Tolemeo: sarebbe stato infatti questo a diffondere il culto di Sarapide, una divinità sincretistica ideata dal re e dal clero egizio, in cui si sarebbero dovute riconoscere le tre etnie dell’Egitto: Egizi, Greco-Maceoni e gli Ebrei. Il tentativo in parte fallì, vista la poca presa sugli Egizi e soprattutto sugli Ebrei; ebbe invece un buon riscontro in tutto il Mediterraneo quando venne accostato al culto di Asclepio. A fronte di questi buoni rapporti con la casta sacerdotale, non dobbiamo dimenticare le sacche di resistenza nazionalistiche diffuse soprattutto nell’Alto Egitto: a Tebe d’Egitto nel corso dei regni di Tolemeo IV e V si ebbero dei faraoni indigeni. La stessa città di Alessandria non rimase immune da disordini e rivolte, con ampi strascichi poi nelle regioni confinanti, scoppiate per motivazioni economiche. In sintesi, il rapporto tra i Tolemei e gli Egizi non fu sempre facile e le spinte centrifughe saranno una costante nel corso dei vari regni dei Tolemei. Tuttavia, va loro riconosciuto un’attenta azione propagandistica in senso unificatore.
Cleopatra non fa eccezione: appena diventata regina, si reca a Hermonthis, nella Tebaide, a presiedere alla cerimonia di installazione del nuovo bue Buchis, intermediario del dio Montu. La regina è, e sempre sarà, molto attenta a servirsi della religione tradizionale egiziana per finalità propagandistiche. Come tutte le sue volitive antenate, anche Cleopatra favorisce la sua autorappresentazione come dea Iside. Data la natura multietnica del suo regno, Cleopatra deve maneggiare un ampio e variegato repertorio religioso e iconografico a seconda della sensibilità del pubblico a cui si sta riferendo: nella sua rappresentazione ad Alessandria e Cipro, realtà prevalentemente greche, evidente è il richiamo ad Afrodite e ad Eros per Cesarione. Più che un’ambasciatrice di più popoli, la definirei piuttosto un’esperta comunicatrice politica, come del resto lo furono tutti i suoi antenati”.
Regina Cleopatra offre una ricostruzione storica parziale, ma attendibile
Dal punto di vista storico, quali sono gli errori più grossolani della serie Netflix?
VP: “Non ho riscontrato grandi errori. Abbiamo visto di peggio! Anzi, ho molto apprezzato la rappresentazione e le considerazioni espresse dagli studiosi sul suicidio. Sarà infatti Ottaviano a diffondere come ufficiale la versione dell’aspide quale medium con il quale Cleopatra si sarebbe tolta la vita. Nel corso del trionfo del 29 a.C., il Princeps fece sfilare una raffigurazione della regina con un aspide attaccato, scegliendo di fatto la versione da propagare. Personalmente non ho apprezzato alcune scelte degli sceneggiatori della serie che giudico troppo drammatiche o create ad hoc: come il salace confronto con Cicerone nel corso del primo viaggio a Roma. Inoltre, di Marco Antonio non viene specificato che fosse un membro di un’importante gens che, nonostante nelle ultime generazioni avesse perso il suo prestigio, aveva ricoperto un ruolo importante nella storia di Roma e si vantava di discendere da Eracle.
In generale, considero questa offerta di Netflix dal punto di vista della ricostruzione storica abbastanza attendibile ma parziale: sottotraccia si avverte una certa ideologia, una certa sensibilità, che vizia l’esposizione, soprattutto nella fiction. Gli altri comprimari, Cesare, Antonio, Ottaviano, sono abbozzati e non viene dato loro il giusto risalto. Tra l’altro, anche in questa produzione è assente un altro importante personaggio, Erode, l’unico che rimase immune alle doti seduttive di Cleopatra, preferendole Roma. Per tutta la vita la regina d’Egitto tentò di vendicarsi cercando di farsi attribuire i territori giudaici e inserendosi nelle questioni dinastiche del regno“.
Cleopatra fu una politica di rango e un’influencer ante litteram. L’Imperatore Augusto azionò contro di lei una vera e propria macchina del fango
Per che cosa, qualsiasi fosse il colore della sua pelle, dovremmo ricordare di Cleopatra? Il mito sovrasta i suoi meriti oppure rende loro giustizia? E perché siamo ancora tanto affascinati da lei?
VP: “Cleopatra ha da sempre suscitato grande interesse per le sue vicende politiche e personali. Da subito storia e leggenda si legarono indissolubilmente e, cosa ancora più importante, la sua parabola esistenziale venne tramandata secondo il filtro dei vincitori romani. I poeti del circolo di Mecenate, vicinissimo ad Augusto, si sperticarono per diffondere l’immagine di una Cleopatra malvagia e corrotta, capace di obnubilare le menti di grandi condottieri quali Cesare e Antonio. Basti pensare ai giudizi di Orazio che la definisce fatale monstrum (“il prodigio che infligge la morte”, N.d.R.) o Properzio che la definisce meretrix regina (“la prostituta regina”, N.d.R.). La sua fortuna resterà, ed è ad oggi, costante: Dante, Boccaccio, Chaucer, Shakespeare le dedicheranno opere o la menzioneranno nei loro lavori.
Si potrebbe discutere a lungo sui motivi per cui ancora oggi la figura di Cleopatra è oggetto di tanta attenzione ma credo non giungeremmo ad una risposta univoca. Sicuramente fu un’attenta politica e, forse ancor di più, una sapiente costruttrice della propria immagine, capace di farsi rappresentante delle tante anime del suo regno multietnico. Di converso, fu oggetto di un’altrettanto capillare campagna di denigrazione da parte di Augusto, circostanza che forse potrebbe far comprendere a noi moderni il grande rischio che il Princeps corse nel confrontarsi – non solo militarmente – con lei. Antonio e Cleopatra, i viventi inimitabili come amavano definirsi durante le loro irripetibili feste alla corte di Alessandria, continuarono a perpetuare il loro ricordo e la loro eredità politica e culturale tramite i loro discendenti: Cleopatra con l’omonima figlia Selene regina consorte di Giuba di Mauretania, le cui nozze in un epigramma di Crinagora sono celebrate come l’unione dell’Egitto e della Libia; il progetto politico di Antonio conoscerà un revival grazie ai suoi numerosi discendenti, tra cui si annoverano gli imperatori romani Claudio, Caligola e Nerone, questi due ultimi noti per le loro abitudini poco morigerate e l’avventata gestione della cosa pubblica, tratti forse ereditati dal trasgressivo progenitore”.
Leggi anche Regina Cleopatra: recensione della docu-serie Netflix