Remember: il peso della memoria nel finale del film di Atom Egoyan

Il titolo Remember assume un molteplice significato per Zev ma anche per lo spettatore, un interlocutore privilegiato all'interno del film, che il regista Atom Egoyan non abbandona mai.

I conti con una memoria che ogni giorno si assottiglia sempre di più, e quelli con un passato pesante come un macigno: Remember di Atom Egoyan, è un thriller che ricordando l’inenarrabile esistenza dei campi di concentramento di Auschwitz, si trasforma in una profonda riflessione sulla senilità.

Dopo la morte della moglie Ruth, Zev Gutman (Christopher Plummer) deve compiere la missione più importante della sua vita: vendicare e uccidere l’uomo che ha sterminato la sua famiglia nei campi di concentramento ad Auschwitz, al quale lui e il suo amico Max Rosenbaum (Martin Landau), ormai ultra-novantenni, sono sopravvissuti. Inizia così il suo peregrinare in Remember verso la vendetta e i suoi ricordi sbiaditi.

 

Remember va oltre la Shoah: un film sulle sottili fragilità e resistenze dell’animo umano

Remember, Cinematographe.it

Guardando la cinematografia di Atom Egoyan, è chiaro che il regista armeno ma naturalizzato canadese ama perdersi ed esplorare i meandri dell’animo umano: lo ha fatto interrogandosi più volte sui misteri della chimica e della seduzione alla base del nascere di qualsivoglia relazione – come in ExoticaChloe – Tra seduzione e inganno -, ed è affascinato dalla tematica del viaggio, quello che da fisico diventa spirituale.

Remember: recensione del thriller sulla Memoria di Atom Egoyan

In Remember Zev vive una profonda lotta interiore in questo suo viaggio verso la vendetta, che va ben oltre le azioni cicliche compiute ogni volta che arriva in prossimità del luogo dove potrebbe incontrare la vittima che cerca. Il continuo vacillare della sua memoria, che in luoghi a lui sconosciuti lo costringe a chiedersi dove si trovi, è in realtà anche una difesa verso la durissima verità su se stesso che di lì a poco andrà scoprendo. Viaggia il corpo, ma anche la mente: tra i ricordi della sua infanzia e il peso di essere uno degli ebrei sopravvissuti ad Auschwitz, che in quanto tale lo identifica come colui che deve compiere la vendetta.

Spesso si dice che quando qualcosa viene ostacolato o non ci riesce immediatamente – Zev arriverà solo alla fine del film ad incontrare la persona che cerca – è perché nel bene o nel male potrebbe sconvolgerci, e non sempre cuore, mente e corpo sono pronti ad accogliere una rivelazione importante. Il finale di Remember infatti crea un effetto sconvolgente anche nello stesso spettatore, trascinato per tutto il film dalla visione della sola verità riconosciuta dal protagonista.

L’indomabile fiamma della verità che brucia e corrode

Remember, Cinematographe.it

Il titolo Remember assume un molteplice significato per Zev ma anche per lo spettatore, un interlocutore privilegiato all’interno del film, che il regista Atom Egoyan non abbandona mai. Il ricordo è un valore perché sono i ricordi che ci permettono di comporre il nostro passato e fornirci un’identità, ma può essere anche un peso da cui la nostra mente cerca disperatamente di difenderci, e in prossimità della vecchiaia questo gioco sottile trova ancor più il suo fertile terreno. La mente di Zev infatti soffre di demenza senile, e nella fragilità della sua condizione lo ha illuso sulla sua reale identità: non è lui l’ebreo infatti, ma scopre essere egli stesso quel famigerato Otto Wallish che cerca sin dall’inizio del film.

Zev così diventa una doppia vittima. Prima dell’amico Max che lo aveva intercettato nella sua stessa casa di riposo e lo ha ingannato dopo aver scoperto che Otto aveva dimenticato non solo di essere tedesco ma di essere stato un SS e che aveva lui sterminato la famiglia di Max. E infine vittima di se stesso, pronto a negare di fronte ad un suo vecchio amico e collega tedesco, ritrovato nel corso del suo viaggio di vendetta, di essere stato tra i tedeschi che si sono macchiati di sangue ad Auschwitz. Una verità nascosta, sotterrata per anni, che brucia e lo corrode al punto da spingerlo al suicidio.

Se il corpo di Zev, come quello di ogni essere umano, è il primo ad essere segnato dal trascorrere del tempo, segue poi la mente che rallenta, spesso inganna o si assenta, e infine per ultimo si ferma il cuore, l’organo più fragile che non sa reggere ai dardi dell’aversa fortuna né al ricordo amaro di errori imperdonabili. Remember quindi è un invito sentitissimo a non dimenticare mai Auschwitz e il peso che grava e graverà per sempre su un’umanità che si è macchiata di un sangue innocente. Ma è anche una profonda riflessione su quanto la fragilità umana, nella sua forma benigna e maligna, e il peso del ricordo possano oscurare la verità, storica e personale.