Revenge: 5 motivi per vedere il film

Sarà nelle sale dal 6 settembre il primo revenge movie diretto da una donna. Se questo non vi basta per andare al cinema, ecco 5 validi motivi che vi condurranno dritti in sala!

Settembre è il mese dei rientri, dei nuovi inizi, delle scarpe chiuse e dei bei film; quelli di cui avevamo già sentito parlare, dei quali abbiamo sbirciato foto e video sotto l’ombrellone, fissando magari un post-it immaginario in mente sotto la voce “cose da fare assolutamente”.
Tra le varie pellicole che affolleranno le sale cinematografiche e di cui abbiamo parlato parecchio vi è Revenge, un film singolare che ha già entusiasmato la critica, stuzzicando l’appetito del cinefilo pronto a gustare pietanze sempre nuove e provocanti, proprio come la protagonista di questo revenge movie in arrivo il 6 settembre con Koch Media!

Per quale ragione vale la pena vederlo? Ecco 5 motivi per andare al cinema e iniziare alla grande il mese di settembre!

Il primo “rape and revenge” diretto da una donna

Revenge film Cinematographe.it

Il panorama cinematografico è costellato di horror e thriller degni di nota e che, in tanti casi, ci insegnano a diffidare delle donne: esseri crudeli, manipolatrici e assassine che in moltissimi film di genere rubano la scena alla controparte maschile irrorando tutto di sangue e terrore.

È pur vero, però, che molte di queste donne non si limitano a posare davanti alla macchina da presa, prendendo invece il comando delle azioni da mostrare al pubblico e dirigendo spesso e volentieri film di pregio (basti pensare a Babadook, per esempio) tra i quali sembra rientrare proprio Revenge, il primo film del filone “rape and revenge” ad essere diretto da una donna.
Il suo nome è Coralie Fargeat: occhi chiari, sorriso smagliante e talento da vendere. La regista parigina, classe 1976, si è formata presso la scuola di cinema La Fémis lavorando per alcune produzioni americane come assistente alla regia e girando cortometraggi pluripremiati e apprezzati da pubblico e critica, come The Telegram e Reality +. Con Revenge la Fargeat firma il suo primo lungometraggio, elaborando un horror thriller che trasuda femminilità in tutti i suoi aspetti, evidenziando la bellezza e la debolezza al pari della forza e della capacità di trasformazione.
Revenge non è un film confezionato per le donne – come bambole di stoffa create appositamente per far giocare delle bambine – ma un film che parla di donne attraverso un linguaggio che prescinde dal genere di appartenenza. Come ha spiegato la regista:

Fino ad oggi, questo tipo di cinema è stato appannaggio quasi esclusivo degli uomini. Revenge è la mia visione di regista donna di questo genere.
Voler esplorare il cinema di genere non è né una presa di posizione né una dichiarazione. Questo è semplicemente il mio film. Il tipo di film che ha nutrito e costruito la mia vita di appassionata cinefila, e poi di cineasta. In esso vedo la potenzialità del potere evocativo, delle sensazioni, delle paure e dei timori.

Revenge e la bravura di Matilda Lutz

Revenge film Cinematographe.itSe la nota registica è importante di certo non è da meno la componente attoriale: involucro esterno e portavoce delle emozioni che il film ha intenzione di comunicare. Revenge, sotto questo punto di vista, sa bene come predisporre le sue pedine, facendo leva su bravi interpreti e su una divisione netta tra uomini e donne. Da una parte, infatti, abbiamo Kevin Janssens (che interpreta il compagno della protagonista) e il compatto gruppo maschile composto da Vincent Colombe, Guillaume Bouchede e Jean-Louis Tribes; dall’altra la bellissima Matilda Lutz, l’attrice e modella italiana che da sola regge il peso della femminilità facendosi carico di una lotta fisica e psicologica.

Nella sua Jen si concentrano tutte le sfumature dell’essere donna; da una parte è una seduttrice affascinante e sfrontata, atteggiamento capace di coadiuvarle una serie di attenzioni piacevoli, che però sfociano in azioni violente, capaci di confinare definitivamente Jen nello status di vittima sola e indifesa, almeno nella prima parte del film. Ma ciò che è inizialmente frivolezza e incapacità di reagire si trasforma nella seconda parte di Revenge in determinazione e tenacia. Jen passa da preda a predatrice sviscerando la sua metamorfosi interiore in un crescendo di mutazioni esterne e a tal proposito non si può che fare un plauso all’abilità di Matilda Lutz nel piegarsi anima e corpo, con fluida leggerezza, al passaggio da bambola a combattente.

Dalla prima alla seconda parte del film l’attrice non si spoglia solo dei vestiti da modella ma anche dallo sguardo di chi ha imparato a sottomettersi, subire, mostrare le debolezze. La sua metamorfosi è totalizzante e convincente.

Una musica ipnotica

Tra le note positive di Revenge non si può non menzionare la colonna sonora – opera del musicista francese Robin Coudert – perno di un’esperienza infernale che diventa sempre più spietata. La musica segue lo stato d’animo di Jen concentrandosi sulla ripetizione delle stesse note e prediligendo suoni elettronici in grado di ipnotizzare e aumentare la tensione. La regista ha raccontato di essersi ispirata a John Carpenter e David Cronenberg e a film come Cuore Selvaggio, Drive e Under The Skin.

Revenge: un film attuale

La trama di Revenge non lascia scampo a equivoci: una bella donna segue il suo amante nel deserto per la tradizionale battuta di caccia che lui organizza con gli amici, ma il romanticismo finisce in fretta, mentre al suo posto va insidiandosi la violenza sessuale perpetrata su Jen. Una storia che ha molti tratti in comune con quanto accade probabilmente da sempre ma che oggi viene a galla con maggiore impeto sui notiziari, sottolineato dalle testimonianze di donne famose che a distanza di anni hanno denunciato gli abusi subiti, molto spesso sul posto di lavoro.

Chiaramente a essere protagoniste di tali spiacevoli fatti sono tutte le donne, in tutti i Paesi del mondo, in misure più o meno gravi. Revenge così porta sul grande schermo, in maniera certamente più spettacolare, ciò che accade in situazioni normali a donne normali e, come a voler dare giustizia e onore a tutte loro, mette in moto una vendetta drastica.
Un sentimento, quello della vendetta, che a volte non persuade le vittime, animate piuttosto da sensi di colpa e vergogna, ma il compito della Fargeat evidentemente è quello di destare gli animi, delle donne ma anche degli uomini! Il percorso che compie Jen dal punto di vista psicologico è, da una parte, un sottolineare una situazione ricorrente, dall’altra un monito a ribellarsi e a scrollarsi di dosso le etichette di bellezza e seduzione.

Revenge: un thriller adatto agli amanti degli horror; un manifesto femminista che farà bene anche agli haters!

Revenge film Cinematographe.it

Quando si va al cinema, scegliere un film che metta d’accordo tutti è sempre un’impresa! Revenge ha dalla sua il pregio di appartenere a più generi. Presentato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival 2017, è di base un rape and revenge movie, parla cioè di stupro e vendetta. In esso si concentrano le sfumature del thriller ma anche quelle del genere horror, soprattutto nelle sue note splatter. Vi sono scene di lotta domestica e fiumi di sangue che si dileguano in interni ed esterni.
Proprio per via della sua componente “femminista” il film potrebbe infastidire i retrogradi che ancora pensano che una donna non sia in grado di lottare e agire come un uomo. Bene, questo film è anche per quei maschietti lì, affinché si ricredano e inizino ad avere più rispetto del gentil sesso!