Robinson Crusoe: la storia vera del naufrago di Daniel Dafoe

Cosa ha ispirato il classico britannico di Daniel Dafoe Robinson Crusoe? Ecco la storia vera del naufrago scozzese Alexander Selkirk.

Riprendere un classico della letteratura mondiale per reinterpretarlo liberamente, rovesciando i ruoli, così come la principale chiave di lettura: questa è il processo artistico che Vincent Kesteloot e Ben Stassen decidono di operare nel film d’animazione belga Robinson Crusoe, rivisitazione cinematografica dell’omonimo capolavoro di Daniel Defoe.

La nuova rilettura del classico britannico, Robinson Crusoe riprende in maniera fanciullesca, giocosa e spensierata il noto romanzo, modificandone numerosi aspetti in modo da trasmettere al pubblico un messaggio fortemente attuale: l’importanza della natura e, conseguentemente, degli amici animali. Non c’è più spazio per i cannibali che originariamente popolavano l’isola sperduta e nemmeno per Venerdì, personaggio che si trasforma nel pappagallo dal piumaggio rosso conosciuto con il nome Martedì. Al suo fianco, un formichiere, un maiale selvatico, un camaleonte, una capra e un martin pescatore.

Ma da dove trae origine la storia narrata in Robinson Crusoe, l’interessante film d’animazione canonico dalla tecnica brillante, sia sul piano visivo che da quello della componente uditiva?

Robinson Crusoe: la storia vera dietro il film di animazione

Robinson Crusoe storia vera cinematographe.it

Ennesima restituzione cinematografica del capolavoro di Daniel Defoe, Robinson Crusoe si baserebbe, in realtà, anche su una storia vera: quella di Alexander Selkirk che, su un’isola deserta, ci restò davvero.

Nato in Scozia nel 1676, Alexander nacque da una famiglia di commercianti, le cui attività erano legate alla produzione di conceria e al commercio delle pelli e che porteranno il giovane ragazzo a intraprendere diversi viaggi in giro per il mondo, desideroso di scoprire nuove località e di trovare fortuna. Nel 1703 gli capiterà una grande occasione, un’occasione che lo porterà a diventare nostromo su una nave di Bristol diretta verso i mari del Sud.

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Dopo una navigazione tranquilla, la nave, però, viene scissa da tensioni interne: durante un contrasto con il capitano, Alexander si oppone a quest’ultimo, sostenendo che il viaggio si dovesse interrompere a causa delle importanti riparazioni di cui il mezzo necessitava e della scarsità di viveri. Sarà proprio a causa di questa sua opposizione che Selkirk verrà abbandonato dalla truppa sull’isola di Más a Tierra, nell’arcipelago disabitato di Juan Fernández, a circa 700 chilometri dalle coste cilene. Rimarrà lì per quattro anni e quattro mesi. 

Poi la storia è quella che conoscono tutti: Selkirk si riparerà in una piccola caverna, soffrendo di profonda solitudine e di forte depressione, provando rimorso per il suo comportamento impulsivo. Addomesticherà gatti e imparerà a cacciare, confezionerà nuovi vestiti di pelle di capra e dedicherà molto tempo alla lettura della Bibbia, così come al canto dei salmi fino al tanto atteso arrivo di una nave: Alexander verrà salvato il 2 febbraio 1709 grazie alla nave corsara Duke, timonata dal capitano della precedente spedizione, e tornerà in Inghilterra con tanti aneddoti da raccontare e una ritrovata voglia di vivere.