Roma Città Aperta: 5 motivi per (ri)vedere il capolavoro di Roberto Rossellini

L’inquadratura sulla Capitale nei titoli di testa, poi la scena che si sposta su un gruppo di militari della Gestapo: così inizia Roma Città Aperta, capolavoro di Roberto Rossellini, nonché simbolo del cinema neorealismo italiano. Il film, uscito nel 1945, segna canonicamente l’inizio di un filone culturale volto ad esplorare il dopoguerra in Italia, tra speranze e desideri di lasciarsi alle spalle un passato di dolore e frustrazione. Roma Città Aperta è il film perfetto da (ri)vedere e (ri)scoprire il 25 aprile perché racconta varie storie che s’intrecciano durante i nove mesi dell’occupazione nazista, dove la resistenza è già in corso.

1. Roma Città Aperta: un “tesoro” italiano

Roma Città Aperta; cinematographe.it

Otto Preminger diceva: “La storia del cinema si divide in due ere, una prima e una dopo Roma Città Aperta.” Il film di Roberto Rossellini, girato pochi mesi dopo la liberazione della Capitale e con la Seconda Guerra Mondiale ancora in corso, è una delle opere cinematografiche che meglio rappresenta il neorealismo italiano. La storia, come si legge dai titoli di testa, si ispira ai tragici eventi realmente accaduti in quel periodo, anche se i personaggi coinvolti sono puramente inventati. Eppure il film è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e, a distanza di decenni, si continua a parlarne e ad apprezzarlo. Il fascismo viene raccontato sul piano morale, attraverso le vicende dei suoi personaggi: umili, di belle speranze, ciascuno sogna un avvenire migliore. Perchè, per citare il personaggio di Aldo Fabrizi, Don Pietro: “Finirà, Pina, finirà. E tornerà pure la primavera. E sarà più bella delle altre, perché saremo liberi.”

2. Così Anna Magnani divenne una star

Anna Magnani; cinematographe.it

Nel 1945, anno in cui uscì Roma Città Aperta, Anna Magnani era un’attrice conosciuta in Italia, ma solo in ruoli secondari. Solo grazie a Vittorio De Sica, che decise di darle una possibilità nel film Teresa Venerdì. Il successo internazionale arrivò solo con il manifesto neorealista diretto da Rossellini: la scena centrale, quella in cui Pina urla il nome dell’amato mentre viene portato via dai tedeschi, l’ha consacrata definitivamente come il simbolo di donna romana nel mondo.

3. Il ritratto di una Roma antifascista

Roma Città Aperta racconta i nove mesi dell’occupazione nazista nella Capitale. Allo stesso tempo, il film è un manifesto antifascista. Non solo è il primo capitolo della Trilogia della guerra antifascista di Rossellini – a cui seguiranno Paisà e Germania Anno Zero – ma è ormai considerata la pellicola simbolo di quell’epoca storica, quella che meglio ha dipinto l’immagine dell’occupazione tedesca a Roma. La “Città Aperta” del titolo si riferisce a una designazione che si dava ai tempi. Una città rinuncia, per un accordo esplicito o meno tra le parti in guerra, di ricorrere alle armi per difendersi, e per questo motivo, non dovrebbe essere bombardata dalle forze nemiche. Nel 1944, Roma veniva definita in tal maniera, ma i nazisti, sostenuti dai fascisti, non ne tenevano conto.

4. Una scena entrata nell’immaginario collettivo

roma città aperta cinematographe.it

La scena in cui Pina, il personaggio della Magnani, rincorre il camion dei tedeschi gridando il nome del marito, prima di venire uccisa a colpi di mitra, è entrata nell’immaginario collettivo. La drammatica sequenza doveva girarsi diversamente, ma l’attrice cadde a terra troppo presto rispetto al copione. Rossellini quindi decise di sfruttare due inquadrature – laterale e frontale – per rendere la scena più lunga. Il risultato è un frame altamente emotivo e tragico: vediamo il volto disperato di Pina mentre tenta di raggiungere (inutilmente) il suo Francesco.

5. Il personaggio di Aldo Fabrizi

I personaggi di Roma Città Aperta sono nomi di fantasia, ma quello di Aldo Fabrizi è ispirato a una persona realmente esistita. Nel film, Don Pietro Pellegrini è un sacerdote antifascista, che non nega aiuto ai perseguitati fascisti. Il personaggio ricorda Don Pietro Pappagallo, religioso antifascista, vittima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, che dava asilo ad antifascisti e perseguitati politici. Aldo Fabrizi, conosciuto anche per il sodalizio artistico con Totò, in Roma Città Aperta regala una delle sue interpretazioni più intense, confermandosi quindi come attore versatile.