Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York: 15 curiosità sul cult di Roman Polanski

Dalla regia al taglio di capelli di Mia Farrow, senza tralasciare maledizioni, divorzi e liti sul set. Dopo 50 anni Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York continua a essere un cult e i suoi retroscena continuano ad affascinare.

Correva il 1968 e un regista del calibro di Roman Polanski, ancora non proprio noto nell’industria cinematografica americana, con all’attivo solo quattro lungometraggi e una bella sfilza di corti, si accingeva a segnare la storia del cinema col film Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York, con protagonista un’ancora sconosciuta Mia Farrow, qui nel suo primo ruolo da protagonista.
A segnare il genere horror 50 anni fa, con un film destinato a divenire un cult, furono dunque un regista polacco non ancora affermato e una star televisiva che fino a quel momento aveva ricoperto solo ruoli secondari. Rosemary’s Baby, tratto dall’omonimo romanzo di Ira Levin, fu destinato a diventare il miglior film di Roman Polanski e una pietra miliare del cinema di genere, una sorta di madrina di tutte quelle pellicole a tema satanico che adesso siamo fin troppo abituati a vedere.

Un film che sa spaventare con eleganza, avvolgendo lo spettatore in un alone di mistero in cui non mancano infiltrazioni romantiche e orripilanti. Rosemary’s Baby cela, dietro la sua impalcatura da horror thriller, un’acuta critica alla società capitalistica, puntando il dito contro la crisi dei valori e le contraddizioni della società americana.

L’elaborazione di Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York inoltre è tratteggiata, oltre che dallo stile registico impeccabile e dalla bravura degli interpreti, anche da una serie di aneddoti e curiosità che fanno pensare che tutto e tutti siano finiti nel vortice di una maledizione.

William Castle voleva dirigere Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York

Un romanzo come quello di Ira Levi, pubblicato nel marzo del 1967, ha fatto gola ai frequentatori di Hollywood ancor prima che giungesse tra le mani del regista polacco. In particolare l’opera attirò il regista e produttore William Castle (Il mostro di sangue, Il mistero della casa sulla collina) al punto che ne acquistò i diritti e cercò di stringere un accordo con la Paramount Pictures al fine di realizzare un film prestigioso che portasse la sua firma. Anche il produttore Robert Evans ha visto delle potenzialità nel romanzo e ha accettato di adattarlo al grande schermo, ma ha insistito sul fatto che Castle lavorasse sul film solo in veste di produttore. Castle, che sperava di dirigere lui stesso il film, accettò a malincuore e alla fine optò per affidare la regia a Roman Polanski, che con Rosemary’s Baby fece il suo debutto americano.

Roman Polanski ha scritto la sceneggiatura del film

Rosemary's Baby Cinematographe.it

Quando gli fu proposto di dirigere Rosemary’s Baby, Polanski rimase talmente affascinato dal romanzo da decidere di scrivere lui stesso la sceneggiatura del film e, pur non sapendo bene da dove iniziare, era certo che avrebbe mantenuto intatto un aspetto in particolare: l’ambiguità. Da agnostico gli risultava difficile credere in Satana come personificazione e incarnazione del Male; sarebbe stato tutto più semplice se invece fosse apparso come un pensiero della protagonista, un’allucinazione. Il regista mette così in scena l’eterna lotta tra un certo tipo di mondo e la sua razionalità.

“Per ragioni di credibilità, ho deciso che avrebbe dovuto esserci una scappatoia: la possibilità che le esperienze soprannaturali di Rosemary fossero frutto della sua immaginazione. L’intera storia, vista attraverso i suoi occhi, avrebbe potuto essere una catena di coincidenze solo superficialmente sinistre, un prodotto delle sue fantasie febbrili… Ecco perché un filo di deliberata ambiguità corre lungo tutto il film”.

Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York: Ira Levin ha realizzato i disegni degli appartamenti

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Le riprese di Rosemary’s Baby, come è noto ai più, si sono svolte presso il Dakota, un celebre ed esclusivo edificio residenziale di New York. Prima di dare il via alla riprese, però, il regista ha fatto in modo di riunire il cast per fare delle prove all’interno di ogni appartamento, in modo che essi avessero un’idea delle loro azioni all’interno del set. Ad aiutarlo lo stesso Ira Levin, il quale ha fornito i disegni dettagliati degli appartamenti di Bramford.

Il modo originale di scegliere il cast di supporto di Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York

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Sempre dei disegni hanno contribuito a rendere impeccabile la ricerca del cast. Secondo Roman Polanski, infatti, ogni residente degli appartamenti di Bramford doveva possedere un aspetto molto particolare. Rintracciare delle comparse idonee al suo scopo poteva essere complicato, per cui fece qualcosa di molto più semplice: degli schizzi del cast di supporto ideale da consegnare al direttore del casting della Paramount. E così attori come Ruth Gordon e Sidney Blackmer sono arrivati sul set del film horror perché “proiezioni della mente” del regista.

Robert Redford era la prima scelta per il ruolo di Guy Woodhouse

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Nel cast di Rosemary’s Baby, Evans e Polanski non erano sempre d’accordo sulle scelte da prendere. Tuttavia, concordarono sul fatto che Robert Redford sarebbe stato perfetto per il ruolo di Guy Woodhouse, l’ambizioso marito di Rosemary. Sfortunatamente, tra la Paramount e Redford correva una controversia contrattuale che non rese possibile tale scelta conducendo lo Studio a valutare attori come Robert Wagner, Richard Chamberlain, James Fox, Laurence Harvey e Jack Nicholson. Alla fine, però, Polanski scelse John Cassavetes.

Mia Farrow non era la prima scelta per il ruolo da protagonista

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Per il ruolo di Rosemary Woodhouse, Polanski ha cercato di trovare un’attrice totalmente americana, puntando inizialmente su Tuesday Weld, nota all’epoca per Cincinnati Kid, ma sia Evans che Castle avevano un’idea diversa: Mia Farrow, allora più conosciuta per la serie tv Peyton Place. Dopo aver fatto diversi provini, anche Polanski si convinse che Farrow era l’attrice adatta al ruolo. A detta di Evans, ciò che li condusse a scegliere Mia Farrow fu non solo la sua bellezza ma anche il suo modo d’essere, che le conferiva l’aria di chi vive in un’altra dimensione, quella dimensione che forse mancava al regista e che, alla fine dell’opera, è stata la metà mancante e perfetta.

Roman Polanski ha litigato con la Paramount

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Rosemary’s Baby è stato il primo film americano di Polanski e la sua attenzione per i dettagli ha creato alcuni problemi con la Paramount. Evans e Castle, da parte loro, spalleggiarono il regista; tuttavia c’è da dire che i filmati mostrati alla Paramount furono sconvolgenti al punto che qualsiasi ritardo sarebbe stato perdonato, da chiunque!
Pare che il regista polacco chiese il supporto del collega Otto Preminger, il quale gli disse che lo Studio non aveva mai licenziato nessuno per dei ritardi, ma l’avrebbe fatto se il materiale non fosse stato di loro gradimento. Il resto, come si dice, è storia!

Roman Polanski litigò anche con John Cassavetes durante la produzione

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Se l’attore John Cassavetes è ricordato dai più per essere un titato dei film indipendenti, con le sue interpretazioni improvvisate, Roman Polanski, al contrario, è noto per la sua impeccabile precisione. Era dunque inevitabile che questi due aspetti contrapposti dei due andassero a scontrarsi durante le riprese di Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York.
Secondo Mia Farrow, Cassavetes desiderava lasciarsi trasportare dal momento e cedere il passo all’arte dell’improvvisazione; mentre Polanski si agitava anche se l’attore sollevava un bicchiere a pochi centimetri da dove immaginava che fosse. Queste divergenze caratteriali non tardarono a farsi sentire sul set, nonostante i due si piacessero molto, almeno in apparenza.

“Devo dire che John Cassavetes non è stata la mia migliore esperienza”, disse il regista.

Mia Farrow e l’autenticità della scena nel traffico di New York

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Secondo le dichiarazioni di Mia Farrow, lo stile registico di Roman Polanski riusciva a essere molto coinvolgente. Addirittura il regista si immedesimava e cercava di recitare alcune scene per far capire agli attori l’obiettivo che avrebbe voluto raggiungere. Ciò portò la Farrow a fare alcune cose oltraggiose, come ad esempio mangiare fegato crudo, nonostante fosse vegetariana.

Ma l’esempio principe di questo modo “estremo” di lavorare è la scena in cui Rosemary sta tentando di fuggire da Bramford e si dirige verso il traffico nel tentativo di attraversare rapidamente la strada. Questa non era una sequenza orchestrata con cura in cui le strade venivano bloccate e venivano usati degli stuntman. Secondo quanto detto dalla Farrow, lei si limitava a percorrere una strada di New York, sperando che le macchine in arrivo si fermassero. Questa era l’idea di Polanski, il quale rassicurò la Farrow dicendole che nessuno avrebbe mai investito una donna incinta. Aveva ragione! La scena fu girata diverse volte, con un avvertimento: Polanski stesso doveva azionare la telecamera, perché nessun altro osava farlo.

Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York e il divorzio tra Frank Sinatra e Mia Farrow

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Nel momento in cui si stava svolgendo la produzione di Rosemary’s Baby, Mia Farrow era famosa per due cose: il suo ruolo in Peyton Place e il matrimonio con il leggendario Frank Sinatra. Quando la Farrow ha ottenuto la sceneggiatura di Rosemary’s Baby ha chiesto a Sinatra di leggerla e lui, dopo averlo fatto, le disse che non poteva vederla in quel ruolo. Nonostante ciò Mia Farrow accettò la parte, incappando anche nel ritardo delle riprese e andando a scontarsi con la pianificazione di un altro film, interpretato dallo stesso Frank Sinatra, Inchiesta pericolosa (The Detective).

Nonostante cercasse in tutti i modi di incastrare gli orari e di portare a termine il suo lavoro per entrambi i film, l’impresa sembrava impossibile e alla fine vinse la predilezione per il suo ruolo di Rosemary. Scelta, quest’ultima, che portò il marito a fare un rapido calcolo, giungendo alla conclusione che la donna avesse preferito il film a lui, portandolo a mandare il suo avvocato sul set di Rosemary’s Baby, in modo che Mia potesse firmare, in lacrime, i documenti per il divorzio. Questo incidente creò una tensione tale che Sinatra ed Evans non si parlarono per diversi anni, al punto che Evans, prima di andare a un ristorante, chiamava per informarsi se fosse presente Sinatra. In ogni caso, pare che Mia Farrow e Frank Sinatra rimasero amici fino alla sua morte, nel 1998.

Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York: un film maledetto?

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Secondo Farrow, l’attore Sidney Blackmer (che interpretava il ruolo del capo della congrega Roman Castevet) una volta disse sul set che non era una cosa positiva parlare così tanto del diavolo, lasciando intendere che ciò avrebbe avuto delle conseguenze. Di fatto non fu l’unico a pensarla allo stesso modo.
William Castle in seguito si convinse che il film era maledetto poiché, poco dopo la produzione, ha dovuto ricorrere a un intervento chirurgico (calcoli biliari). Sorte di certo non migliore toccò al compositore della colonna sonora del film, Krzysztof Komeda, il quale finì in coma e infine morì a causa di una caduta accidentale.
Infine, nell’estate del 1969 fu assassinata Sharon Tate, la moglie del regista Roman Polanski, dai seguaci di Charles Manson. A tal proposito il regista ebbe in seguito da dichiarare che la storia raccontata sul grande schermo e divenuta un cult del cinema horror si stava avverando davvero e lui non era altro che uno dei principali attori.

Il cameo di William Castle

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Come abbiamo già detto, Castle avrebbe voluto dirigere il film, invece dovette accontentarsi del ruolo di produttore, ma non solo! Castle ha un cameo nel film, esattamente nella scena in cui Rosemary va alla cabina telefonica per chiamare l’ufficio del dottor Hill; avete notato quell’uomo col sigaro che si avvicina e aspetta fuori? Si tratta proprio di Castle e a questo punto del film la paranoia ha preso così tanto il sopravvento che tutti possono pensare che si tratti di un assassino e invece è solo uno che aspetta di usare il telefono!

La tabella di Mia Farrow

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Pare che durante le riprese del film Mia Farrow creò un grafico in cui appuntava tutti coloro che si mostravano carini o meno nei suoi confronto. In risposta, Roman Polanski ne creò uno solo per lei!

L’acconciatura di Mia Farrow in Rosemary’s Baby

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Contrariamente a quanto si crede, non fu l’hairstylist Vidal Sassoon l’autore del taglio di capelli pixie di Mia Farrow, bensì l’attrice stessa, che si tagliò i capelli a casa usando delle forbicine da manicure.

Rosemary’s Baby: due diversi sequel

Rosemary’s Baby – Nastro Rosso a New York fu un successo immediato e il satanismo su cui si basa l’intera trama del film portò alla realizzazione di altre pellicole di successo tra cui la più conosciuta è L’Esorcista. Impossibile, in tale situazione, non pensare a un sequel: ce ne furono due!
Nel 1976 andò in onda su ABC il film tv Guardate cosa è successo al figlio di Rosemary (Look What’s Happened to Rosemary’s Baby), diretto da Sam O’Steen e interpretato da Patty Duke nei panni di Rosemary e Ruth Gordon in quelli di Minnie Castevet. Nel 1997, Levin stesso ha prodotto un sequel, un romanzo intitolato Son of Rosemary. Nel 2014 la NBC ha trasmesso la miniserie con Zoe Saldana nei panni di Rosemary.