Self/less: spiegazione del finale del film con Ryan Reynolds
La spiegazione del finale del film con Ryan Reynolds che affronta la tematica della possiibilità di una vita immortale fuori dal proprio corpo.
Cosa succederebbe se potessimo continuare a vivere nel corpo di qualcun altro? In Self/less viene tematizzato come spirito e corpo possano separarsi e il nostro spirito, così come il nostro cervello, possano continuare a vivere nell’involucro di un’altra persona. Self/less, che nel titolo gioca con la parola selfless, ovvero altruista e self/less senza sé stesso, è una pellicola del 2015 che vede protagonisti prima Ben Kingsley e poi Ryan Reynolds, entrambi nei panni di Damian Hale.
Damian Hale è un miliardario che cambiò profondamente la struttura di New York City, costruì un impero dal nulla, diventando un uomo molto potente. Scopre che è un malato terminale e gli resta pochissimo da vivere. Nel frattempo cerca di dare questa notizia a sua figlia, senza riuscirci, avendo interrotto da anni il rapporto con lui, che crede di poter risolvere tutti i problemi con un assegno. Damian si interroga sull’immortalità, se quello che ha costruito nella sua vita resterà per sempre nella memoria altrui, donandogli così la cercata vita eterna. Decide di sottoporsi allo shedding, letteralmente cambiamento di pelle e – in senso traslato – semplicemente cambiamento, ed è quello che fa Damian.
Sottoponendosi al transumanismo, muore fisicamente e si risveglia nel corpo di un giovane uomo di cui prende l’identità esteriore e rinasce così come Edward Kidner, rimanendo consapevole che lui era/è Daman Hale. Ben presto inizia però a rivivere dei ricordi che non gli appartengono. Sono i ricordi del defunto Mark Bitwell, l’uomo di cui ha preso il corpo. Fino a quel momento però, Damian, credeva che il suo corpo fosse stato chimicamente costruito in laboratorio e che non appartenesse a una persona reale.
Self/less – spiegazione del finale: l’uomo può diventare immortale?
Il film cerca di porsi le domande: l’uomo può diventare immortale? Si può vivere per sempre? Il filosofo tedesco Martin Heidegger diceva che è proprio la morte a far comprendere all’uomo il senso della sua vita. Posto di fronte alla finitezza della sua esistenza e riconoscendone il limite, ne comprende il senso più profondo e lo spinge così a rendere la possibilità, realtà.
In Self/less l’aspirazione all’immortalità, al non accettare la propria fine e lo sviluppo della vita in generale fuori dal nostro controllo, portano, non solo il protagonista Damian Hale, ma anche Dr. Albright, colui che ha permesso a Damian di sottoporsi allo shedding, a sostituirsi al destino umano, vivendo per sempre. Ma non potendo vivere come se stessi, non potendo continuare a vivere accanto alle persone che si amano, e diventando un altro, ha allora l’immortalità senso? La pellicola cerca di mostrare cosa può succedere se l’equilibrio umano viene messo a soqquadro per opera dell’uomo stesso e per la sua smania di elevarsi da uomo a una sorta di oltreuomo nietzschiano che si pone sopra la morale e l’etica dell’umanità.
Quando Damian Hale decise di sottoporsi allo shedding, gli fu detto che il corpo nel quale avrebbe vissuto, sarebbe stato creato in un laboratorio. In realtà però Damian si è impossessato letteralmente del corpo e della vita di un’altra persona, nella fattispecie di quello di Mark Bitwell. Mark decise di vendere il suo corpo per poter pagare le cure della figlia, gravemente malata. Damian, grazie ai ricordi di Mark, viene condotto da Maddie ed Anna, rispettivamente la moglie e figlia di Mark. Il professore Albright, che altri non è che il defunto dottor Jensen in un altro corpo, ideatore e padre dello shedding, cercherà in tutti i modi di ostacolare questo ravvicinamento, che potrebbe non solo portare alla luce la verità, ma distruggere il suo intero business. Damian si sente tradito e in colpa nel vivere nel corpo di un uomo con una storia, che aveva una famiglia ed una propria vita e che non è il risultato di un assemblaggio chimico. Damian riuscirà ad uccidere il dottor Albright/Jensen e così come tutto il suo sistema di transumanismo.
Damian si rende conto che non può continuare a vivere come se nulla fosse stato, con la consapevolezza di far crescere Anna senza padre, proprio come sua figlia Claire, che crebbe senza Damian, troppo impegnato nei suoi affari. Ora che ha impedito che altre vite vengano strappate per il terribile esperimento di Jensen, deve mettere ordine nella sua vita passata e in quella presente nel corpo di Mark. Si presenta da sua figlia Claire come un amico del suo defunto padre, dandole una lettera in cui il padre, ovvero Damian stesso, le scrive tutto quello che sentiva e che non è mai riuscito a dirle, come l’essere fiero di lei. Così Damian Hale riesce in qualche modo a riappacificarsi con sua figlia. Non gli resta che ridonare a Maddie ed Anna il marito e il padre, per poter finalmente riunire la famiglia.
Come è da interpretare il finale di Self/less, con il video messaggio di Damian nel corpo di Mark a Mark stesso?
Sebbene il film tratti un tema di enorme portata e fantascientifico con molta superficialità e prevedibilità nel suo sviluppo, il finale ha davvero un fattore sorpresa. Molto scontata l’evoluzione caratteriale di Damian Hale, che viene trattata in maniera frettolosa e così il suo personaggio risulta essere il risultato di clichés. Sappiamo che è un uomo ricco e potente, il quale ha vissuto per i suoi affari senza interessarsi dei suoi cari, come la figlia. Alla fine però questo ricco signore affarista vuole espiare i suoi peccati e rimediare ai fallimenti personali che ha coltivato in vita, ponendo fine alla sua esistenza in armonia, come ad esempio con la lettera consegnata alla figlia. Inoltre il film non finisce solo con Damian che cerca di riparare il rapporto con Claire e di accettare la morte, ma per una volta nella sua vita decide di compiere un gesto selfless, ovvero altruista.
Accetta la sua morte per ridonare la vita a Mark e alla sua famiglia. In una delle ultimissime scene, vediamo, quello che all’inizio lo spettatore crede essere Damian, svegliarsi in una stanza buia. Nel desktop del computer, che si trova sulla scrivania, compare un video messaggio di Damian nel corpo di Mark. Capiamo quindi che la persona nella stanza è Mark. Damian lo ringrazia per avergli permesso di vivere nel suo corpo e che lui ha deciso di morire per ridonargli la sua vita e poter quindi tornare da Maddie e Anna. Probabilmente il corpo di Mark fu solo coniato e lui fu messo in isolamento, chissà, forse per riutilizzare il suo corpo in futuro. Nella scena finale il vero Mark raggiunge su un’isola dei Caraibi la moglie e la figlia. Maddie, non appena lo vede, capisce che quello non è Damian ma suo marito Mark.
Questo film dalla tematica interessante e fantascientifica, vuole con questo finale forse trasmetterci una morale, ovvero, che l’uomo in quanto tale deve accettare la sua condizione mortale e non cercare di cambiare la sua esistenza scavalcando i confini umani. Un tema che presenta molte sfaccettature e spunti interessanti di riflessioni, come ad esempio il porsi domande di ordine etico, morale e anche pratico, questioni però che in Self/less vengono trattate in maniera superficiale, con un finale che stupisce per un momento, ma che subito ricade nella banalità della sua trama.