Sfera: spiegazione del film con Dustin Hoffman

Un simbolo di assoluta perfezione dona alle persone il potere di materializzare il propri inconscio nel film Sfera, per la regia di di Berry Levinson.

Uno psicologo (Dustin Hoffman, The Program, The Meyerowitz Stories), una biologa (Sharon Stone, The Disaster Artist, la serie tv Mosaic), un matematico (Samuel L. Jackson, Life Itself, Avengers: Infinity War) e un astrofisico (Liev Schreiber, La Quinta Onda, la serie tv Ray Donovan) partecipano a una missione sottomarina per indagare un misteriosa costruzione, probabilmente aliena. Non è l’inizio di una barzelletta, ma del film Sfera, diretto nel 1998 da Berry Levinson e tratto dall’omonimo romanzo di Micheal Crichton, un sonoro insuccesso di critica che tuttavia dimostra ancora di riuscire ad affascinare grazie alla felice intuizione dei poteri trasmessi dalla sfera del titolo.

La storia del film è molto lineare. I quattro scienziati sopra citati vengono inviati in mezzo all’oceano, e quindi nelle profondità marine, per studiare un misterioso veicolo considerato alieno. Una volta saliti a bordo, tuttavia, i protagonisti si accorgono molto presto di trovarsi di fronte a un artefatto non solo terrestre, ma addirittura americano, proveniente da un futuro non troppo lontano in cui i viaggi spaziali sono diventati possibili. Sepolta nel ventre della nave, poi, gli scienziati rinvengono anche un’enorme sfera dalla superficie cangiante e, si suppone, intelligente, dal momento che la ritengono in grado di decidere cosa riflettere. Nel momento in cui Harry, Norman e Beth entrano nella sfera, sebbene rimuovendone il ricordo subito dopo, strane cose iniziano ad accadere nella base sottomarina in cui alloggiano, introducendo lentamente i protagonisti in un letale e contorto mistero che potrebbe cambiare per sempre le sorti del mondo.

Sfera: un antico simbolo di perfezione per un racconto profondamente metaforico

Simbolo di perfezione, la sfera è un’immagine che fin dall’alba dei tempi ha suscitato l’ammirazione e l’interesse di matematici e filosofi, per una volta concordi nel definire il solido geometrico come la creazione più affascinante e ricca di implicazioni mai vista sulla Terra. Sempre uguale in ogni punto della sua superficie, la sfera è stata, come nel film, una metafora della mente umana e dell’Essere, sinonimo di completezza e finitezza, sempre uguale a sé stesso nel tempo e nello spazio; tempo e spazio che Einstein stesso paragonò, appunto, a una sfera, la figura che più si avvicina alla rappresentazione delle due grandezze nell’assolutezza dell’Universo.

Sfera

Il lato più affascinante e suggestivo di Sfera risiede senza dubbio nei poteri del misterioso oggetto trovato all’interno dell’astronave. Un’entità inizialmente considerata senziente, e con cui si tenta disperatamente di stabilire un contatto in maniera simile a quanto accaduto con il pianeta vivente Solaris nell’omonimo film di Tarkovskij del 1972. La situazione in questo caso, tuttavia, è profondamente diversa, perché lungi dall’essere un’entità intelligente la sfera funziona come un prisma che riflette e distorce i pensieri di coloro che vi entrano per materializzarli all’esterno, modificando la realtà che circonda i protagonisti.

Un soggetto non solo dalle profonde implicazioni psicologiche ma anche nel modo che abbiamo di percepire la realtà intorno a noi, che diventa liquida come la dorata superficie della sfera invece di un mondo solido e precostituito, che non possiamo modificare se non nei dettagli di poco o nessun conto. Grazie alla sfera, l’uomo può diventare in grado di assumere il controllo della creazione e dare forma alla realtà semplicemente desiderandolo, plasmando il mondo a immagine e somiglianza del suo pensiero. Un’idea affascinante e terribile allo stesso tempo, per quanto non unica nel mondo della narrativa: lo scrittore inglese Neil Gaiman, ad esempio, riprenderà concetti molto simili all’interno della sua produzione letteraria, allargandone la prospettiva in modo esponenziale. Nel suo romanzo American Gods, ad esempio, l’uomo è responsabile addirittura della nascita degli dèi, rivisti come entità che nascono ogni volta che le persone iniziano ad adorare un idolo e a raccontare storie incentrate su di loro.

Sfera: la spiegazione del film in un potere enorme che non siamo ancora pronti a padroneggiare

Un potere che fa della mente umana un demiurgo, quindi, e la realtà materia inerte nelle mani di persone comuni dotate di un potere enorme. Il problema sorge nel momento in cui si deve decidere cosa fare di quel potere: se è vero che da un grande potere derivano grandi responsabilità, le capacità assute da Norman, Beth e Harry all’interno della sfera dovrebbero essere gestite non solo con cautela, ma addirittura con il timore quasi reverenziale che si prova di fronte al mistero di una conoscenza che sfugge alla mente umana. Purtroppo Sfera, come gran parte della fantascienza, sembra avere molto poca fiducia nelle capacità umane di gestire un potere così immenso, e i protagonisti sfruttano subito inconsciamente il potere del globo per dare forma alle loro paure e ai sentimenti peggiori che si annidano nel loro subconscio.

Sfera

Una prospettiva che sembra voler suggerire un innato istinto alla paura e al desiderio di sopraffazione insito nell’inconscio umano, tenuto a bada solo dalle esili redini imposte dalla ragione e dalla razionalità; una volta che questi limiti vengono meno grazie al carattere soprannaturale della sfera e l’inconscio è libero si scatenarsi, tutto ciò che ne esce è quanto di più mostruoso la mente umana sia in grado di concepire. Paura, sospetto, rancore, paranoia e odio sono i sentimenti più profondi che muovono i protagonisti, i quali, mentre credono di combattere contro un’intelligenza aliena decisa a sterminarli, scoprono invece di lottare contro se stessi e l’orrore celato nelle profondità delle loro menti. L’uomo, nel senso di individuo, diventa quindi non solo il peggior nemico di se stesso, ma anche la creatura più nociva e ostile che può trovarsi ad affrontare, al punto che la battaglia più pericolosa e difficile diventa quella contro la propria mente e i sentimenti che vi si agitano all’interno.