Snitch – L’infiltrato: la storia vera dietro al film con Dwayne Johnson
Siete sicuri di sapere tutto tutto sul film Snitch - L'infiltrato con Dwayne Johnson, anche la storia vera che si cela dietro agli eventi cinematografici? Qui tutto quello che c'è da sapere sul protagonista del film e suo figlio.
Che voi ci crediate o no, Snitch – L’infiltrato (il film diretto da Ric Roman Waugh e con protagonista Dwayne Johnson) è tratto da una storia vera, raccontata già nel documentario PBS’ Frontline. Nel suddetto documentario viene spiegato il metodo che attua la legge per condannare gli spacciatori di droga. In particolare, nella storia che stiamo per raccontare, James Settembrino ha avuto la possibilità di ridurre la pena di suo figlio, collaborando con la polizia e denunciando tutto il mondo dello spaccio da lui conosciuto.
In Snitch – L’infiltrato, Dwayne Johnson interpreta John Matthew, un uomo d’affari distrutto dall’arresto di suo figlio per spaccio di droga. Il padre è consapevole dell’innocenza del ragazzo ed è disposto a tutto per dimostrarlo, anche entrare sotto copertura nella DEA e cercare di smascherare il boss che si nasconde dietro a questa organizzazione.
Nel 1992, a soli 18 Joey Settembrino entra in un giro di droghe, senza neanche rendersene conto. Il ragazzo – appena entrato al college – viene contattato da un suo vecchio amico, che gli chiede se è in grado di procurargli dell’acido, dal valore di mille dollari. Joey, inesperto di questo settore perché non aveva mai venduto o assunto droghe fino a quel momento, accetta, assicurando che avrebbe fatto del suo meglio. Da inesperto qual era, Joey riesce a prendere un’ ingente quantità di acido in pochissimi giorni, ma la fortuna del principiante non sempre funziona. Il giorno dello scambio, infatti il diciottenne viene incastrato e arrestato proprio mentre consegna la droga.
Dopo essere stato arrestato, per Joey inizia un più o meno lungo travaglio tra il tribunale e il carcere. Al ragazzo – a cui di regola spettavano più o meno venticinque anni di galera – viene proposto di collaborare con la DEA per smascherare gli altri spacciatori e ridurre così la sua pena. Il ragazzo, inconsapevole di quello che sta succedendo, frastornato e shockato anche dal suo amico che lo ha tradito in quel modo, si rifiuta categoricamente di collaborare.
Se da un lato c’è Joey in prigione, accusato di aver fatto una cosa ignobile, dall’altra parte c’è suo padre – James Settembrino – che ricorda vividamente la notte che ricevette la inattesa e straziante chiamata. “È stata una telefonata piuttosto veloce e lo stridore vivrà con me fino alla morte, probabilmente, perché tutto quello che ha detto è stato: “Sono qui, portami fuori, non potrò mai fare 10 anni”, piangendo per la prima volta.” ha raccontato Settembrino.
James, però, convinto dell’educazione impartita a suo figlio, sa che lui non ha nulla a che fare con la droga. Avrebbe sicuramente fatto di tutto per dimostrarlo. Si mette quindi alla ricerca degli spacciatori, passando prima dagli acquirenti. Collaborando con la DEA, James Settembrino fa ciò che suo figlio non è stato capace di fare: salvarsi la pelle.
Ciò che Snitch – L’infiltrato vuole dimostrare – attraverso la storia di James – è che è molto più semplice ridurre una pena da scontare se si collabora, indipendentemente dal fatto di essere un innocente come Joey o un vero spacciatore. Ormai chiunque finisca in carcere sa che rivelando qualunque informazione e segreto della sua gang, riesce a farla franca. Una buona giustizia o un potere basato sul ricatto? Questo è ancora tutto da capire.