Soldato Jane: il perché delle critiche al significato del film
Nonostante le critiche negative e il Razzie Award a Demi Moore, Soldato Jane s'inserisce in una riflessione sul ruolo della donna nel genere action e il ribaltamento delle forze in gioco con il maschile.
Uscito nei cinema di tutto il mondo nel 1997, il film diretto da Ridley Scott è considerato fra i peggiori della carriera del cineasta britannico che ben presto fu annoverato dalla critica come un regista reazionario e maschilista. Soldato Jane, il cui titolo originale è G.I. Jane, in realtà al botteghino mondiale incassò molto, raggiungendo i 97 milioni di dollari. Quello che non funzionò dunque fu principalmente la critica dell’epoca che tacciò il film di maschilismo, della sua incapacità di parlare davvero di “uguaglianza di genere”, di femminismo mancato e di degradazione della donna immersa in un mondo violento e machista. In quello stesso anno, Demi Moore ottenne il premio Razzie Award per la peggior interpretazione femminile.
La trama di Soldato Jane
Il film si apre con il discorso della senatrice del Texas Lilian DeHaven (Anne Bancroft) e della sua proposta di ammettere le donne nell’addestramento delle unità di forza, in particolare quello della Navy SEALS considerato fra gli addestramenti militari più difficili al mondo. Con l’ammissione di un elemento femminile fra i soldati, la scelta cade su Jordan O’Neil (Demi Moore), ufficiale dei servizi segreti della Marina e analista topografica che, nonostante l’opposizione del compagno Royce (Jason Beghe), inizia i mesi di esercitazione mettendosi alla prova con estenuanti prove fisiche e psicologiche spingandola a limiti estremi sotto la supervisione del maggiore John Urgayle (Viggo Mortensen). Jane però si oppone al double standard previsto per le donne e riesce ad ottenere lo stesso trattamento riservato ai militari. Quando alcune accuse a sfondo sessuale mineranno la sua permanenza al campo scoprendo inoltre che la Senatrice, in realtà, l’ha usata per i suoi scopi politici, Jane riuscirà ad essere riammessa ed otterrà la medaglia all’onore.
L’eroina action deve abbandonare la propria femminilità per entrare in un mondo maschile
Perfettamente inserita in un contesto militare e di guerra, – considerato l’ambiente maschile per eccellenza in cui l’uomo esibisce una serie di valori simbolo del genere quali la forza, l’aggressività, la resistenza – la protagonista, annullando il double standard, per essere “alla pari” con i colleghi deve abbandonare la sua femminilità e iniziare un processo di mascolinizzazione. Questa trasformazione è l’unica via di accettazione sia dei compagni, che all’iniziano sembrano essere infastiditi dalla sua presenza ultra femminile che la rende oggetto di sguardi e battute a sfondo sessuale, sia dell’istituzione patriarcale del governo come entità che detiene il potere su cosa una donna è o non è, può e non può fare. Jane dunque ci viene mostrata nel suo processo di trasformazione con la celebre scena allo specchio della rasatura estrema dei capelli, e quelle ripetute (e simboliche) dell’allenamento in solitaria fra flessioni, addominali e piegamenti.
La scena controversa e lo scambio di ruoli in Soldato Jane
Oltre agli estenuanti esercizi d’addestramento militare all’interno del campo della Navy SEAL che la vedono protagonista di prove al limite della sopportazione fisica e psicologica, all’interno del film di Scott vi è una scena in particolare che, nonostante la sua controversia sulle mortificazioni e le sopraffazioni subite da una donna, pone tuttavia una riflessione ben più ampia sul genere action e il ribaltamento dei ruoli di genere. La scena in questione è quella della tortura perpetrata su Jane dall’Istruttore Capo Urgayle durante un test, che dopo averla picchiata si accinge a stuprarla davanti ai militari per dimostrare i pericoli della presenza di una donna durante una missione. Jane però riesce ad evitare l’abuso e conclude la violenza con l’assurda frase “suck my dick!”. In quella frase non solo vi è sul piano simbolico la completa mascolinizzazione dell’eroina ma nello stesso tempo si ribaltano i ruoli di genere attivo-maschile e passivo-femminile depotenziando il maggiore della sua virtù maschile connaturata nella sua natura di uomo. Se è la donna ora a riappropriarsi di valori tradizionalmente racchiusi (e preclusi) al maschile, è di conseguenza l’uomo a mostrare e riscoprire il suo lato femminile e più sensibile. Non è un caso allora che il personaggio interpretato da Viggo Mortensen viene mostrato nella lettura di Terre al crepuscolo di Coetzee o nella scena finale in cui fa trovare alla soldatessa la poesia di David Herbert Lawrence. Un ribaltamento figurativo che evidenzia il passaggio verso la crisi del maschile e della virilità all’interno del grande racconto americano degli anni ’80 e ’90.