Star Wars: Gli ultimi Jedi – 10 motivi per vedere il film di Rian Johnson
La Forza scorre potente in ben dieci buoni motivi per vedere Star Wars: Gli ultimi Jedi del regista e sceneggiatore Rian Johnson.
Star Wars: Gli ultimi Jedi divide. Come in fondo sono divisi il bene e il male. Un taglio netto che sta coinvolgendo tutti i numerosissimi spettatori che si sono già recati al cinema per immergersi nella lotta estenuante tra Resistenza e Primo Ordine. C’è chi ne esce illeso, immacolato, senza nessun graffio e questo perché rimasto del tutto indifferente – o peggio, deluso – dal secondo capitolo preso in mano da Rian Johnson. C’è chi invece, in quegli epocali scontri spaziali, ha lasciato il sangue, le lacrime, ma soprattutto ha visto accendersi la scintilla di quella speranza che sospinge le gesta dei protagonisti.
Star Wars: Gli ultimi Jedi – La recensione del film di Rian Johnson
Il centro di una nuova trilogia che sta raccogliendo scalpore e indignazione, fazioni separate che sembrano quasi legate a quelle del film e creano dunque un dibattito che imperversa su tradizione e novità, sicurezza e coraggio. E, nel mezzo di questo caos di emozioni, noi di Cinematographe abbiamo visto la Forza, una luce che ci ha condotto a dieci buoni motivi per vedere il film e schierarsi dalla sua parte. Che la Forza sia con noi, mentre tentiamo – spada laser in spalla – di convincervi ad andare al cinema per il nuovo, memorabile Star Wars: Gli ultimi Jedi.
Star Wars:Gli ultimi Jedi – I 10 motivi per vederlo
Luke, sono la tua apprendista
È ormai noto a tutti il finale del precedente Star Wars: Il risveglio della Forza, con un vissuto Luke Skywalker (Mark Hamill) alla quale la determinata protagonista Rey – interpretata dall’attrice Daisy Ridley – porge sicura la spada laser. Giusto un istante, un momento prolungato dallo scorrere veloce della camera da presa, la quale aleggia su di un’isola che ha accolto l’uomo solitario. È dunque scontato aspettarsi un’attiva presenza del personaggio all’interno dell’ultima pellicola della saga, previsione corretta che vedrà un ritorno doloroso, un segreto tragico, il rimorso che tanto divora un’anima da volerla nascondere ai raggi del sole. Da volerla nascondere alla Forza. Un personaggio storico che contribuisce a delineare le dinamiche intrecciate e complicate della storia di Star Wars: Gli ultimi Jedi, un ritorno importante che avrà importanti conseguenze.
Il lato complesso di Kylo Ren
Kylo Ren era solo un ragazzino con la maschera. Colpito, sfregiato al volto e entrato in profondo contatto con il suo opposto concatenante, nel nuovo Star Wars: Gli ultimi Jedi il giovane tormentato subirà un’evoluzione sostanziale. Lo sviluppo di un antagonista che avrà modo di mostrare le sue luci e le sue ombre grazie non solo ad una lodevole scrittura del personaggio, ma all’incontrastata bravura dell’interprete Adam Driver, il quale ha saputo trasportare Kylo Ren in un limbo di fragilità e odio. Una complessità emotiva per nulla scontata che, accennata nel primo film, ha ora tutto il tempo di estendersi per la durata della seconda pellicola e che si lega direttamente al prossimo motivo per cui correre a vedere il lavoro svolto da Rian Johnson.
La conflittualità dei (non)eroi
Tra i motivi fondamentali per cui sfrecciare tra le stelle e raggiungere la sala cinematografica c’è assolutamente il cuore pulsante della storia. Il dolore sepolto, ma per lo spettatore posto in bella vista: la conflittualità tra Rey e Kylo Ren, la quale sa poi restringersi ai singoli personaggi. Messi in stretto contatto, trascinati l’uno verso l’altra da un’attrazione interiore e personale, i due personaggi sono specchio delle crepe che sia il bene che il male possono avere. Le convinzioni che vengono scardinate dai dubbi sul proprio essere, sul proprio operare, che impediscono al bianco e al nero di non lasciarsi mischiare creando perciò tonalità contaminate. Un limbo in cui se c’è un bene allora è in grado di fare il male e se c’è un male è in grado di fare il bene. Il crollo dell’eroe e della sua bolla di protezione, che viene meno per entrare in connessione con il proprio contrario e farne uscire la parte similare. Una dicotomia giostrata con sentimento e sofferenza, fonte insieme di commozione e riflessione. Quest’ultima incentrata anche sul punto a seguire.
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”
…diceva Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo celebre Gattopardo. Ed è quello che in qualche modo sta tentando di attuare il regista e sceneggiatore Rian Johnson. Punto su cui si sta particolarmente animando la discussione attorno Star Wars: Gli ultimi Jedi è infatti il sentore di cambiamento che la pellicola sembra lasciar percepire attraverso qualsiasi sua angolazione e che molti dei più stretti fan (ma non solo e non necessariamente) sembrano non riuscire a digerire bene. Il passaggio del testimone però è d’obbligo per una saga che sembra avere in cantiere una vita che si prospetta alquanto longeva, e il passaggio dalle vecchie icone a quelle nuove diventa dunque un nodo cruciale di cui si ha bisogno. Un rinnovamento che viene per di più raccontato con passione trascinante e conoscenza del mezzo cinematografico. L’arrivo di una generazione che osa nel far sentire la proprio voce nell’universo di Star Wars.
La Forza scorre potente nei colpi di scena…
È abbastanza comune: molti grandi film hanno colpi di scena altrettanto grandi. In fondo “Luke, sono tuo padre” dovrebbe far tornare in mente qualcosa. Per quanto sicuramente meno di impatto rispetto alla frase universalmente conosciuta, anche le svolte di Star Wars: Gli ultimi Jedi portano con se l’abilità di spiazzare un pubblico che si vede continuamente ribaltato da un angolo all’altro della storia, scombussolato dalle rivelazioni che la sceneggiatura di Johnson ha voluto donargli. Il sale del racconto di cui il pubblico resta completamente in balia e che lascia a bocca aperta ancora, e ancora, e ancora.
…e nelle scene memorabili
Star Wars è così, una lotta interminabile nello spazio che fa esplodere navicelle, saltare da una galassia all’altra, volare dentro e incontro all’immensità. Ma ogni volta, ogni singola volta, Star Wars è anche in grado di rendere quegli scontri, quegli inseguimenti frenetici e quelle spade laser incrociate uno spettacolo visivo da godere al buio di una sala cinematografica. Una grandiosità di costruzione dell’immagine volta a stimolare l’entusiasmo dello spettatore che, incantato, ha l’impressione di star seduto con i personaggi all’interno delle loro navi spaziali. Un’ipnosi e una fatturazione visiva che proseguono ne Gli ultimi Jedi regalando, tra azione e dialoghi, scene davvero eccezionali.
Star Wars: Gli ultimi Porg
Si erano fatti già notare nel trailer, erano tra le novità più attese del film e si sono rivelati gli esseri più teneri, più simpatici e più amorevoli dell’intera galassia. I Porg sono di certo l’attimo di respiro che Star Wars: Gli ultimi Jedi si prende dalla sua vena sofferente, riuscendo a conquistare veramente lo spettatore non solo con quegli occhioni giganti, ma con il loro modo di fare dolce e inopportuno. Piccole e pelose new entry che smorzano i toni della pellicola e a cui è impossibile resistere.
Il sacrificio della Resistenza
La Resistenza combatte contro il Primo Ordine, portando avanti la volontà di ristabilire una nuova Repubblica, di bandire il terrore e la tirannia di un lato oscuro che sa spaventare, ma è vitale che venga affrontato. E la ribellione di Star Wars: Gli ultimi Jedi ha il coraggio necessario per assumere questo incarico, stabilendo un equilibrio tra istintività e rigore. Elementi che assieme portano all’atto del sacrificio, che nella nuova pellicola i membri della Resistenza sapranno mostrare per poi lasciare un morso al cuore del pubblico.
Camei Stellari
Numerose le sorprese, numerose le emozioni, numerose le sensazioni che riesce a suscitare questo Star Wars: Gli ultimi Jedi. E numerosi anche i vari camei sparsi nelle due ore e mezza di visione, ben nascosti ad uno sguardo veloce, il quale dovrebbe saper trovare nell’inquadratura gli annunciati Justin Theroux, Warwick Davis, Gary Barlow, Tom Hardy e il regista di Star Wars: Rogue One Gareth Edwards, che a sua volta nel suddetto film riservò a Rian Johnson una rapida apparizione. Un elemento in più per non perdere neanche un dettaglio delle inquadrature di Star Wars: Gli ultimi Jedi e vedere se nelle vostre vene scorre la Forza della vista.
In Loving Memory of our Princess Carrie Fisher
Decimo motivo. Bastano solo otto parole.