Stephen King dai libri ai film: le 10 trasposizioni più belle
Mini guida ai film più belli tratti dalle opere del maestro del brivido americano tra i più amati della letteratura contemporanea: Stephen King.
Qualunque sia il tuo genere letterario preferito, prima o poi ti capiterà tra le mani un romanzo di Stephen King, è statisticamente provato, per via della mole di opere prodotte dallo scrittore americano, ma non solo: la sua fama è tale da spingere chiunque, una volta nella vita, a inciampare anche per caso in uno dei suoi racconti.
Il merito di così tanto successo? Stephen King è un autore semplice, nel senso più puro del termine: il suo stile è lineare, pulito, privo di fronzoli e virtuosismi stilistici e capace, quindi, di coinvolgere il lettore nel cuore pulsante della sua narrazione. La forza di King è in ciò che racconta, dunque, non in come lo fa, ed è questo ciò che lo ha reso così famoso – e anche così importante. Le sue storie, poi, sono così ben raccontate da renderne facile anche una rappresentazione visiva, seppur immaginata, ed è per questo che il suo stile è stato definito “cinematografico”, per la facilità con cui il lettore tende a visualizzare i suoi racconti.
Negli anni, tantissimi registi si sono avvicinati alle sue opere, con più o meno successo: Brian De Palma, Rob Reiner, John Carpenter, David Cronenberg, George Romero, Stanley Kubrick, ma non sempre Stephen King ha accolto con entusiasmo le loro trasposizioni. Il 2017 ha confermato tutte le premesse poste finora: con l’arrivo nelle sale della trasposizione del romanzo La Torre Nera (al cinema dal 10 agosto), l’annuncio dell’imminente produzione di Castle Rock, la serie tv ambientata nella città immaginaria inventata da King e prodotta da J.J. Abrams e dopo aver visto l’attesissimo trailer del remake di IT, uno dei grandi cult degli anni ’90, abbiamo raccolto le 10 migliori trasposizioni dei romanzi e racconti di Stephen King.
Ecco dunque 10 film che, secondo noi, rappresentano gli adattamenti migliori dei libri di Stephen King.
Carrie – Lo sguardo di Satana (1976, B. De Palma)
Fortemente voluto da Brian De Palma, Carrie – Lo sguardo di Satana è stata la prima vera trasposizione di un romanzo di Stephen King, allora alla sua opera prima.
Il film horror tratto dal libro di Stephen King ripercorre i topoi del genere raccontando la storia di Carrie, una studentessa del liceo che da outsider e reietta si trasforma, ben presto, in una carnefice spietata e inquietante.
Il film è molto importante per diverse ragioni: è il primo romanzo di Stephen King (edito nel 1974), è la prima trasposizione cinematografica di un romanzo dello scrittore di Portland (al tempo ignaro del fatto che sarebbe diventato lo scrittore con più adattamenti all’attivo) ed è il film che ha consacrato Brian De Palma alla regia e Sissi Spasek come attrice protagonista.
Disturbante, misterioso e a tratti grottesco, Carrie – Lo sguardo di Satana è diventato un vero e proprio cult, nonchè forse una delle migliori trasposizioni cinematografiche dell’opera di King.
Shining (1980, S. Kubrick)
Definito uno dei capisaldi del cinema horror, nonché grande opera del maestro Stanley Kubrick, Shining è forse una delle trasposizioni più discusse in assoluto, aspramente criticata sia dallo scrittore che dai suoi più grandi estimatori. Le ragioni sono chiare ma non sempre così valide: in una recente intervista, King ha nuovamente espresso il suo disappunto nei confronti del film di Kubrick, perché ha trasformato il personaggio di Jack Torrance in uno psicopatico senza speranze (nel romanzo, invece, la sua follia cresceva pian piano durante il soggiorno in albergo) e perché ha lasciato il finale “in sospeso”, congelato, mentre il libro si chiude con l’esplosione dell’Overlook Hotel, quasi a non voler lasciare nessuna possibilità di ritorno o riscatto per nessuno dei personaggi.
Polemiche – a volte sterili – a parte, Shining rimane un grandissimo masterpiece cinematografico nonché una delle opere più incredibili del compianto Kubrick.
Creepshow (1982, G. Romero)
Tra i registi che hanno voluto attingere a piene mani dalle formidabili opere di King, probabilmente per il suo talento nel raccontare storie in maniera quasi cinematografica, c’è anche il nostro amato George Romero, un vero e proprio padre del genere horror, ad oggi forse una delle figure più importanti del cinema di genere. Creepshow ha avuto un discreto successo di pubblico ed è diventato un cult al pari degli altri film tratti dai romanzi di King. Il film è stato concepito come un progetto a episodi ed è una sorta di ibrido multigenere che spazia dal grottesco alla black comedy sfociando nello splatter più feroce.
Divertente più che spaventoso, Creepshow è ancora uno dei film horror più trasmessi nelle seconde serate televisive d’estate, quando la gente è al mare o a divertirsi e i veri nerd si rinchiudono nelle proprie stanze a riguardare i grandi classici dell’orrore.
La Zona Morta (1983, D. Cronenberg)
La Zona Morta è un film di David Cronenberg tratto dall’omonimo libro di Stephen King edito nel 1979.
Johnny Smith è un insegnante che, dopo 4 anni, si risveglia dal coma e scopre che il mondo, attorno a se, è cambiato radicalmente. Quando si affaccia ancora una volta nel nuovo mondo che lo circonda, si accorge di aver sviluppato – durante questo lungo sonno – il potere della preveggenza.
Il film di Cronenberg parte dallo stesso presupposto di King per sviluppare un film tutto personale, che non si discosta tanto da King per i contenuti quanto, forse, per la sua poetica. Non ci sarebbe nulla di male in questo, a dirla tutta, perchè il bello delle trasposizioni è sempre quello di poter trasformare le parole in immagini nel modo che riteniamo più “adatt(at)o”: la differenza sostanziale tra King e Cronenberg sta, forse, nel concetto di “zona morta” in senso stretto, che per King rappresenta un certo tipo di premonizioni (quelle più confuse e di più difficile interpretazione) mentre in Cronenberg rappresenta tutte le premonizioni in generale, quasi come a dare al protagonista un maggior senso di spaesamento ed impotenza.
Christine – La macchina infernale (1983, J. Carpenter)
John Carpenter, invece, è stato uno di quei registi in grado di dare maggior visibilità a un romanzo altrimenti poco apprezzato come l’omonimo Christine, di Stephen King. Edito nel 1983, stesso anno di uscita del film, il romanzo di King è stato definito uno dei meno riusciti dai suoi fan più fedeli: il film di Carpenter, invece, è ancora oggi uno dei suoi film più apprezzati, complice anche un cast di attori straordinari, anche se poco conosciuti.
La storia, forse, la conoscete tutti: Christine è il nome di una macchina rossa, una Plymouth Fury del ’58, con poteri sovrannaturali che la fanno sembrare posseduta da un demonio. Ma forse un demone la possiede davvero ed è pronto a disseminare il terrore in tutta la città, grazie alla complicità (in)consapevole di un giovane adolescente di nome Arnie Cunningham.
Stand by me – Ricordo di un’estate (1986, R. Reiner)
Da molti definito uno dei racconti “non horror” di Stephen King, Stand by me – Ricordo di un’estate delinea, invece, un tipo diverso di terrore, più intimo e forse proprio per questo più disturbante.
Diretto da Rob Reiner nel 1986, Stand by me – Ricordo di un’estate è ispirato a un racconto chiamato “Il corpo” e racchiuso nella raccolta “Stagioni diverse” del 1982. Sefinito dallo stesso King una delle migliori trasposizioni delle sue opere, Stand by me – Ricordo di un’estate è divenuto un vero e proprio racconto generazionale, per tutti quelli che con quel film ci erano cresciuti, ma anche per chi ha avuto modo di scoprirlo solo in età adulta. Il pregio di Stand by me – Ricordo di un’estate è stato quello di raccontare il passaggio dall’infanzia all’età adulta in modo diverso e senza costrutti morali, mettendo in scena gli orrori e i dolori che, spesso, accompagnano bambini e adolescenti durante la loro evoluzione.
Divertente, drammatico, avventuroso, Stand by me – Ricordo di un’estate rimane uno dei migliori film di Rob Reiner ed una delle più belle trasposizioni di King in assoluto.
Misery non deve morire (1990, R. Reiner)
E sempre Rob Reiner dirige nel 1990 un altro cult della bibliografia Kinghiana: Misery non deve morire. Tratto dal romanzo Misery di Stephen King del 1987, la trasposizione di Reiner è forse la più fedele in assoluto, complici un cast assolutamente vicino alle caratteristiche descritte da King nel suo libro ma, soprattutto, grazie anche al talento dello stesso Reiner di rendere sullo schermo il freddo, la paura, l’angoscia e la claustrofobia del povero protagonista, costretto a scrivere un finale diverso del suo romanzo da una spietata Kathy Bates (così immersa nel ruolo da aver visto numerosi premi per la sua impeccabile interpretazione). Se non lo avete ancora visto, questo è un grande classico da recuperare (e – perchè no – da conservare nella propria videoteca).
IT (1990, T. L. Wallace)
Nei sette lunghi anni che vanno dal 1972 al 1978 l’America conosce un serial killer spietato e senza scrupoli: il signor John Wayne Gacy, “in arte” Killer Clown (perchè faceva l’animatore alle feste per bambini travestendosi, appunto, da pagliaccio), colpevole di aver torturato e ucciso 33 vittime (tra uomini e adolescenti) fino alla sua cattura nel ’78. Stephen King rimane così colpito da questa storia che decide di utilizzarla come base per la stesura di uno dei suoi romanzi più di successo, IT, che parla di clown psicopatici e bambini in fuga. Nel 1990 Wallace lo trasforma in un film tv diviso in due parti che, però, divide anche pubblico e critica e lascia King piuttosto scontento (e non soltanto lui, a dire il vero). La trasposizione televisiva di IT è intensa e accattivante, nella prima parte, ma grottesca e a tratti ridicola nella seconda, anche a causa di effetti speciali grossolani e datati già per l’epoca che distolgono l’attenzione dal dramma che si compie, invece, sullo sfondo e nell’animo dei protagonisti.
A Ottobre 2017 una nuova trasposizione del romanzo, diretta da Andrès Muschietti e scritta da Cary Fukunaga, con Bill Skarsgaad nei panni di Pennywise. Nonostante il trailer sia più che promettente, ci auguriamo davvero che il gioiello di Stephen King ottenga la trasposizione che, finalmente, merita.
The Mist (2007, F. Darabont)
Nel 2007 Frank Darabont, dopo aver già diretto Le ali della libertà e Il miglio verde, dirige The Mist, tratto da un omonimo racconto di Stephen King presente nella raccolta Scheletri.
Il film ha diviso moltissimo pubblico e critica (creando, spesso, anche microfazioni interne) per diverso tempo, ma rimane sicuramente una buona trasposizione del racconto di King, perché riesce a rappresentare in modo efficace e drammatico la rappresentazione allegorica di questa gigantesca nebbia che costringe la gente a rintanarsi in un centro commerciale, mettendola spalle al muro davanti ai propri drammi interiori e non lasciandogli alcuna via di fuga, neanche nel tragico (e meraviglioso) finale.
22.11.63 (2016, J.J. Abrams)
Jake Epping è un professore del liceo con una vita un po’ da rattoppare. Quando il suo amico Al scopre di avere un tumore, gli racconta un segreto incredibile e lo convince ad aiutarlo in un’impresa titanica che potrebbe salvare il mondo: tornare indietro nel tempo per evitare la morte di Kennedy. Per Jake, questa, potrebbe essere l’occasione per ricominciare a vivere (proprio quando il suo caro amico sta per morire).
22.11.63 è un libro diverso dal solito King, per certi aspetti, perchè la matrice fantastica è solo un espediente per soffermarsi su tematiche ben più profonde, ma è contemporaneamente un libro profondamente Kinghiano per la sua costante riflessione sulle scelte dell’uomo e sulla fragilità dell’animo umano, che è disposto a tutto pur di cambiare il corso della sua storia (e, spesso, della sua stessa vita).
La trasposizione di JJ Abrams per la televisione non è solo incredibilmente fedele a queste premesse, ma riesce in qualche modo a rendere tangibile tutto il dramma e il dolore del protagonista (con un James Franco perfetto nei panni di Jake Epping), utilizzando un contesto storico complesso e affascinante com’è stato quello degli anni ’60.