Lo stile è Crudelia! Tutti i look di Emma Stone ed Emma Thompson e gli stilisti che li hanno ispirati
Lo stile non è acqua, ma è Crudelia! Scopriamo insieme i migliori outfit del film Disney, vincitore agli Oscar 2022.
C’è poco da fare: il punto forte di Crudelia, il live action Disney con Emma Stone ed Emma Thompson, sono i costumi. Un concentrato di estrosità ed eccentricità che riesce a travolgere lo spettatore in ogni scena, facendo di ogni vestito un simbolo e un’arma e dando anima ai personaggi che indossano ora quello ora l’altro abito.
Se lo stile di Baronessa von Hellman è elegante e appariscente, quello di Cruella sa essere aggressivo, sovversivo e assolutamente dominante. I suoi vestiti non sono solo stoffe da cucire, tagliare e indossare, ma modi di stare al mondo, idee per riciclare, per attirare assolutamente l’attenzione. Ogni sua apparizione in pubblico è una performance in cui, oltre ad andare in scena la reinterpretazione dello stile punk degli anni ’70, va in passerella la sua idea di mondo, di vita, di amore e di vendetta.
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La costumista Jenny Beavan al servizio di Crudelia, il nuovo live action Disney
Nel rintracciare il vero volto della villain de La carica dei 101 la Disney si è affidata alla brillante mente di Jenny Beavan, vincitrice di ben due Oscar per Camera con vista e Mad Max: Fury Road, la quale ha detto in diverse interviste di aver elaborato delle “storie con gli abiti” e di aver preso liberamente spunto da stilisti vari e dalla moda di quel periodo, in cui lei stessa ha vissuto e che ricorda bene, così come ricorda nitidamente i negozi in cui si riforniva, dal Kensington Market a Liberty. Alla luce di questo, tornare indietro di quasi cinquant’anni non sarà stato difficile, ma rintracciare tutti i materiali necessari alla creazione dei 47 look diversi sfoggiati da Emma Stone nel film e dei 33 indossati dalla Thompson sarà stato certamente molto più impegnativo, con la troupe Disney che si è lanciata al meticoloso setaccio di tutte quelle boutique in cui è ancora possibile ripescare diversi capi vintage e meno costosi; quelli che, a detta della Beavan, la squattrinata Estella affascinata dalla moda avrebbe indubbiamente usato. Tra i posti che hanno provveduto a facilitare il riempimento di ben dieci valigie di vestiti si annoverano anche Portobello Road e il mercato A Current Affair di Brooklyn.
Crudelia: la battaglia a colpi di stile tra Emma Stone ed Emma Thompson
Parlando di stile, da quest’ultimo si dipana il fulcro della narrazione, nonché il conflitto tra Baronessa ed Estella/Cruella le quali, prima ancora di sferrare le regolari mosse di una diatriba tra datrice di lavoro e dipendente o tra competitor di pari livello, architettano quasi inconsciamente un conflitto generazionale; sottile e silenzioso quanto plateale.
Il film di Craig Gillespie ci trasporta infatti nella Londra degli anni ’70, in un periodo in cui una piccola e stravagante rivoluzione era già in atto ed è chiaro che la protagonista interpretata da Emma Stone la respira a pieni polmoni: se la gode e la fa sua, la sente sua. Il suo taglio punk sgorga limpido e incontrollato e si lascia amare proprio perché è spontaneo, caotico, diverso. Già quando rimodula la vetrina del negozio per il quale lavora come donna delle pulizie si accorge che la sua identità stilistica è anni luce differente da quella in cui si ritrova. Ma, nonostante ciò, Estella bada bene a mantenere un profilo basso, anche quando raggiunge il suo obiettivo, arrivando nella sartoria di Baronessa.
Evidentemente da quest’ultima scena iniziamo a notare un cambiamento in Estella: ha scoperto che Baronessa ha il ciondolo della madre, cominciando a elaborare il suo piano per riaverlo e vendicarsi. Non è un caso se già nella scena in cui spiega tutto ai suoi amici e complici notiamo delle sfumature meno scure (nello specifico: una camicetta in pizzo nera con dettagli che richiamano il rosso dei suoi capelli e una gonna retta e gessata, adornata sul fianco da una catena) e, di seguito, addirittura una migrazione dal nero alle tonalità del grigio e del blu.
Il favoloso abito rosso di Emma Stone nella scena “di fuoco” è ispirato alla collezione di Charles James
Certamente il meglio di Estella, almeno dal punto di vista dello stile, ce lo regala Cruella. La prima volta che il pubblico la vede nella sua nuova veste indossa un abito rosso, coperto da un mantello bianco. Essendo un evento a tema black and white (a quanto pare ispirato al famoso party organizzato da Truman Capote nel 1996 al Plaza di New York), Estella riesce a oltrepassare la soglia dell’ingresso con questa escamotage, salvo poi disfarsi del mantello bianco con un abile trucco di prestigio, ovvero, farlo disintegrare con le fiamme (tutta computer grafica in questo caso!). Ciò che resta, oltre all’appariscente capigliatura e allo sguardo oscurato dalla maschera, è un abito rosso lungo fino ai piedi, che dice di aver preso da una vecchia collezione di Baronessa, salvo poi “migliorarlo”. Nella realtà è invece ispirato a uno dei più grandi stilisti del XX secolo, che influenzò persino Dior: Charles James e, nello specifico, alla collezione Tree del 1955, creata da James in onore sia di una sua cliente (Peabody Fitzgerald Tree, madre della modella Penelope Tree) sia della pianta che viene in mente nell’osservare questo assemblamento di drappeggi su corpetti rigidi.
Lo zampino di Alexander McQueen e Vivienne Westwood nei vestiti del film Disney
Tra le ispirazioni modaiole non manca quella ad Alexander McQueen, ma anche al brand Bodymap e alla principessa punk tedesca Nina Hagen, la cui immagine sulla copertina del disco That’s why the Lady is a Punk non può non far venire in mente quella di Emma Stone in Cruella. Il trucco nero e marcato la ricorda perfettamente, mentre la giacca militare impreziosita di catene ricorda lo stile di Vivienne Westwood.
Sulle Dr. Martens, invece, si intrufola la storia della costumista Beaven, che ricorda ancora della sua giacca molto simile al costoso e inarrivabile modello della Westwood, che indossava – come racconta a Elle – con una gonna soffice e leggera e con le famose e già citate scarpe ai piedi. A proposito della vaporosa gonna con la quale copre la macchina della Baronessa, rubandole la scena, è stata creata dalla costumista Kirsten Fletcher e dai suoi studenti, applicando a mano un numero quasi infinito di petali (oltre 300) e cercando di trovare una soluzione alla realizzazione di una gonna che non fosse troppo pesante da indossare ma al contempo consistente abbastanza da coprire di netto la macchina. Anche il corpetto con carri e cavalli è in sé un’opera d’arte!
Nel live action Disney non può mancare poi la citazione a Christian Dior e c’è persino la mano di Nicholas Ghesquière, direttore creativo di Louis Vuitton. Il completo in pelle nera ha delle linee taglienti e geometriche. L’alternarsi della pelle tono su tono fa pensare a una scacchiera, mentre le spalle squadrate e voluminose sono tipiche della moda che stava prendendo piede in quegli anni, ma fungono anche da armatura: ossa più spigolose e consistenti grazie alle quali Estella si fa largo in un mondo che dopo la rivelazione di Baronessa si mostra più cruento e difficile che mai. La scena in cui la vediamo portare a spasso i dalmata è inserita cronologicamente all’inizio della sua evoluzione in Cruella e conserva della vecchia Estella perlopiù il colore scuro, mentre lo stile inizia a emergere con delicata prepotenza.
Le linee diventano più potenti, i tessuti via via più pesanti, come se dovessero talvolta proteggerla da qualcuno o qualcosa. L’uso della pelle ritorna anche in un nuovo outfit, stavolta la giacca che la Stone indossa ha le spalline più alte e rinforzate e la fantasia ricorda quella dei pneumatici. La scritta sul suo volto, proprio sugli occhi – “The Future” – è un autentico manifesto e una provocazione. Col rossetto rosso glitterato, perfettamente stridente col resto, Cruella fa la sua aperta dichiarazione di guerra alla Baronessa, sottolineando come la sua moda sia ormai superata.
Cruella e il vestito fatto di rifiuti, da un’idea di John Galliano. Ma quanto è lungo?
Di grande impatto, all’interno del film Disney, è anche la scena in cui la protagonista sfoggia un vestito ricavato da un’obsoleta collezione della Baronessa, a sottolineare che riesce a rivalutare e migliorare anche gli scarti della sua rivale. Cruella si fa catapultare sul red carpet direttamente dal camion dei rifiuti, salvo poi sfrecciare via con l’infinita coda al vento: oltre 12 metri di puro stile.
Tuttavia già Zoolander ci aveva deliziati con un’idea simile, portata all’interno della pellicola dal villain, che si diletta a creare una linea ispirata ai senza tetto americani. Ma nella reltà non c’è nessun cattivo, bensì la genialità del designer John Galliano, il quale propose nella sua Hobo collection, nel 2000, una linea di abiti ispirata ai clochard che incontrava lungo la Senna, provocando polemiche, ma anche ammirazione (dall’attrice Sarah Jessica Parker).
Tra gli outfit più belli della protagonista vi è anche un vestito con spalline trasparenti e il corpetto a vista, adornato abilmente e meticolosamente da un ventaglio fatto con un foglio di giornale in cui, guarda un po’, si parla del successo di Cruella!
Le pellicce di Crudelia
Ci sono anche sprazzi degni di Lady Gaga nel film Disney, come ad esempio la scena in cui indossa dei pantaloni paillettati. Quella che fa più discutere, però, è senza dubbio la scena in cui Emma Stone sfila con la sua pelliccia. Tutti ci siamo chiesti se fosse o meno autentica, visto l’arcinoto amore per i pellami della villain Disney, ma la casa di Topolino è stata molto rispettosa della moderna sensibilità, che certo negli anni ’70 non era così in voga, usando tessuti tecnici stampati e non pellicce vere. Una scelta che lascia un po’ basiti, anche se non intacca per niente lo stile della Stone, a cui il cappotto bicolor stretto in vita sta divinamente.
Baronessa von Hellman e gli outfit impreziositi dai diamanti di De Beers
Totalmente differente, come accennavamo in apertura, è lo stile pensato per Baronessa von Hellman, molto più vicino agli anni ’50 e ’60 e quindi sì elegante ed elaborato, ma privo di quella verve che caratterizza invece Crudelia. Le linee che disegnano i suoi abiti sono definite, sinuose, ingombranti e autoritarie. In lei si riversa la rappresentazione dell’establishment, di un sistema retrogrado da fare a pezzi. Creati con l’aiuto della costumista Jane Law, i suoi outfit sono caratterizzati da fazzoletti annodati al capo che coprono totalmente i capelli. Quest’ultimi appaiono raccolti in acconciature atte ad allungare la figura della Baronessa, così da renderla ancora più imponente. A differenza della capigliatura di Cruella, sempre spettinata e che salta fin da subito all’occhio, quella della sua rivale è perfettamente in ordine.
A dare un plus al suo stile sono però anche i gioielli abbinati ai vari abiti e le tonalità che indossa, sempre tendenti verso le nuances del marrone, del crema e del beige. Oltre all’abito bicolor in cui la vediamo avvolta nel fatidico party, tra gli abiti più belli indossati da Emma Thompson si annovera certamente quello dell’ultima sera, abbinato da gioielli di raffinatissimo pregio. A tal proposito vale la pena citare De Beers, una delle maison di diamanti più importanti al mondo, che ha provveduto a fornire all’attrice alcuni gioielli rarissimi, come la collana Diamond Legends, ispirata alle ali di Cupido.
La moda della Baronessa è fatta di convenzioni, di drappeggi, di regole ben precise e fattezze quasi teatrali; i tessuti sono pregiati, raffinati, notevolmente costosi. Tuttavia lo stile della Thompson passa quasi in secondo piano, arzigogolato ma già visto; riesce a catturare la nostra attenzione in un abito in particolare, disegnato da Estella ma con lo stile di Baronessa. Parliamo dell’abito divorato dalle farfalle, il cui stile rimanda alle composizioni di Dior.
Insomma, di citazioni modaiole in Crudelia ce ne sono davvero tante e tutte certamente azzeccatissime e meravigliose. Quindi, che piaccia o no, questa origin story ha stile da vendere!