Sully: la storia vera del film di Clint Eastwood con Tom Hanks

La storia vera di Sully, film con cui Clint Eastwood ha omaggiato l'incredibile impresa di salvataggio del pilota Chasley "Sully" Sullenberger, interpretato da Tom Hanks. 

Sully è il penultimo film diretto da Clint Eastwood, in attesa che l’ottantottenne autore torni in sala nel 2019 con The Mule, che sarà tratto da una storia vera con protagonista un personaggio emblematico e sulla carta sfaccettato, esattamente come American Sniper, Ore 15:17 – Attacco al treno e, appunto, Sully.

Sully: la storia vera dell’ammaraggio e quella più ambigua dell’indagine

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Sully racconta dell’incredibile ammaraggio d’emergenza sul fiume Hudson con cui il 15 gennaio 2019 il pilota Chesley “Sully” Sullenberger (interpretato da Tom Hanks), decollato da soli sei minuti dal John Fitzgerald Kennedy di New York, salvò tutte le 155 persone presenti a bordo. L’aereo, l’Us Airways 1549, aveva, appena alzatosi in volo, impattato uno stormo di uccelli; lo scontro ha avuto come conseguenza la perdita di entrambi i motori e, quindi, l’impossibilità di continuare il volo. La “risposta” di “Sully” fu un’impresa al limite dell’impossibile grazie alla quale il pilota divenne immediatamente un eroe nazionale, celebrato ovunque nella nazione, invitato in programmi tv e spinto a scrivere un libro che raccontasse la vicenda.

“Sully” Sullenberger e il suo co-pilota furono contemporaneamente protagonisti di un’indagine interna da parte della NTSB (La “National Transportation Safety Board”), l’ente governativo che indaga sugli incidenti di navi, treni e aerei. L’obiettivo era indagare perchè il pilota avesse scelto di sfidare l’impossibile con l’ammaraggio sul fiume, sfiorando i grattacieli di Manhattan e il “traffico” di imbarcazioni tipico dell’Hudson e quindi rischiando una strage dalle proporzioni colossali, quando ci sarebbero state le piste di due aereoporti nelle vicinanze. Per il pilota la motivazione della sua scelta stava nel fatto che l’aereo non avrebbe avuto tempo di raggiungere le piste proposte, e alla fin dei conti le indagini gli diedero ragione.

Dopo l’adrenalinico ed emozionante racconto dell’incidente e del salvataggio, ricostruito con una precisione che sorprese il vero “Sully” e capace di creare suspance e tensione nonostante si sapesse già come sarebbe andata a finire, il film di Clint Eastwood si concentra soprattutto sull’indagine. Racconta principalmente l’interiorità del protagonista, uomo assolutamente qualunque travolto da una fama improvvisa e “più grande di lui” e improvvisamente al centro di un’indagine che mette in dubbio la bontà della sua azione e la sua buonafede causando ansie e sensi di colpa. Inizia, per esempio, a soffrire di incubi e allucinazioni. Nel film infatti l’indagine viene raccontata come se il pilota fosse sul banco degli imputati; simulazioni e prove contraddicono la scelta dell’ammaraggio sull’Hudson, e continuo è il controcanto alle sue testimonianze. In qualche modo è come se venisse messo in scena il contrasto tra il sistema burocratico e l’individuo.

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Proprio questo punto, come visto assolutamente centrale, è stato l’elemento che ha sollevato un polverone di polemiche sulla fedeltà e sulla verosimiglianza del film. La NTSB ha protestato, sostenendo, da più voci dei protagonisti di allora, che l’indagine non era assolutamente mirata a dubitare le gesta di “Sully” e a metterlo sul banco degli imputati. Era un atto dovuto mirato a capire come fossero andate effettivamente le cose e a prendere decisioni per evitare eventi simili nel futuro, e che le conclusioni hanno sottolineato come tutto fosse stato fatto nel migliore e più incredibile dei modi. I commissari che hanno coordinato l’indagine e interrogato il pilota hanno anche affermato di avere davvero fatto le domande presenti nel film, ma che queste sono parte di una procedura standard e non volevano mettere minimamente in dubbio la bontà e l’efficacia della manovra del protagonista. La NTSB protestò anche per il fatto di non essere stata contattata in fase di preparazione del film, cosa che invece avvenne con il vero Sully, il suo co-pilota, i membri dell’equipaggio e con chi ha avuto in qualche modo a che fare con l’ammaraggio.

Sully e l’eroe eastwoodyano simbolo della nazione

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Aldilà di chi ha ragione e chi ha torto su questa questione, la scelta di insistere e rappresentare in un certo modo l’indagine e i suoi effetti sull’interiorità del protagonista può essere letta in un’altra ottica che mette in secondo piano la verità dei fatti, in qualche modo andando oltre la verosimiglianza pura che ci si aspetta dai film tratti da una storia vera. una chiave di lettura che inserisce Sully nel percorso di un autore che, forte della sua icona conservatrice e reazionaria, ha saputo raccontare il lutto della nazione post 11 settembre ( L’allucinazione più “forte” e significativa avuta dal protagonista è il suo aereo che si schianta in piena Manhattan) e il suo superamento.

Eastwood ha raccontato lo smarrimento del popolo statunitense prima immergendolo nella cupezza senza speranza di Mystic River (2002), poi suggerendo una strada di ripartenza e redenzione con il sacrificio della sua icona di individualista reazionario in Gran Torino e poi raccontando in maniera ambigua e sfaccettata una serie di personaggi sfaccettati, ambigui ed esemplari, da Edgar Hoover in J Edgar al cecchino protagonista di American sniper. In questi ultimi due film in particolare si nota, più o meno tra le righe, una sorta di conflitto tra l’individuo e il contesto politico, ideologico e storico, in un certo senso vincolante per le scelte e i comportamenti (si veda l’omosessualità continuamente repressa di J Edgar, o le ossessioni e la vita privata a pezzi del cecchino). Questi “sacrifici interiori” sono stati una maniera per rielaborare, attraverso vicende e personalità emblematiche nella loro importanza storica come nella loro ambiguità e mischiando orgoglio e critica, la storia passata e recente degli Stati Uniti, che sotto ogni punto di vista necessitava di una nuova rielaborazione dopo il trauma dell’11 settembre.

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In Sully questo contrasto tra individuo e sistema è invece raccontato in maniera decisamente meno ambigua. Il protagonista è un eroe senza se e senza ma, e la commissione che dà vita all’indagine appare innegabilmente opprimente, nonostante ceda alle ragioni e all’eroismo del protagonista. Sully e il suo eroe sono quindi quasi un punto d’arrivo, il momento della definitiva rielaborazione del lutto, nel quale si può tornare ad esaltare le qualità e le capacità eroiche dell’uomo qualunque e dell’individuo da sempre, in maniera ambigua o meno, centrale nel cinema di Eastwood. Nonostante negli incubi e negli smarrimenti interiori il trauma inevitabilmente riecheggi ancora, come una paura insopprimibile e pronta a riemergere.