Tenet: la spiegazione del finale e le risposte a tutti i quesiti irrisolti
Dal significato del titolo al Quadrato Magico del Sator, dalla verità sul Protagonista alla tenaglia temporale, proviamo a capire il mondo alla rovescia di Tenet.
Il tempo è immutabile. La spiegazione finale di Tenet è racchiusa in queste quattro parole. Prima di comprendere appieno il loro significato però è necessario percorrere un viaggio nello spazio e nel tempo stesso, un viaggio in cui non c’è “prima” né “dopo”, ma è sempre tutto “adesso”. Christopher Nolan ha chiamato questo viaggio Tenet (qui la nostra recensione) e lo ha infarcito di simbologia e paradossi che vanno però a comporre quello che forse è il film più chiaro del regista, un’opera in cui il finale non lascia spazio a dubbi e che porta sul palcoscenico la battaglia contro il futuro che stiamo combattendo da sempre.
Tenet: premessa e personaggi
Prima di procedere con la spiegazione vera e propria del finale e con gli altri quesiti sollevati da Tenet è bene fare un recap dei personaggi e di quello che succede nel film, visto soprattutto che la particolare regia di Nolan e la quantità di informazioni rivelate dalle varie figure in gioco potrebbero aver reso abbastanza ostica la visione di quello che altro non è che uno spy-thriller d’azione con i viaggi nel tempo.
Il Protagonista (John David Washington) – nome a cui più avanti proveremo a dare una spiegazione – è un agente speciale che dopo un’operazione fallimentare all’Opera di Kiev viene catturato da alcuni soldati nemici, ma prima di essere interrogato riesce, almeno apparentemente, ad uccidersi con una pillola fornita in dotazione agli agenti segreti proprio nel caso di queste evenienze.
La pillola però non lo uccide davvero e Il Protagonista viene contattato da questa misteriosa organizzazione dal nome palindromo Tenet che lo mette al corrente di qualcosa di ben più letale di un gruppo di terroristi all’Opera di Kiev, ovvero la fine del tempo. Da qui parte un vero e proprio film d’azione molto simile a una pellicola di James Bond con il cattivo della situazione Andrei Sator (Kenneth Branagh) che vuole distruggere il mondo, la sua ex-moglie Kat (Elizabeth Debicki) che potremo considerare quasi come una vera e propria Bond-girl; gli agenti Neil (Robert Pattinson) e Ives (Aaron Taylor-Johnson) che fanno da spalla al Protagonista, mentre Laura (Clémence Poésy) e Mahir (Himesh Patel) occupano rispettivamente il ruolo di informatrice e supporto tecnico. Inoltre, in questo mondo di spie non mancano i contatti con la malavita, impersonati da Priya Singh (Dimple Kapadia) e quelli con il governo che hanno invece il volto di Sir Michael Crosby (Michael Caine).
Con questo quadro completo sui personaggi, vediamo come essi si muovono all’interno della pellicola tenendo a mente una cosa fondamentale per la comprensione del film: tutto sta accadendo nello stesso momento. Noi spettatori seguiamo le vicende del Protagonista ma prima e dopo non esistono e tutto sta già accadendo.
Tenet: la trama spiegata, cosa succede durante il film
Reclutato da Tenet, Il Protagonista viene informato dalla scienziata Laura che esistono dei materiali capaci di funzionare al contrario, proprio come se tornassero indietro nel tempo. Per fargli capire di cosa sta parlando gli mostra un muro crivellato di colpi e una pistola che è come se invece di sparare risucchiasse i proiettili dalla parete, rimettendo i danni causati a posto e riportando la pallottola nel caricatore. Questi proiettili invertiti funzionano al contrario e il loro flusso temporale scorre in maniera diversa rispetto a quello percepito. In Tenet, infatti, i personaggi vivono le ripercussioni di alcuni avvenimenti ancora prima che questi accadono. La paura è quella di dover vivere le conseguenze di una bomba atomica senza che questa sia mai stata lanciata.
Il Protagonista decide così di mettersi sulle tracce dei proiettili invertiti risalendo ad una trafficante d’armi, Priya. Questa lo informa che c’è un uomo, un certo Andrei Sator, che pare comunichi direttamente con il futuro. Il Protagonista risale quindi a all’ex-moglie di Sator, Kat, e scopre che la donna viene ricattata costantemente dal marito perché, in quanto famosa esperta d’arte, aveva fatto passare un quadro come Goya autentico quando invece era solo una falso quasi perfetto prodotto dal suo amante Arepo. Il Protagonista si offre di recuperare quel quadro dal deposito privato di Sator per scagionare la donna e permettere a questa di rivedere suo figlio. La donna è infatti terrorizzata dal fatto che Sator potrebbe portargli via per sempre il figlio.
Per recuperare il quadro, il Protagonista si fa aiutare da altri due agenti segreti Mahir e Neil. L’operazione è un fallimento e durante il furto Il Protagonista e Neil vengono attaccati da un uomo mascherato che solo Neil riesce a vedere in volto (ricordatelo, è importante). Nonostante tutto, però, Kat riesce a far incontrare Sator a Il Protagonista, che si finge un ex agente americano e propone a Sator di rubare il plutonio insieme. Durante il furto, però, Sator non si fida e si presenta nel bel mezzo della rapina facendosi consegnare dal protagonista la refurtiva appena rubata, durante una sequenza invertita in cui una macchina grigia fa un incidente al contrario (ricordate anche questo).
Poco dopo le cose si fanno ancora più strane perché raggiunto l’edificio successivo viene mostrata una stanza, divisa da una vetrata e unita da una macchina con una doppia porta stagna che permette a chi è da una parte (futuro) di comunicare con chi è dall’altra (passato). Il Protagonista ha infatti ingannato Sator consegnandogli solo la scatola vuota senza refurtiva, che non era in realtà plutonio ma un pezzo dell’algortimo, simile all’altro visto all’Opera di Kiev all’inizio del film. Il Protagonista comincia ad essere molto confuso e, dopo aver rivelato la posizione del pezzo a Sator, scopre che gli agenti portati da Neil, tra cui Ives, fanno parte di Tenet e che Neil stesso sapeva dell’esistenza del mondo invertito. Nel mentre Sator spara a Kat con una pallottola invertita e per salvarla Il Protagonista decide di viaggiare indietro nel tempo e provare a fermare Sator. Torna quindi all’inseguimento visto nella scena prima (in un mondo al REWIND) e mentre il se stesso del passato sta scambiando la valigetta vuota con Sator del passato, il se stesso del futuro fallisce nell’impedire che Sator del futuro prenda l’algoritmo e fa l’incidente con la macchina grigia visto prima.
Neil informa Il Protagonista che “quello che è successo è successo” e insieme viaggiano con Kat in questo mondo al REWIND fino a raggiungere il luogo in cui avevano tentato di rubare il falso Goya e dove è presente un altro macchinario per ritornare al tempo corrente, come per rimettere PLAY. Ci riescono e si scopre che l’uomo mascherato che Neil aveva visto in precedenza altri non era che Il Protagonista. Con questa manovra Kat viene salvata perché la pallottola da cui era stata colpita era una pallottola inversa e muovendosi al contrario hanno evitato che questa uccidesse Kat. Ancora convinto di poter evitare il futuro, Il Protagonista va a chiedere alla Priya del passato di non parlargli nel futuro di Sator in modo che questo non possa impossessarsi dell’ultimo pezzo dell’algoritmo, questa gli dice però che ciò non è possibile perché è già successo.
A questo punto possiamo fermarci un attimo e fare il punto della situazione sul mondo invertito: tutte le stranezze del film sono rese possibili grazie ad una scienziata del futuro che ha sviluppato un algoritmo per invertire il flusso del tempo e permettere all’umanità di vivere a ritroso. Sconvolta dal pericolo della sua invenzione, paragonabile a quello della bomba atomica, la donna decide di rendere tangibile l’algoritmo, di dividerlo in 9 parti e di viaggiare a ritroso per nasconderle nei 9 luoghi più impenetrabili del mondo: i depositi di Plutonio di ogni nazione. Dal futuro però qualcuno riesce a comunicare con un giovane Andrei Sator e gli fornisce i mezzi e il denaro per appropriarsi delle 9 parti dell’algoritmo e metterle in una capsula temporale che, una volta sotterrata da un’esplosione, rimarrà lì finché, anni più tardi, gli uomini che lo hanno ingaggiato potranno attivare l’algoritmo e tornare indietro. Il mondo del futuro è infatti distrutto dai cambiamenti climatici devastanti e gli uomini del futuro vogliono tornare indietro combattendo una disperata lotta contro i loro antenati e mettendo in atto il paradosso del nonno (che approfondiremo nei prossimi capitoli).
Kat rivela a Il Protagonista che Sator è malato terminale e la sua vita viene monitorata dall’orologio che porta sempre con sé e che una volta riuniti i pezzi dell’algoritmo sicuramente tornerà al momento più felice della sua vita e si ucciderà, così che l’orologio possa sigillare per sempre la capsula temporale con un’esplosione e causare la fine del mondo. La donna riesce ad intuire che il momento di massima felicità di Sator si trova nel passato, quando era in vacanza in barca in Vietnam insieme a lei. All’epoca aveva tentato di riallacciare i rapporti con Sator per non perdere il figlio, ma dopo un piccolo litigio aveva visto un’altra donna tuffarsi dalla barca di Sator e aveva pensato che fosse una sua amante. Nonostante ciò, aveva provato invidia per la libertà di quella donna (ricordatelo).
Così, mentre Kat del futuro viene mandata indietro sulla barca in Vietnam per impedire al Sator del futuro di uccidersi e causare la fine del mondo, Il Protagonista, Neil e Ives formano due squadre tattiche per recuperare i pezzi dell’algoritmo dal deposito sotterraneo di Sator. Le due squadre, una rossa e una blu, dovranno agire in maniera sincronizzata per 10 minuti solo che una delle due squadre agirà a ritroso. Sator però si accorge che la Kat che ha lì è quella del futuro e la donna è quindi costretta ad ucciderlo e scappare dalla barca tuffandosi mentre la Kat del passato vede una donna lasciare la barca (la stessa donna libera di cui aveva parlato in precedenza). Nel mentre, le due squadre riescono a salvare la situazione e a prendere l’algoritmo che viene diviso in più parti tra Ives, Neil e Il Protagonista, che scopre di essere stato lui ad aver reclutato Neil in Tenet. Dopo essersi ricongiunto con Kat, il Protagonista le fornisce un cellulare e le dice di chiamarlo nel caso si dovesse sentire minacciata, in qualsiasi tempo.
La scena finale vede Kat nel futuro andare a prendere il figlio a scuola mentre qualcuno in macchina li osserva. Kat telefona subito al Protagonista che compare nell’auto e uccide Priya prima che questa uccida Kat e il bambino. Il film si chiude così, ma tranquilli, se avete perso qualche passaggio è normale e nel prossimo capitolo vi sveleremo tutti i segreti nascosti nel finale.
Tenet: la spiegazione del finale
Alla fine del film si scopre che Il Protagonista è il capo dell’organizzazione Tenet e che solo dopo aver vissuto gli eventi del futuro capisce che deve agire nel passato per creare Tenet e reclutare Neil, che è uno dei personaggi più importanti di tutta la storia. Alla fine, infatti, la squadra del protagonista è bloccata da una porta e non può raggiungere il soldato nemico che sta buttando l’algoritmo nella capsula temporale. Dall’altra parte della porta c’è un cadavere di un soldato con il casco che gli copre la faccia e un laccetto rosso agganciato allo zaino. Questo, ad un certo punto, si alza muovendosi a ritroso, la pallottola che l’ha ucciso torna indietro, apre la porta al Protagonista e scappa nel corridoio.
Durante la scena di commiato con Neil e Ives Il Protagonista si accorge che Neil ha lo stesso laccetto rosso legato allo zaino proprio quando questo gli affida il suo pezzo dell’algoritmo e gli dice che deve tornare indietro. Risulta chiaro, quindi, che Neil si muove a ritroso per aprire il passaggio al Protagonista nel passato e dopo muore. Il Protagonista prova nuovamente a dissuaderlo ma, come dicevamo in apertura, il tempo e immutabile, Neil lo sa bene e decide di procedere per la sua strada. Non è la prima volta però che Neil salva la vita al protagonista perché questo lo ha già fatto all’inizio del film. C’è infatti un soldato mascherato con lo stesso laccetto rosso che salva il Protagonista dall’esplosione dell’Opera di Kiev.
Alla fine del film, il viaggio di Neil finisce per permettere a quello del Protagonista di iniziare, proprio come la tecnica della tenaglia temporale (che vedremo approfonditamente più avanti). Neil e Il Protagonista agiscono nel tempo da più fronti per fare in modo che l’uno istruisca l’altro. Neil, il Protagonista e Ives sanno che devono nascondere l’algoritmo e poi morire ma sta a loro decidere quando. Nella scena finale, quando Priya vuole uccidere Kat e il bambino considerati rei di sapere e aver visto troppo, il Protagonista la uccide perché sa che loro sono importanti tasselli per preservare l’immutabile circolo del tempo, anzi in questo caso il quadrato. Il quadrato infinito del Sator che approfondiremo nel prossimo capitolo è la magica iscrizione latina che permea il film e gli fornisce più di un significato simbolico.
Tenet: il quadrato del Sator e la simbologia del film
Il quadrato del Sator è uno dei misteri della storia dell’uomo, comparso sottoforma di iscrizione in diverse zone d’Europa e su numerosi reperti archeologici. È composto da 5 parole latine dai diversi significati e che, una volta giustapposte in forma quadrata, creano un’iscrizione palindroma da qualsiasi lato la si legga. Una frase infinita che ripete sempre le stesse parole, un po’ come gli eventi in Tenet che, nonostante le numerose direzioni intraprese e le scelte operate, risultano sempre gli stessi.
S A T O R
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S
Secondo la lettura bustrofedica del quadrato esso significa “L’uomo decide le sue azioni quotidiane, ma soltanto Dio decide il suo destino“. Volendo vedere questa lettura – quindi -nell’ottica di Tenet, potremo dire che “I personaggi della vicenda decidono le loro azioni, ma soltanto il tempo decide il loro destino”. O, andando ancora di più sul meta, potremo dire che “I personaggi del film compiono le azioni ma è il regista stesso a scegliere il loro destino”, un riferimento al lavoro di cineasta che Nolan aveva già sottolineato con Inception, dove ogni personaggio può simboleggiare il ruolo di un addetto ai lavori di un film: dal regista allo scenografo, dalla comparsa allo sceneggiatore.
Il quadrato del Sator però non è presente solo come idea all’interno del film anzi appare più volte ma smembrato nelle parole che lo compongono: Sator è il cognome del villain della pellicola; Arepo il nome del misterioso falsario di Goya amante di Kat; Tenet è come viene chiamata l’organizzazione che si occupa di preservare il tempo; Opera si riferisce all’Opera di Kiev in cui il film ha inizio e infine Rotas è il nome del caveau in cui vengono custoditi i quadri all’aeroporto. Tenet è l’unica parola del quadrato che si incrocia al centro e fornisce una struttura e un senso al resto, un po’ come l’organizzazione stessa del Protagonista.
Infine, c’è un altro piccolo dettaglio del quadrato che potrebbe essere una coincidenza, ma potrebbe anche rivelarsi fondamentale per le teorie sull’identità di Neil che vedremo nel prossimo capitolo. I primi esemplari del quadrato, infatti, furono trovati a Pompei nel 1925 e poi nel 1936. Davvero una curiosa coincidenza visto che anche il figlio di Kat nel film deve recarsi a Pompei a vedere gli scavi archeologici.
Chi è realmente Neil? L’avventura dell’altro protagonista di Tenet
Se fino ad ora ci siamo mossi su un tragitto di idee abbastanza solido da seguire, da questo capitolo in poi lasciamo la strada sicura per prendere lo sdrucciolevole percorso delle teorie. Nel farlo partiamo proprio con Neil, un personaggio importante quasi quanto Il Protagonista ma che viene quasi oscurato dalle azioni di quest’ultimo. Neil è un agente addestrato della Tenet che sembra sapere esattamente come vada il futuro, quali sono le azioni da compiere e anche alcune abitudini del Protagonista, come dimostra il momento in cui gli offre da bere e poi dice “ah giusto! tu non bevi mai in servizio“.
La risposta a questa apparente preveggenza di Neil la fornisce il finale del film quando si scopre che l’uomo aveva salvato il Protagonista in più occasioni e alla fine si sacrifica per salvare il mondo. Fine e principio sono però due concetti che in Tenet lasciano il tempo che trovano, tutto accade nello stesso momento e anche se Neil “alla fine” muore, allo stesso tempo vive, anzi deve ancora essere reclutato da Il Protagonista che gli svelerà come fare poi a reclutare egli stesso in futuro e a spingerlo a creare Tenet.
Sotto questo aspetto risulta interessante la figura del figlio di Kat, un bambino importantissimo e che la donna vuole proteggere ad ogni costo. È possibile che questo bambino sia in realtà proprio Neil, addestrato dal protagonista per diventare l’agente del futuro che lo salverà e istruirà nel passato. Questo è forse uno dei motivi che spinge Il Protagonista a consegnare il telefono a Kat alla fine del film, dicendole di chiamarlo in caso di pericolo. Neil ha un compito e non può morire da bambino, perchè morirà da adulto, è già successo e così deve essere. Inoltre il figlio di Kat, proprio come gli archeologi che hanno scovato il primo quadrato del Sator, si reca agli scavi di Pompei e forse, senza neanche saperlo, si trova di fronte lo schema dell’intero film racchiuso in un’effige da 5 parole.
AGGIORNAMENTO: Inoltre, il nome del figlio di Kat è Max, abbreviazione di Maximillien, un nome che se letto invertito diventa Neillimixam, e abbreviato è Neil, una coincidenza? (Ringraziamo Federico Bulgheri per la segnalazione)
Tutte teorie e supposizioni che però ci portano naturalmente a ragionare sull’argomento del prossimo capitolo, la natura de Il Protagonista.
Tenet: perché il personaggio principale si chiama Il Protagonista?
E qui dobbiamo scendere per forza nella meta-narrazione tanto cara al cinema di Nolan. Perché l’eroe di Tenet si chiama Il Protagonista? Qual è il suo vero nome? Cos’ha fatto di così sbagliato per non meritarlo? Tutte domande lecite ma la verità è che Il Protagonista siamo noi, Gli Spettatori. Raccontare una storia come Tenet, che sta succedendo tutta nello stesso momento, richiedeva un punto di vista preciso da seguire, un’ancora per evitare di perdersi nel mare del tempo e allora eccolo, l’agente segreto che più volte ripete “sono Il Protagonista” quasi come a volersi caricare l’intero onere di raccontare la storia o a volerci spoilerare velatamente che c’è lui dietro a Tenet e alla salvezza del mondo.
Il Protagonista è quindi la metafora dello spettatore che arriva in sala e guarda, che segue una storia dall’esatto momento temporale in cui il regista sceglie di farla partire. Tenet, proprio come Memento, potrebbe quasi essere montato al contrario, assistendo prima alle scene inverse e trovandosi di fronte tutta la verità sin dai primi minuti. È la scelta di Nolan di ancorare il nostro sguardo inconsapevole allo stesso sguardo inconsapevole (inizialmente) del Protagonista a rendere tutto speciale, a creare quella magia chiamata cinema e che ci fa saltare sulla poltrona negli ultimi minuti, quando i nodi vengono al pettine.
In una storia raccontata da tante voci che parlano tutte nello stesso momento, un Protagonista era essenziale e, anche se è Nolan ad aver scelto per noi, ci ha reso tutti dei Protagonisti.
Che cosa è l’algoritmo e come funziona la tecnologia di Tenet?
Dopo questo lungo excursus su personaggi, significati simbolici e interpretazione del finale, è bene soffermarsi un attimo anche sulla tecnologia usata nel film. Come funziona il mondo invertito in Tenet? Nel film non viene mai davvero spiegato e, ai fini della narrazione, non è così importante, ma in pratica è come ascoltare contemporaneamente i due lati (A e B) di un’audiocassetta ma. stando da una sola parte (quella del Protagonista/Spettatore, appunto), la musica del lato B risulta invertita. Muovendosi nel lato B, i personaggi hanno bisogno di indossare un respiratore perché l’aria non è respirabile.
A rendere possibile tutto questo è il già citato algoritmo, un’accozzaglia di strani meccanismi futuristici che possono causare la fine del mondo, che oggi non possono essere compresi ma un domani sì. Volendo spostarci nel meta anche in questo caso, l’algoritmo è la metafora della “bomba che non è esplosa” quella che viene nominata alla fine del film. Un monito sul futuro, se vogliamo, perché i problemi di domani vanno affrontati nel passato, oggi, ora che il mondo non è finito, che gli oceani non hanno inondato la terra come successo nel futuro del film. Un risultato disastroso, che non è solo frutto di un film ma uno scenario possibile anche nella realtà. L’umanità, infatti, sfrutta attualmente la Terra il 60% in più di quanto si possa rinnovare. È come se ogni anno venissero consumate le risorse di 1,6 pianeti Terra. Risorse che vengono sottratte ogni giorno al nostro futuro.
La tenaglia temporale: una partita a biliardino con il futuro, rossi contro blu, o quasi
L’uomo del futuro in Tenet ce l’ha con l’uomo del passato e innesca quella che nel film viene chiamata una tenaglia temporale. In guerra la tattica a tenaglia prevede di attaccare uno stesso luogo da più fronti (come succede anche alla fine del film). L’uomo del futuro attacca quindi il passato dal futuro stesso e dal passato in veste di Sator. Allo stesso modo la Tenet difende con una tenaglia temporale che vede sui due fronti il Protagonista, che deve essere istruito su tutto e Neil che invece è già stato istruito. Più avanti, in quello che il film non mostra, il Protagonista farà il contrario con Neil. Ogni cosa nel film sembra essere una tenaglia temporale, anche il percorso di Kat che vede se stessa saltare dalla nave in Vietnam. Entrambe le Kat mettono in moto una tenaglia per attaccare e sconfiggere Sator dal passato al futuro.
Mentre queste tenaglie risultano più nascoste, quella più esplicita è la battaglia finale in cui la base di Sator viene attaccata in maniera naturale e in maniera invertita dalla squadra rossa e dalla squadra blu. Quasi una partita a calcio balilla in cui i giocatori (solitamente rossi e blu) spingono dalla loro parte di campo per raggiungere un risultato, risultato che viene combattuto nel mezzo, tra le due squadre, tra i giocatori, tra il prima e il dopo, adesso.
Lo stesso titolo Tenet, con le due parti della scritta ribaltate sta a simboleggiare proprio questa battaglia finale combattuta in 10 minuti (Ten-Ten) sui due fronti opposti.
La pillola grigia di Tenet e le pillole di Matrix
Volendo pensare sempre per meta-narrazioni, la pillola grigia che il protagonista prende per uccidersi all’inizio del film potrebbe quasi dare tutta un’altra connotazione all’opera. Tutti noi siamo infatti consapevoli della “bomba che non è esplosa” ma la cosa non ci preoccupa perché è quella che esplode a fare danni e vittime. Prendendo la pillola grigia è quasi come se il protagonista scelga di vedere la realtà, di credere nella realtà che ogni proiettile ancora non sparato possa lo stesso uccidere. Finisce quindi in un mondo che prima non pensava possibile, un mondo che viaggia al contrario dove un cattivo megalomane sta per far collassare il tempo. Proprio come Neo in Matrix che sceglie la pillola rossa e di sapere la verità spezzando l’illusione che fino a quel momento lo aveva imprigionato.
Il paradosso del nonno e come funziona in Tenet
Infine c’è un ultimo discorso da fare, che ci riporta poi alle quattro parole con cui abbiamo aperto questo articolo. Nel film viene nominato Il paradosso del nonno, un paradosso che suppone che un nipote possa tornare indietro nel tempo e uccidere suo nonno prima che questo generi la sua discendenza. L’uccisione rende però impossibile la nascita del nipote e quindi la morte del nonno. Un paradosso che trova una soluzione alternativa nella teoria dei multiversi che però non è il caso di Tenet (ma quello di Dark). Nel film, infatti, Neil e Il Protagonista ritengono impossibile che qualcuno dal futuro voglia mettere in atto il paradosso del nonno, eppure sembra proprio così. Messi alla strette gli esseri umani del domani sono convinti di poter eliminare i loro antenati ma, nonostante tutti gli sforzi, l’intero film è una dimostrazione lampante di come il tempo sia immutabile.