The Bourne Identity: 10 curiosità sul film con Matt Damon
Ispirato al romanzo di Robert Ludlum, la saga su Jason Bourne è un cult del genere action. Scopriamo le curiosità sul primo capitolo The Bourne Identity.
Liberamente ispirata al romanzo intitolato Un nome senza volto di Robert Ludlum pubblicato nel 1980, la saga dedicata all’agente Jason Bourne è diventata un cult assoluto del genere action, capace di amalgamare perfettamente una storia personale con riusciti effetti visivi e scene adrenaliniche su piccola scala.
Il primo capitolo, The Bourne Identity, ha lanciato definitivamente la carriera di un giovanissimo ma già conosciuto Matt Damon nell’etere dei divi di Hollywood e, in particolare, tra le star delle pellicole d’azione per poi distanziarsene negli ultimi anni per dedicarsi a film drammatici e autoriali.
Diretto da Doug Liman e scritto da Tony Gilroy, The Bourne Identity ha fondato il suo successo su un ritmo concitato e intenso che scandisce magistralmente la fuga del protagonista in diverse città europee, alla ricerca di un passato dimenticato da ricordare. Così come i successivi, il primo film su Jason Bourne punta sull’azione, con scene mozzafiato, senza mai dimenticarsi di progredire con una trama originale e realistica, approfondendo la figura di un sicario anticonvenzionale che ha fatto la storia del cinema action. La storia di Bourne attualizza il mondo dello spionaggio in un periodo di transizione tra vecchio e nuovo millennio, sfruttando a pieno le sue carte per celebrare le tecniche investigative usate dalle organizzazioni operative e un problema come quello della perdita della memoria che ben si sposa ai drammi esistenziali che ne seguiranno.
The Bourne Identity ha riscosso inaspettatamente un clamoroso successo di pubblico e critica, tanto da estendere l’universo ben oltre il mondo creato dai libri di Ludlum, distaccandosene totalmente con il passare dei capitoli. Il film ha così ottenuto il film ha avuto tre sequel, rispettivamente nel 2004 con The Bourne Supremacy, nel 2007 The Bourne Ultimatum – Il ritorno dello sciacallo e il più recente Jason Bourne del 2016, in un flebile tentativo di dare nuova vita a una trilogia ormai chiusa perfettamente. La serie di Bourne comprende anche uno spin-off, intitolato The Bourne Legacy, diretto da Tony Gilroy, già sceneggiatore delle precedenti pellicole e con protagonista Jeremy Renner, che interpreta un nuovo personaggio all’interno dello stesso universo narrativo di Jason Bourne.
A Gennaio 2020, infine, Amazon Prime Video ha rilasciato gli episodi della serie tv Treadstone, collegata alla saga e interamente dedicata all’organizzazione spionistica, in uno spin-off che amplia ulteriormente l’universo di Jason Bourne. in definitiva, se siete amanti della saga e volete saperne di più, scoprite qui di seguito dieci curiosità che riguardano il primo film The Bourne Identity.
L’origine del nome di Jason Bourne
Il personaggio di Jason Bourne prende il nome da Ansel Bourne, una persona realmente esistita che, da un giorno all’altro, si dimenticò all’improvviso chi fosse e cosa facesse nella vita. Ansel divenne uno dei casi più studiati della psicologia di fine ‘800, considerato il primo uomo documentato ad avere il disturbo della personalità multipla e un probabile caso di disturbo dissociativo. L’uomo viveva a Rhode Island ed era un predicatore evangelico e divenne noto per una parziale amnesia di cui fu vittima nel 1857, sulla quale scrisse perfino un libro. Il 17 Gennaio 1887, Ansel lasciò Providence per trasferirsi a Norristown, in Pennsylvania, dove aprì un negozio con il nome di A. J. Brown. Il 14 Marzo dello stesso anno, egli si svegliò improvvisamente senza sapere dove si trovasse e non avendo alcun ricordo di ciò che era avvenuto nei due mesi precedenti, tant’è che Ansel era convinto che fosse ancora Gennaio. La vita di A. J. Brown sembrava scomparsa nel nulla ed erano tornati tutti i ricordi della sua esistenza come Bourne. Dopo che fu riportato a casa da suo nipote William James, uno psicologo dell’università di Harvard che per primo studiò il suo caso, l’uomo fu sottoposto a varie sedute di ipnosi, durante le quali si scoprì che egli poteva assumere due identità differenti, quella di Bourne e quella di Brown, ma nessuna delle due personalità era a conoscenza dell’esistenza dell’altra. La sua storia ha ispirato non solo il nome ma, con buona probabilità, anche l’intera storia di Jason Bourne.
Non solo Matt Damon
Il regista Doug Liman prese in considerazione un gran numero di attori per il ruolo di Jason Bourne, portando a provino attori emergenti e grandi nomi di Hollywood. Tra questi, egli scelse Brad Pitt, il quale abbandonò il progetto per partecipare al thriller spionistico Spy Game, al fianco di Harrison Ford. Sfortunatamente per lui, quest’ultimo film si rivelò un flop di pubblico e critica, al contrario di The Bourne Identity che generò diversi sequel e spin-off nel corso degli anni successivi. Dopo il rifiuto di Pitt, Liman considerò Russell Crowe e Sylvester Stallone, attori più navigati nel genere d’azione, prima di arrivare a Matt Damon che all’epoca aveva appena trent’anni, un Oscar alle spalle come Miglior Sceneggiatore per Will Hunting – Genio Ribelle ma nessuna esperienza in film action. Nonostante questo, il regista gli diede un’opportunità, facendolo diventare in maniera definitiva un’icona del cinema e associandolo per sempre al ruolo di Jason Bourne.
Matt Damon e il suo allenamento intensivo
Nonostante non avesse mai preso parte a un film d’azione, Matt Damon insistette per eseguire in prima persona la maggior parte degli stunt. L’attore fu sottoposto a un allenamento intensivo che si è protratto per più di un anno, durante il quale si è esercitato per tre mesi con il coreografo Nick Powell nell’uso delle armi, in modo da sembrare il più naturale possibile nelle scene in cui le deve adoperare, e si è allenato duramente nel pugilato per eseguire le scene di combattimento così da fare a meno della sua controfigura. Alla fine, Damon è riuscito a realizzare in prima persona la maggior parte delle scene d’azione presenti nel film, tra cui tutti i combattimenti a mani nude e la pericolosa arrampicata sulla facciata della safe house, scalando gli ultimi trenta piedi, circa nove metri, dell’edificio senza l’aiuto della sua controfigura. Considerato il duro lavoro a cui si è volutamente sottoposto per entrare nella parte, l’attore ha dimostrato una grande dedizione al suo personaggio, al quale, ancora oggi, si ritiene molto legato.
Uno sviluppo travagliato durato anni
Il romanzo Un nome senza volto, primo libro della fortunata serie con protagonista Jason Bourne al quale The Bourne Identity è ispirato, era già stato oggetto di un adattamento sotto forma di una miniserie televisiva del 1988 intitolata Identità bruciata, diretta da Roger Young e con Richard Chamberlain nei panni del protagonista. Nella seconda metà degli anni ‘90, il regista Doug Liman, grande fan dei romanzi di Ludlum, decise che era arrivato il momento di realizzare una nuova trasposizione, stavolta per il grande schermo, e propose l’idea alla Warner Bros. Ludlum, però, non era convinto e per più di due anni rifiutò i diritti per l’adattamento fino a quando, dopo un incontro con lo stesso Liman, si rese conto del suo entusiasmo e delle idee che aveva in mente per onorare i suoi libri. Dopo un anno di scrittura della sceneggiatura da parte di Tony Gilroy, il film entrò infine in fase di produzione quando la Universal Pictures decise di acquistare i diritti dei romanzi di Ludlum sperando di farne un franchise, ambizione che si rivelerà esatta data la quantità di capitoli che ne seguirono. William Blake Herron venne assunto per riscrivere la sceneggiatura di Gilroy nel 1999 e l’anno successivo si era finalmente pronti per le riprese. Alcune discrepanze tra il regista e lo studio rallentarono però il film. La Universal Pictures era insoddisfatta dal ritmo del film e delle sue scene d’azione, mentre Liman sentiva la pressione della major sulla sua libertà creativa. A causa di questi disaccordi, l’uscita del film venne posticipata dal Settembre 2001 al Giugno 2002 con un conseguente innalzamento del budget di 8 milioni di dollari dai 60 milioni iniziali. Durante le riprese, la sceneggiatura venne riscritta varie volte da Gilroy per riuscire a trovare un equilibrio tra le esigenze della Universal e le idee di Liman, rendendo la produzione una vera e propria odissea, poi fortunatamente ricompensata con l’arrivo nelle sale e il successo ai botteghini mondiali.
The Bourne Identity sulla scia dell’Irangate
Nei contenuti speciali del DVD di The Bourne Identity, il regista Doug Liman, rimasto in veste di produttore nei successivi due capitoli della saga, afferma di aver basato l’organizzazione segreta Treadstone sul lavoro operato da suo padre nella National Security Agency (NSA) durante la presidenza di Ronald Reagan e, in particolare, ispirandosi allo scandalo Iran-Contra, altresì noto come Irangate. A quei tempi, il padre di Liman, facoltoso avvocato di successo, collaborava in veste di capo consigliere per il Senato. Il regista ha dichiarato successivamente che diversi dettagli rappresentati nella pellicola sul lavoro operato da Treadstone sono stati resi così realistici proprio grazie a ciò che gli era stato raccontato dal padre, utile per descrivere minuziosamente i vari meccanismi interni all’organizzazione. Inoltre, molti aspetti del personaggio di Alexander Conklin, interpretato da Chris Cooper, sono basati sulle memorie del padre di Liman riguardanti Oliver North, militare statunitense, famoso perché coinvolto nello Scandalo Iran-Contra.
Un cambio di regia inevitabile
Le scene dell’inseguimento tra Jason Bourne e la polizia parigina, tra cui quella che è considerata forse la più celebre e ricordata del film, sono state dirette per la maggior parte dal regista della seconda unità Alexander Witt, noto per essere un frequente collaboratore di Ridley Scott e per il suoi lavoro con la Disney in Prince of Persia, Cenerentola, Avengers: Infinity War e la prossima uscita Jungle Cruise, in veste di regista della seconda unità. Tra le scene ambientate nella capitale francese, l’unica ad essere diretta da Liman è stata uno scambio di battute tra Jason e Marie in auto, mentre per gli inseguimenti veri e propri si è purtroppo dovuto assentare lasciando il timone al collega Witt. Le varie parti dell’inseguimento, inoltre, sono state girate in luoghi attorno a Parigi sotto ordine della casa di produzione per renderle più facili da eseguire e per abbassare i costi, rendendo poi le scene coerenti in fase di montaggio.
Franka Potente nei panni di Marie
Inizialmente, il personaggio di Marie doveva essere interpretato da Sarah Polley, attrice canadese con il quale il regista aveva già lavorato nella pellicola Go – Una notte da dimenticare. Liman, però, non era convinto e voleva un volto nuovo e dai tratti particolari. La scelta ricadde così su Franka Potente che aveva visto come protagonista di Lola Corre, un piccolo capolavoro tedesco che utilizza i meccanismi del videogioco per creare un ponte tra due medium apparentemente diversi ma in realtà complementari. La pellicola ottenne un enorme successo fuori dalla Germania, venendo accolto positivamente anche negli Stati Uniti, che sfruttarono la nuova idea per una serie infinita di pellicole dalla componente video ludica che ancora oggi si ispirano proprio a quel film tedesco a basso costo. Grazie ad esso, il nome di Franka Potente era iniziato a girare tra i registi di Hollywood, venendo chiamata prima da Ted Demme, nipote del più famoso Johnathan, per il film Blow, con protagonista Johnny Depp, e poi ricevendo una proposta da Doug Liman per The Bourne Identity. A posteriori, non stupisce come la scelta sia stata perfettamente azzeccata.
Evidenti licenze poetiche
A differenza della miniserie Identità bruciata realizzata nel 1988 come diretto adattamento dei romanzi di Ludlum, i vari capitoli della saga di Bourne hanno poco o niente a che vedere con la trama e il personaggio da cui prendono il nome. Tra tutte le pellicole, The Bourne Identity è l’unico a mantenere una parvenza di adattamento e a riportare vagamente la storia del libro, a differenza dei sequel e spin-off che hanno preso in prestito solamente i titoli dei romanzi utilizzando poi una sceneggiatura totalmente originale, quasi sempre ad opera di Tony Gilroy, ad eccezione dell’ultimo Jason Bourne. Il primo film attualizza il romanzo adeguandolo al mondo dello spionaggio dei primi anni 2000, anche dal punto di vista tecnologico. Mentre nel libro non si parla di internet e cellulari e i computer vengono chiamati “macchine da calcolo”, un termine appropriato per gli anni ’80 ma ormai in disuso negli anni del nuovo millennio, nel film era impensabile non inserire le scoperte tecnologiche che hanno irrimediabilmente cambiato anche il lavoro di spie e organizzazioni di intelligence. Le modifiche sono perciò fortemente rilevanti ma erano allo stesso tempo necessarie per rendere credibile un film ambientato in quegli anni, attualizzandolo e sfruttando la tecnologia dal punto di vista investigativo e operativo.
Una combinazione letale di arti marziali
Come abbiamo già accennato, Matt Damon si è dovuto sottoporre a un allenamento intensivo per riuscire a entrare pienamente nei panni del protagonista Jason Bourne. Oltre ad aver seguito un corso per l’utilizzo delle armi sul set ed essersi esercitato per mesi a pugilato così da apprendere gli atteggiamenti e i movimenti dei pugili, egli ha dovuto seguire delle lezioni di arti marziali con due esperti del settore, Damon Caro e Jonathan Eusebio. Il primo è uno stuntman professionista che ha recentemente lavorato con la Warner Bros per i suoi cinecomic DC su Wonder Woman e Justice League e i due film dedicati all’Uomo d’acciaio. Il secondo, invece, ha preso parte a innumerevoli film d’azione come coordinatore e stuntman nei Marvel Studios, nei cinecomic targati Fox e Sony, nella saga di John Wick e nel più recente Birds of Prey dedicato al personaggio di Harley Quinn. Entrambi hanno vinto anche lo Screen Actors Guild Award al miglior gruppo di stunt in un film: Caro per Wonder Woman ed Eusebio per The Bourne Ultimatum. Per questo primo capitolo su Jason Bourne, i due stuntman decisero di usare una combinazione tra una tecnica filippina nota come Kali e l’arte Jeet Kune Do, famosa per essere praticata da Bruce Lee. Ad allenare da vicino Damon come suo mentore è stato Jeff Imada, esperto di queste due arti e famoso artista marziale e attore americano, il quale ha eseguito acrobazie in oltre 100 film e programmi televisivi. Insomma, tre insegnanti di tutto rispetto, le cui lezioni hanno dato i loro frutti.
Praga e il suo freddo glaciale
Per necessità di produzione, sono stati necessari alcuni cambi di location, cosicché diverse scene del film ambientate in un determinato paese sono state in realtà realizzate altrove. Ad esempio, le scene ambientate a Zurigo, in Svizzera, sono state spostate a Praga, in un periodo particolarmente freddo. Durante tutto il film, Jason Bourne indossa abiti piuttosto leggeri e inadatti a un clima gelido come quello invernale che si può trovare nei paesi dell’Est e la decisione del reparto costumi ha avuto delle conseguenze decisamente spiacevoli per il protagonista Matt Damon. Quest’ultimo ha rivelato che in una scena di dialogo con la sua co-protagonista Franka Potente, sentiva talmente freddo da non riuscire nemmeno a parlare. Il disagio è stato poi risolto in fase post-produzione in sede di doppiaggio che ha permesso a Damon di avere la sua solita voce cosicché nessuno ha notato il problema vissuto in prima persona dall’attore.