The Counselor – Il procuratore: 5 buoni motivi per (ri)vedere il film
The Counselor - Il procuratore compone un puzzle in cui ogni tessera si congiunge alle altre, generando un triste dipinto di un'umanità perduta.
A Juarez tre affaristi della malavita e un avvocato, implicato nei traffici del cartello della droga locale, subiscono gli effetti del furto di una partita di droga. Mentre i signori del cartello sono a loro agio con i meccanismi di una vita in cui la morte è un’opzione possibile, l’avvocato vive senza curarsi dei rischi della sua professione rimanendone così imbrigliato. Per sua sfortuna, coincidenza vuole che in passato abbia avuto tra i suoi clienti proprio il responsabile del furto, di conseguenza lui e tutti quelli a lui vicini sono diventati il prossimo obiettivo della repressione operata dal cartello. Questa è la trama che è alla base di The Counselor – Il procuratore, il film di Ridley Scott, che vanta la sceneggiatura originale del premio Pulitzer Cormac McCarthy; già nei nomi del regista e dello sceneggiatore sta uno dei buoni motivi per vedere il film, ma non è l’unico.
The Counselor – Il procuratore: un cinico racconto tra destino ineluttabile e strazio inarginabile
“La vita è stare in un letto con te, tutto il resto è soltanto attesa”. Un lenzuolo bianco, due corpi nascosti in un’alcova di piacere, passione e carne. Il nostro occhio si insinua nella loro intimità, tra le pieghe del desiderio. Si contorcono, si abbracciano, fondendosi l’uno nell’amore dell’altro, estromettendo tutto il resto. Occhi, mani, labbra, eccitazione ed eccitamento; si costruisce così il bell’inizio di The Counselor, con i corpi dell’avvocato (Michael Fassbender) e della sua compagna, futura moglie, Laura (Penélope Cruz), un idillio che vale l’intero film: complicità, passione, amore e unione. Nulla sembra poter turbare il loro amore e quell’attimo di felicità che sembra dover durare in eterno; invece qualcosa c’è che può far crollare ogni cosa ed è l’universo cinico e desolante di McCarthy: quel grumo di crudeltà e sangue che abita la frontiera del sudovest americano. Lì si compie il dramma dell’avvocato che sta a metà tra la tragedia greca (in cui il destino è un beffardo giocatore) e la parabola biblica (il protagonista vive un dolente patimento): l’uomo per avidità si imbarca nel traffico di cocaina ma è un viaggio che lo fa sprofondare negli inferi più oscuri e che gli farà perdere tutto.
The Counselor – Il procuratore: un racconto dell’uomo che mangia l’uomo
The Counselor è il classico film che ti toglie ogni speranza sul genere umano, neanche per un secondo ti fidi di chi vedi nello schermo. Il duo Scott/McCarthy mette in scena lo spietato gioco dell’uomo che mangia il suo simile, la distruzione del corpo e l’imbarbarimento dell’essere umano anche di quello che è fuori da questo inquietante meccanismo. L’avvocato si scontra con un mondo assai distante da lui, con un’umanità gretta, crudele, enfia di barbarie e cannibalismo, con Reiner (Javier Bardem), l’intermediario Westray (Brad Pitt) e Malkina (Cameron Diaz), divinità “perfette” di un Olimpo costruito con e su denaro sporco e cocaina, dei e dee malsane, degenerate sul piano morale ed esistenziale. Il Procuratore è estraneo a questa terra, incapace di comprenderne le leggi e quando ne entra in contatto è convinto di saperle gestire invece soccombe; non esiste giustizia, solo morte per gli uomini e le donne di McCharty.
The Counselor – Il procuratore: l’interpretazione di Fassbender
Uno dei personaggi più forti è quello del procuratore, interpretato da Michael Fassbender; il suo cammino va di pari passo con la dissoluzione del suo corpo e se all’inizio è sbarbato, sicuro di sé, ironico, sagace, bello come un dio, poi, mentre il mondo che lo circonda lo rigetta, diventa burattino sporco, sudato, tremante, rigato nel volto da lacrime e muco. Sembra impotente di fronte a quei personaggi diabolici e “infernali” che se la prendono con l’ultimo anello di un meccanismo estremamente complesso; l’uomo attaccato da ogni parte perde parti di sé e l’attore riesce perfettamente a rendere ogni sfumatura della sua psiche e della sua anima. Dei resti umani dell’uomo si ciba voracemente Malkina, famelica donna-ghepardo, che sembra diventare ad ogni pasto più vitale e bella.
The Counselor – Il procuratore: l’occhio e la penna di Scott e di McCarthy
Uno dei motivi per cui vale la pena guardare il film è sicuramente lo sguardo di Scott e la penna di McCarthy. The Counselor, come altre storie di McCarthy (Non è un pese per vecchi), racconta l’intreccio, ingiusto e mortifero, che è l’esistenza umana, in balia del destino, severo e ammonitore, immergendoci in un’atmosfera di luci sfavillanti e lusso e di un’umanità depravata e squallida, in guerra perpetua con sé, con il proprio Corpo, con i propri simili.
Ridley Scott sceglie in questo caso una strada diversa, una messa in scena rigorosissima, e con McCarthy lavora a personaggi ambigui ma anche affascinanti, spiazzando lo spettatore con alcuni momenti di violenza, altri inaspettati, deliranti, tocchi di erotismo. Interessante è il pessimismo cosmico che permea la pellicola, come se si trattasse di una lunga sonata di morte, una tragedia in cui alla fine non si salva nulla e nessuno da questo magma di dolore e disperazione. In questo film Ridley Scott, regista che ha puntato molto sull’immagine, lascia tutto alla parola, infatti al centro ci sono lunghe sequenze di dialogo, dove la fanno da padrone cinismo e poesia. Di solito i personaggi possono nella loro storia cambiare strada, tornare indietro sui propri passi, qui invece è impossibile, non ci si può riprendere; infatti in The Counselor – Il Procuratore c’è un inquietante senso di ineluttabilità e di angoscia che ingloba ogni cosa.
Tu credi di essere a un bivio, ma al bivio c’eri all’inizio, allora potevi ancora cambiare le cose
Il Procuratore non lo sa ancora e lo capisce solo alla fine, quando ormai il magma in cui è caduto gli è arrivato alla testa; e il capo dei Narcos, abituato a questo modus vivendi, glielo dice con una semplicità spaventosa. L’avvocato credeva di essere furbo, pensava di saper cogliere il pericolo, invece ha sbagliato, si è sopravvalutato e non ha compreso i rischi e gli resta solo la drammatica consolazione di metabolizzare la ferita, rielaborare la perdita di sé e di ciò che lo circondava fino a poco prima, ma non si può redimere.
The Counselor – Il procuratore: un film teso che mostra, grazie alla sceneggiatura e agli attori, un mondo disumano e crudele
Tu sei il mondo che hai creato, quando smetti di esistere, anche il mondo che hai creato smetterà di esistere.
Sta tutto qui il mondo di The Counselor, la poetica alla base della vita di questi disgraziati che vengono sepolti dal fetore e dal male. The Counselor, nonostante qualche lungaggine di troppo, è in grado di prendere lo spettatore e portarlo in un luogo dove la salvezza non esiste. Con una storia tesa e scritta nei minimi dettagli ed un cast stellare, The Counselor compone un puzzle in cui ogni tessera si congiunge alle altre, generando un triste dipinto di un’umanità perduta.