The Greatest Showman: il film con Hugh Jackman è ispirato a una storia vera?
Il protagonista Phineas T. Barnum, interpretato da Hugh Jackman, è esistito veramente?
Uscito nelle sale il giorno di Natale del 2017, The Greatest Showman è senza dubbio uno dei musical cinematografici di successo degli ultimi anni. Diretto da Michael Gracey, il film vanta un cast di grandissimo spessore: Hugh Jackman, Michelle Williams, Zendaya, Zac Efron, Rebecca Ferguson e Keala Settle che ha emozionato tutto il mondo con la sua interpretazione del brano This Is Me. Il protagonista, Phineas T. Barnum, è figlio di un umile sarto nell’America dell’Ottocento. Il suo obiettivo è quello di sposare l’aristocratica Charity ma soprattutto quello di creare uno spettacolo capace di conquistare il pubblico. Per farlo, decide di ingaggiare quelli che altri chiamerebbero “fenomeni da baraccone”, ovvero la donna barbuta, l’uomo altissimo, il nano, l’uomo tatuato e una coppia di trapezisti di colore. Insieme al giovane Phillip Carlyle e alla cantante svedese Jenny Lind, Phineas darà vita al Barnum Circus. Ma la storia raccontata in The Greatest Showman è ispirata a fatti realmente accaduti? Scopriamolo subito!
The Greatest Showman è basato su una storia vera?
The Greatest Showman è basato sulla vita dell’imprenditore e circense statunitense Phineas Tayloe Barnum. Nato a Bethel, nel Connecticut, il 5 luglio 1810 da Phillo Barnum, locandiere, sarto e magazziniere, e dalla sua seconda moglie Irene Taylor, divenne famoso nel 1942 grazie all’American Museum, distrutto due volte da un incendio. Nel 1872 diede vita al circo The Greatest Show on Earth (Il più grande spettacolo del mondo), un enorme circo a tre piste e con ben quattro palcoscenici, che poteva ospitare circa ventimila spettatori, anch’esso distrutto in un incendio.
Le attrazioni più celebri del suo circo erano lo scheletro di Cristoforo Colombo, il Gigante di Cardiff e la sirena delle isole Figi. Barnum fu capace di attrare gli spettatori anche grazie ad un’intensa pubblicità sia murale che giornalistica. La sua carriera fu costellata da polemiche e processi, che suscitarono ancora più interesse intorno ai suoi spettacoli. Nel 1880 si unì al suo grande rivale James Anthony Bailey, formando un’enorme struttura dove trovarono lavoro oltre mille persone, artisti compresi, oltre a trenta elefanti e un grande numero di cavalli, leoni, orsi, e così via. Dopo la morte di Barnum, avvenuta il 7 aprile 1891, Bailey si trasferì per alcuni anni in Europa e al suo ritorno in America dovette sostenere la concorrenza dei fratelli Ringling, che rilevarono ben presto la gestione del circo, intitolandolo Barnum, Ringling and Bailey.