The Imitation Game: la storia vera di Alan Turing dietro al film
Ripercorriamo la storia vera di Alan Turing dietro al film con Benedict Cumberbatch.
Winston Churchill è stato un uomo complicato. Conservatore ostracizzato dal suo stesso partito, anticomunista a livelli patologici, carattere orribile, una vita a flirtare con l’alcolismo e un consumo di sigari da antologia. Nulla di tutto questo, va detto, è di ostacolo alla memoria del più decisivo Primo Ministro della storia britannica. Tiene accesa la luce della democrazia nell’ora più buia per l’Europa e, con un mix di realismo politico e sagacia tattica (e l’aiuto degli Stati Uniti), accompagna il fronte Alleato al fatidico 1945 e alla disfatta del nazifascismo. La storia ha giudicato benevolmente il vecchio leone che, generosità del vincitore, non ha mai mancato di onorare il debito di riconoscenza nei confronti dei suoi angeli custodi. Ombre per la politica ufficiale, decisivi nella strada per la vittoria. Winston Churchill aveva grande stima del ruolo svolto durante il conflitto dalla Scuola di crittografia di Bletchey Park. Aveva grande stima di Alan Turing. Per farla breve, il più grande genio misconosciuto del XX secolo.
Bletchey Park è stata meno decisiva rispetto a quanto racconta la versione ufficiale, ma c’era materiale a sufficienza per The Imitation Game
L’opinione del Primo Ministro era condivisa da molti. Da più parti, a guerra terminata, si arrivò a sostenere come l’intervento di Bletchey Park, che al suo interno contava matematici, analisti dei servizi segreti e persino scacchisti, avesse contribuito ad accorciare il tempo della guerra risparmiando anni di combattimenti. Una versione dei fatti messa in discussione dalle più recenti analisi storiografiche che, pur ribadendo la qualità del lavoro svolto dalla struttura, hanno rivelato come l’esito del conflitto non sia mai dipeso dalle scoperte del centro e dei suoi brillantissimi cervelli.
Ma si sa, Hollywood non sporca mai una bella storia con la verità. Valutando l’evidente eccezionalità dell’esperienza di Bletchey Park, tenendo in buon conto il carattere esemplare della vita e del genio di Alan Turing, lo spazio per un intervento ad alto tasso di spettacolarità rimaneva e questo è bastato a giustificare The Imitation Game.
Il film del 2015 è diretto da Morten Tyldum, ha vinto un Oscar per la miglior sceneggiatura non originale. Benedict Cumberbatch, tra le altre cose un lontano parente, interpreta Alan Turing affiancato da Keira Knightley e Matthew Goode. L’impostazione del racconto è smaccatamente Turing-centrica, una lucida constatazione e una forzatura. Certo il matematico era uno dei nomi di punta del team, ma il suo sforzo non è mai stato solitario. A dispetto del tragico bilancio della sua vita, non c’è stato solo buio.
Alan Turing: la biografia breve del genio
Alan Mathison Turing nasce a Londra il 23 giugno 1912 e muore a Manchester il 7 luglio del 1954. Aveva 44 anni. In vita è stato matematico, logico e crittografo. L’influenza del suo lavoro, nella definizione dell’impianto concettuale dell’informatica moderna tramite la progettazione dell’omonima macchina, tappa ineludibile nel percorso di avvicinamento al computer, è incalcolabile. The Imitation Game racconta un doppio Turing, durante e dopo la guerra. Il focus è sugli anni di Bletchey Park, su cui occorre fare un po’ di chiarezza. A guerra conclusa, la Scuola di crittografia contava centinaia di macchine e altrettanti operatori. Il primato di Turing è indiscutibile, ma il film dimentica di precisare che l’attività fu sempre e comunque collettiva. Di che tipo di sforzo si trattò?
Enigma, di che si tratta e come Alan Turing e i suoi riuscirono a decifrarla
La decodificazione di messaggi in codice era una necessità impellente per entrambi gli schieramenti, e questo per gran parte della Seconda Guerra Mondiale. Sul fronte Alleato, la maggior parte dei grattacapi arrivava dall’inaccessibilità di “Enigma”, dispositivo per la cifrazione e decifrazione dei messaggi usato dalle forze armate tedesche dopo un fallito tentativo di commercializzazione, la cui struttura era talmente complessa che anche il più insignificante tentativo di decodificazione passava per una ragnatela impressionante di calcoli.
I servizi segreti polacchi tentarono, sul finire degli anni Trenta, di venirne a capo grazie alla “Bomba”, macchina progettata dal crittoanalista Marian Rejewski. Nonostante le notevoli aspettative, non riuscirà a spingersi oltre la decodificazione di versioni standard del dispositivo nazista. Il trasferimento delle operazioni di decifrazione dalla Polonia a Bletchey Park rappresenterà la vera svolta. Turing e il suo team utilizzeranno le nozioni polacche come intelaiatura di base per l’elaborazione di una versione più moderna e articolata della “Bomba”. La denominazione del dispositivo resterà la stessa, in omaggio a Rejewski e al suo primo fondamentale contributo, per quanto The Imitation Game intervenga a modificare questo aspetto della vicenda. Nel film infatti, la macchina prende il nome di “Christopher”, dal nome di un amico d’infanzia di Turing. Le informazioni ottenute con la seconda macchina prenderanno il nome di “Ultra” (ultra segreto). Per la maggior parte offriranno spunti agli Alleati per la guerra sottomarina nell’Atlantico e la liberazione del Nord Africa.
Chi era Alan Turing, il matematico che ha ispirato il film The Imitation Game
Le maggiori divergenze tra la la storia come la racconta The Imitation Game e la biografia di Alan Turing si registrano sul fronte dell’analisi della personalità del protagonista. Contrariamente a quanto mostrato dal film, che tratteggia un profilo nevrotico e solitario del genio del matematico inglese, Alan Turing era in grado di assolvere alle responsabilità di una vita sociale standard. Al netto di alcune eccentricità, questo aspetto del suo carattere è stato confermato da più di una testimonianza.
Il film ne data erroneamente l’arresto per omosessualità. Nel film occorre nel 1951, in realtà l’anno è il successivo. Sarà lo stesso Turing ad autodenunciarsi, in seguito a un furto nella propria abitazione, nell’ingenua convinzione che la sua attività a Bletchey Park lo avrebbe tenuto lontano dai guai. Le cose non andranno nel modo sperato. Scamperà la galera accettando la castrazione chimica. Morirà nel 1954, avvelenato dal cianuro contenuto in una mela. La dinamica dell’incidente, che richiama per struttura e sentimento Biancaneve e i sette nani, la fiaba più amata da Turing, a lungo è stata interpretata come prova evidente del sucidio del matematico. La tesi è a tutt’oggi contestata. La causa della morte di Alan Turing non è stata chiarita del tutto.