The L Word: quelle donne con la L.
Nel Gennaio 2004 faceva il suo debutto su Showtime The L word, serie tv interamente incentrata su donne lesbiche, affermate, affascinanti e indipendenti. Un mix di ingredienti esplosivo e provocatorio, già dal titolo che in italiano significa “la parola L”, un’espressione di origine anglosassone che risale al 1981 usata per indicare le donne omosessuali. La serie tv ha portato sul piccolo schermo un prodotto nuovo e provocatorio che da una buona parte di pubblico è stato subito apprezzato, ma ha anche avuto sempre forti critiche. Dopo 6 stagioni di alti e bassi The L word si è concluso a seguito di una cancellazione, ma nonostante questo è potuta entrare di diritto nella lista delle serie tv di culto.
Dopo che il titolo suggerisce di cosa tratta le serie, ci si può addentrare nel suo mondo soleggiato, dove le protagoniste sono inserite in un contesto patinato e di lusso tipico di West Hollywood a Los Angeles e conducono le loro vite tra lavoro, locali gay e relazioni sentimentali. I personaggi e il contesto in cui sono inseriti diventano subito il punto di forza, ma anche il punto di debolezza della serie. Da un lato la serie presenta un gruppo di donne lesbiche che conducono la loro vita come i personaggi di Sex and the City o di Lipstick Jungle, tra vita professionale di alto profilo, storie sentimentali passionali e in un contesto accattivante per il pubblico. Dall’altro lato parte del pubblico omosessuale non si ritrova in queste donne che vivono in scenari perfetti, con lavori da sogno e relazioni amorose da mille e una notte, consumate in grandi e lussuose ville o nei locali di Los Angeles.
Se da una parte L word porta in una dimensione dove l’omosessualità non è oggetto di discriminazione, mostrando la vita privata di queste donne in un ambito che permette di staccare la mente dal quotidiano e volare di fantasia, allo stesso modo rende più difficile potersi immedesimare in un contesto a tratti poco realistico. Nonostante il contesto e lo stile di vita, The L word non è una serie frivola, le protagoniste vivono le loro vite intensamente con drammi e gioie, affrontano molti ostacoli che raccontano al pubblico tanti temi critici e delicati.
Bette e Tina, coppia apparentemente felice e perfetta agli occhi delle amiche, affrontano in privato sin dall’episodio pilota il tema dell’inseminazione artificiale e della scelta di un donatore idoneo. Successivamente le due donne dopo 7 anni di relazione stabile e felice vivranno molte difficoltà dovute dalla gravidanza, la perdita del bambino per Tina e il doloroso tradimento da parte di Bette che metterà realmente in crisi la loro stabilità. Per tutto il corso delle 6 stagioni si vedrà le due donne collaborare per cercare di crescere la figlia che infine Tina riuscirà ad avere e fare un lungo percorso di crescita personale che le porterà a diventare più consapevoli come donne, mogli e madri. Come contro altare di questa coppia che aspira alla monogamia, c’è Shane, entrato subito nella memoria e nel cuore del pubblico femminile. Il suo personaggio, pensato alla perfezione sia dal punto di vista estetico che caratteriale, è diventato il simbolo del mondo delle serie tv a sfondo omosessuale.
Capelli spettinati, portati tutti in avanti quasi a coprire gli occhi, abbigliamento un po’ maschile e apparentemente scelto casualmente, Shane è una ragazza che non riesce ad impegnarsi in una relazione stabile, frequenta ragazze diverse in ogni puntata e torna a casa dalle sue uscite notturne quando la giornata è già cominciata e così anche le vite degli altri. Tra i personaggi principali presenti sin dall’episodio pilota, ci sono anche Alice e Jenny. Alice è una giornalista bisessuale, frizzante e a tratti cinica, a lei l’onore di aver inventato “The chart” ovvero una mappa sulla lavagna del suo studio, dove ha segnato tutte le relazioni sentimentali che si sono formate tra le sue amiche e conoscenti oltre che protagoniste della serie.
Infine Jenny, il personaggio che divide in due il pubblico, il più amato ma soprattutto il più odiato. Jenny è una giovane produttrice che si trasferisce a Los Angeles con il suo fidanzato e futuro sposo, che lentamente inizia a scoprire la propria omosessualità e si unisce al gruppo delle protagoniste creando spesso problemi e scompiglio nelle loro vite fino all’episodio del finale di stagione.
The L word grazie alla sua modalità di racconto ha “liberato” le donne omosessuali del mondo seriale. Poco prima di questa serie le storie omosessuali tra donne erano imprigionate e si dovevano leggere tra le righe (il caso di Xena) o si intravedevano in alcuni personaggi a cui però non veniva dato lo stesso spazio che ad altri. Ora nelle serie tv, che trattino di medicina (Grey’s Anatomy), di politica ( Scandal), di storie adolescenziali al liceo ( Glee, Pretty Little Liars) o della vita in carcere (Orange is the new black), ci sono personaggi che vivono le proprie storie d’amore, affrontano la difficoltà di un coming out tra amici e famiglia e sono amati e apprezzati da tutto il pubblico. Tutto questo è stato possibile anche grazie ad una serie sfrontata, priva di taboo come è stata The L word.
Nonostante ciò l’obiettivo non era quello di educare il pubblico alle donne lesbiche e alle loro relazioni sentimentali, la serie ha voluto raccontare una storia come tante altre mettendo come protagoniste delle ricche lesbiche di Los Angeles, trattandole come se fossero donne qualsiasi del mondo seriale e non come una categoria protetta. Proprio per questi numerosi punti di forza, oggi giornata d’apertura del Roma Pride e periodo caldo per l’Onda Pride in tutta Italia possiamo ufficialmente perdonare a The L word di non essere stata una serie realistica e rappresentativa di tutta la comunità lesbica? A voi il verdetto finale.