The Last Duel: la storia vera dietro al film di Ridley Scott
The Last Duel di Ridley Scott porta sullo schermo una vicenda simbolo, mitica e leggendaria: quella dell'ultimo duello di Dio.
Con The Last Duel Ridley Scott ha mostrato, ancora, la passione nel portare sul grande schermo storie realmente accadute. Dalla fantascienza alla realtà il passo è breve per il regista, fra i più stimati di sempre. Presentato alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia, il film mette in scena l’ultimo duello di Dio, o di quel che se ne sarebbe narrato: The Last Duel (2021) rappresenta la trasposizione cinematografica di un romanzo storico scritto dal critico di letteratura medievale Eric Jager, dal titolo L’ultimo duello. La storia vera di un crimine, uno scandalo e una prova per combattimento nella Francia medievale (2004), il cui motif sarebbe l’indagine sull’origine e gli sviluppi di quanto accaduto fra i due cavalieri (nemici amici) Jean de Carrouges e Jacques Le Gris, ovvero l’ultimo duello di Dio permesso dalla corona. Rispettivamente interpretati da Matt Damon e Adam Driver (alla ribalta in questi ultimi anni e, soprattutto, co-protagonista assieme a Lady Gaga di un altro biopic firmato da Ridley Scott, House of Gucci), i due cavalieri giungono a un duello all’ultimo sangue, negli ultimi decenni del 1300, per lavare l’onta di stupro sulla moglie del cavaliere de Carrouges ad opera del rivale, Le Gris. Il film si pone quasi come supporto dell’opera letteraria, dove Eric Jager offre in narrazione la sua ricerca sull’accaduto, il quale appare ancora, a tratti, come un mistero, nonostante la nettezza dell’esito divino della vicenda.
L’ultimo duello di Dio: cos’è? La storia, fra realtà e mito
Il duello di Dio era una pratica giuridica, un’ordalia, di ampia diffusione nell’Europa medievale. L’evento era vissuto con ritualità e il suo esito veniva attribuito a un giudizio divino: la vittoria al duello è simbolo di verità divina; essa non dipende dal valore in battaglia del duellante vincitore ma dall’opinione di Dio. Secondo il mito, nel 1386 si compì l’ultimo duello di dio, sotto la reggenza di Carlo VI di Francia: l’ultimo tentativo da parte di Jean de Carrouges di far prevalere la verità della moglie – e sua – sul cavaliere, prima suo amico e compagno di battaglie, Jacques Le Gris.
Su sfondo normanno, precisamente nei pressi del villaggio di Exmes, i due, prima fidi compagni, si separano quando Le Gris viene avvolto dall’ala del conte Pierre d’Alençon (nel film interpretato da Ben Affleck), il quale – in un crescendo di stima – gli conferisce il titolo di signore di Exmes e gli dona dei terreni di pregio presso il vicino villaggio Aunou-le-Faucon. Il rapporto fra i due pare giungere a un punto di gravità già quando de Carrouges, rimasto vedovo, torna da una campagna militare in Alta Normandia nuovamente ammogliato: lei è Marguerite de Thibouville (Jodie Comer, sul grande schermo), che porta con sé una dote e il peso di un padre ambiguo, presunto traditore della corona. Sembra, però, che i terreni che il conte Pierre d’Alençon diede al suo protetto Le Gris fossero una volta appartenuti proprio al padre di Marguerite de Thibouville e che dovessero far parte della sua dote. Questa rappresenta la prima causa di inasprimento fra i due cavalieri: de Carrouges cerca di riannettere quelle terre, legalmente acquistate dal conte Pierre d’Alençon, ma senza alcun successo.
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Sembra che i due si riavvicinarono in seguito, per un breve periodo di tempo, alla celebrazione di nascita del figlio di un amico comune, contesto in cui i due cavalieri deposero l’ascia di guerra. Tuttavia anche questo avvenimento pare avvolto in un mistero, poiché già pochi anni dopo accadde l’irreparabile; si giunge così al momento cardine di questa vicenda: in un periodo di battaglia per de Carrouges, Le Gris – rimasto nelle sue terre e approfittando dell’assenza dell’amico e rivale per trarre ancor più grazie finanziarie dalla propria posizione di privilegio – si avvicinò a Marguerite e in seguito ne abusò sessualmente. La donna non rimase però nel silenzio e volle confidare l’accaduto al marito, una volta rientrato dalle battaglie, acciaccato dalla malattia e dagli sforzi. Questo il punto di rottura definitivo, nel momento di una resa dei conti legale e travagliata che non portò ad alcun risultato concreto, giungendo in fine alla decisione di combattere di fronte a Dio, così da scoprire finalmente chi avesse torto o ragione: Marguerite o Le Gris? Si arrivò così al duello, il 29 del dicembre 1386: si racconta nell’opera di Jager (e così Scott ha dato continuità all’opera d’origine) di un duello travagliato e lungo, che terminò con un forte grido di disperazione alla propria innocenza di fronte a Dio, un grido rimasto senza attenzione.
Questo il racconto, fra realtà e mito, di quello che viene considerato l’ultimo duello di Dio, The last duel, appunto.
Chi era Marguerite de Thibouville, donna-simbolo o pedina?
Ad apparire poco chiara e avvolta nel mistero è la figura di Marguerite de Thibouville: sappiamo di lei ciò che Jager dice nel suo romanzo e, in seguito, quello che Ridley Scott ne ha trasposto per il cinema. Ma si sa che quando oggi, in epoca contemporanea, a elargire informazione sono opere ibride (fra fiction e realtà) e nient’altro, quel che dovrebbe essere una ferrea verità si limita ad essere supposizione. Nessuno, meno che Marguerite de Thibouville e Jacques Le Gris, saprà mai come andarono le cose. L’accaduto fu dibattuto a lungo nei secoli, fra chi sostenne Le Gris (ad esempio venne riportato di un presunto colpevole che pare aver confessato il crimine su letto di morte, argomento di cui si parla nella Chronique du Religieux de Saint-Denys) e chi invece continuò a considerarlo un villano capace di un tale gesto.
Tuttavia, come s’è poc’anzi scritto, Marguerite rimane avvolta dal mistero, questo forse poiché essendo una donna in una sfortunata epoca non v’è molta traccia di lei. Nel film di Ridley Scott veste invece, quasi a mo’ di rivalsa, un abito da protagonista ancor più dei due cavalieri. Ella figura come spartiacque, incantatrice silenziosa e comunque ambigua, portando su di sé un atteggiamento molto più moderno di quanto lo concedesse il Medioevo. Questo porta quasi a pensare a una mitizzazione della sua persona e, conseguentemente, di tutta la vicenda. Scott dona alla storia tinte cavalleresche e può farlo solo partendo da una figura di donna, ambigua e controversa; in questo modo tutto l’apparato narrativo si fa altro da un avvenimento che, nel Medioevo, sarebbe stato piuttosto comune. Potrebbe darsi che nella realtà la questione delle terre di Aunou fosse stata invece la scintilla più focosa e che proprio da quella tutto l’effluvio seguente abbia preso il via. Questo perché, se si pensa al Medioevo, non viene di certo in mente una storia di giustizia e rivalsa per le donne, che al tempo ricoprivano un ruolo più marginale rispetto ai giorni nostri.
Certo è che in The Last Duel il personaggio di Marguerite de Thibouville ha un ruolo centrale anche – e forse soprattutto – come paladina della giustizia per le donne: un argomento ustionante e di grande sensibilità che negli ultimi tempi cerca sempre più personaggi e storie da abitare, per farsi strada nel messaggio pubblico. Insomma, i nuovi miti si compiono, nei giorni nostri, anche e soprattutto sugli schermi ed è facile che da simbolo a pedina mediatica si possa passare con velocità. Marguerite, che fu forse la pedina di De Carrouges e Le Gris in una partita fatta di onore e virilità, rischia oggi di essere invece pedina di un sistema di spettacolo che poco si cura della reale storia quanto più di sfoggiare opere e personaggi sempre in linea con il clamore, anche se il prezzo da pagare corrisponde a discrepanze storiche e poco realistiche, come un Medioevo (e uomini del Medioevo) amichevole nei confronti delle donne. Per questo, la reale storia dell’ultimo duello di Dio, alla base di The Last Duel, rimane avvolta in un mistero tutto cavalleresco e quasi esoterico, che probabilmente nessuna opera letteraria o cinematografica potrà mai svelare.