The Privilege: spiegazione del film Netflix di Felix Fuchssteiner e Katharina Schöde
La spiegazione (con SPOILER!) di The Privilege, l’horror tedesco dal 9 febbraio su Netflix che incontra il dramma liceale e gli spiriti dell’aldilà.
Nel genere horror il brivido non è mai fine a sé stesso. Accade spesso, infatti, che il cinema dell’orrore si serva della ricerca visiva e sensazionale della paura come lente distorta a temi prettamente umani, pur traslandoli attraverso spiriti, demoni e mostri di varia natura. Il trauma e il lutto sono due delle esperienze più dolenti dell’esistenza comune e molti autori li hanno scelti proprio come riflessioni condivise da declinare sul grande e piccolo schermo, generando successi o operazioni meno riuscite come l’ultimo lavoro della coppia Felix Fuchssteiner e Katharina Schöde disponibile su Netflix a partire dal 9 febbraio 2022.
Con The Privilege i cineasti tedeschi, già autori della trilogia Ruby Red, prendono in prestito proprio le lesioni psicologiche del cervello causate da un evento luttuoso per mettere in moto una sorta di rifrazione sociale al problema dell’incontrollata e nociva prescrizione adolescenziale degli psicofarmaci, insidiando in maniera perturbante il mistero e l’oscuro negli ambienti apparentemente più sicuri, come la casa, la famiglia e la scuola.
The Privilege: allucinazione o incomprensione? La spiegazione del film di Felix Fuchssteiner e Katharina Schöde
È Finn (Max Schimmelpfennig), studente di un liceo rinomato a un passo dal diploma, a ritenersi indirettamente responsabile della morte, diversi anni prima, della sorella maggiore, (apparentemente) suicida su un cavalcavia in piena notte a seguito di un inspiegabile delirio a metà fra l’allucinazione psichica e l’incontro con l’occulto. Per combattere l’insonnia e il sonnambulismo al giovane vengono somministrate massicce dosi di medicinali in via di sperimentazione, che gli causano come effetti indesiderati visioni demoniache e incubi ad occhi aperti.
Preoccupato per la sorella minore Sophie (Milena Tscharntke), svenuta durante l’ora di ginnastica e da un po’ di tempo sempre più cagionevole, Finn e la sua migliore amica Lena (Lea van Acken) decidono di capire di più sull’industria farmaceutica dietro quelle strane pillole gialle, scoperchiando una verità che avrà a che fare proprio con la sua famiglia.
I due, grazie all’aiuto dell’esperta russa Eliska Novak (Jeanette Spassova), scoprono infatti che la sostanza alla base di quei farmaci è un rarissimo fungo che cresce sul corpo dei cadaveri: il Necrofungus psilocybelis, usato un tempo nei riti sciamanici perché altamente allucinogeno. Sophie, dunque, sembra essere in balia delle forze oscure e solo una seduta spiritica potrà salvarla dal male. Mentre Lena s’intrufolerà in incognito alla presentazione del Trychozepam, lanciato su larga scala come lo psicofarmaco con il minor numero di effetti indesiderati al mondo, per mano dell’amministratore dell’azienda in questione Martin, (ovvero il padre di Finn), quest’ultimo e la coetanea Samira (Tijan Marei) rimangono sconvolti nel capire che molti ragazzi del liceo, inclusi loro due, sono stati adottati, “usati” come cavie dall’industria farmaceutica per testare il processo di transizione manovrato da una setta demoniaca. La sequenza finale rivelerà i membri di quella pericolosa società segreta: anche il padre, la madre e la sorella di Finn.
Sedute spiritiche e il messaggio che stenta ad arrivare
Provando a posizionarsi nel confine indecifrabile e impalpabile che separa la realtà dall’aldilà, The Privilege confeziona un horror poco originale, giocato tutto sull’emanazione delle presenze oscure alla ricerca di una comunicazione diretta con il mondo dei vivi. Eppure, forse proprio attraverso l’ignoto, ai due registi interessa piuttosto trovare un escamotage mistico per mettere al centro della loro narrazione la questione giovanile in relazione all’incomunicabilità con le autorità genitoriali e professionali (quali medici e pubblica sicurezza), ritrovando nei ‘grandi’ il muro d’incomprensione e oppressione alle nuove generazioni.
Tuttavia, il messaggio meno leggibile del film stenta ad emergere con forza lampante. La pellicola tende a disfarsi in soluzioni visuali piuttosto standardizzate (distorsioni ottiche e sonore, jumpscare, spiriti che aleggiano come spifferi, allucinazioni da sostanze naturali, fotografia perennemente scura) e il sussulto del terrore è troppo flebile per lasciare il segno. Dopo aver reiterato a lungo sull’artificio psichico della mente folle e immaginifica vs la verità incompresa, The Privilege si dirige verso un finale goffamente orchestrato a mo’ di cospirazione e società segreta, che lascia insoluto e approssimato quello che nella prima parte sembrava essere il nodo più stimolante dell’intera operazione. Ovvero quello del trauma psicologico e della rapidità con cui la (nostra) cosiddetta società delle prestazioni e dell’efficienza chieda di superarlo in fretta e indolore, spingendo sull’aiuto/abuso incontrollato e spasmodico dei farmaci, fingendo che nulla fosse mai accaduto.