The Untouchables – Gli intoccabili: la storia vera che ha ispirato il film
Fonte di ispirazione di uno tra i titoli più iconici degli anni '80, la storia vera di The Untouchables - Gli intoccabili è ancora sconosciuta ai più.
Con il passare del tempo The Untouchables – Gli intoccabili, il lungometraggio d’azione diretto da Brian De Palma nel 1987, si è rivelato essere uno tra i titoli più iconici e, per questo, indimenticabili degli Anni Ottanta.
Immerso nella Chicago proibizionista del 1930, città che si era innalzata a simbolo del binomio formato dallo spettro del lusso lusso e dal pericolo onnipresente della criminalità organizzata, The Untouchables – Gli intoccabili segue le eroiche vicende che ebbero come protagonista Eliot Ness, un agente federale desideroso di combattere il famigerato boss mafioso Al Capone. In un succedersi di colpi di scena che sconvolgeranno la crociata contro l’impero economico di una malavita spietata che governa la città intera, il protagonista si addentra in segreti mai rivelati che coinvolgono il corrotto Dipartimento di Polizia, di cui l’uomo è parte integrante.
Dopo aver esplorato il mondo delle organizzazioni di matrice mafiosa con i lungometraggi di finzione Scarface e Carlito’s Way, i cui celeberrimi protagonisti sono in ambedue i casi personaggi nati da zero dalla fantasia dell’autore, Brian De Palma decide di raccontare un frammento reale della storia vera di Al Capone: la storia vera di The Untouchables – Gli Intoccabili è, infatti, contenuta tra le pagine dell’autobiografia del già citato Eliot Ness, volume che fu pubblicato nel 1957 e che era già stato fonte di ispirazione cinematografica della serie televisiva con Robert Stack, Gli Intoccabili.
La storia vera di The Untouchables – Gli intoccabili, il cult diretto da Brian De Palma
Non è raro e nemmeno ingiustificato che i cosiddetti biopic vengano giudicati alla luce dell’accuratezza con cui essi ricostruiscono gli eventi da cui sono stati ispirati. Non è inusuale che il valore del film e la verosimiglianza storica siano determinati dai più come due fattori che procedono di pari passo. Nonostante tale visione interpretativa sia ormai radicata nel percepire comune e nonostante le inesattezze storiche più o meno identificabili disseminate durante l’intera durata del lungometraggio, The Untouchables – Gli intoccabili è, tuttavia, riuscito a guadagnarsi un posto d’onore all’interno della cultura pop statunitense, contribuendo alla nascita di un controverso processo di eroicizzazione di cui il suo protagonista, il sopracitato Eliot Ness, fu oggetto.
Poliziotto interpretato da Kevin Costner, Eliot Ness fu il giovane agente federale che, all’epoca ventottenne, passò alla storia per aver incastrato il gangster Al Capone (i cui panni furono indossati da un brillante Robert De Niro) per evasione fiscale e che venne trasformato dagli americani in un vero e proprio simbolo alla lotta contro la criminalità organizzata. Inoltre, il personaggio principale del film diretto da De Palma fu il fondatore della squadra che dà nome al lungometraggio, i cosiddetti Intoccabili.
Il gruppo, formato da Ness e dai suoi agenti, venne definito con il noto epiteto a causa del loro essere intoccabili rispetto alla corruzione e dell’essere completamente estranei nei confronti degli affari loschi della mafia, due tratti che li distinguevano dalla maggioranza della polizia che sorvegliava la Chicago proibizionista. I coraggiosi, grazie ad un complesso sistema di intercettazioni, riuscirono ad aver accesso all’esamina delle transazioni economico-finanziarie di Al Capone. Inizialmente, le operazioni di cui furono architetti si rivelarono essere completamente vane e gli Intoccabili non ottennero alcun risultato tangibile, in quanto il boss mafioso si rivelò più furbo di quanto gli agenti pensassero: agendo attraverso una gerarchia di prestanomi impossibile da snodare, nessun bene e nessun giro di affari era esplicitamente intestato a lui.
La storia vera di The Untouchables – Gli Intoccabili è stata descritta come una missione che emerge come difficile che poteva essere vanificata dallo scoraggiamento, quella di Ness e dei suoi uomini. Eppure questa storia di ostacoli e sconfitte si è trasformata in un trionfo: le prove e le testimonianze necessarie ad incriminare Al Capone furono raccolte e il loro numero fu abbastanza elevato da condannare ad undici anni di carcere il gangster per evasione fiscale e violazione delle norme delineate dai piani proibizionistici portati avanti dal governo statunitense dell’epoca.
Inizialmente rinchiuso in una prigione di Atlanta e successivamente trasferito nel celebre Alcatraz di San Francisco, il criminale e, con lui, le sue condizioni di salute peggiorarono drammaticamente in seguito ad una grave forma di demenza. Le sue condizioni cliniche indurranno l’apparato giudiziario degli Stati Uniti a stemperare l’isolamento del boss mafioso, concedendogli di essere internato in una struttura carceraria di stampo ospedaliero e di essere liberato nel 1939. Al Capone morirà di arresto cardiaco circa un decennio dopo, il 25 gennaio del 1947.
Certo, gli errori di tipologia storica contenuti in The Untouchables – Gli Intoccabili non sono pochi e sono facilmente individuabili. È, tuttavia, necessario specificare che Brian De Palma, durante la realizzazione di uno dei suoi titoli più celebri, è stato sempre spinto dal desiderio di restituire al pubblico un’opera cinematografica che avesse diversi punti di tangenza con la realtà dei fatti da lui narrati. Proprio a tal proposito, il regista decise di ingaggiare l’ultimo membro della squadra di poliziotti degli Untouchables ancora rimasto in vita, Albert H. Wolff, come consulente dello staff di De Palma, così da rendere la fabula del film ancora più dettagliata e, quindi, ancora più realistica. Fu proprio a fianco del vecchio glorioso poliziotto, il quale morirà nel 1998 all’età di novantacinque anni, che Kevin Costner ebbe modo di approfondire e perfezionare il suo personale ritratto dell’agente federale Elliot Ness.
La volontà di aderire al vero storico si spinse oltre la ricostruzione filmica, oltre le scene d’azione, oltre all’aspetto di personaggi che si susseguivano rapidamente sul grande schermo. Impossibile da arrestare, essa si spinse oltre, fino a toccare un lato che si potrebbe definire più intimo e più censurabile: Robert De Niro, infatti, prese così a cuore la causa di vero-somiglianza da pretendere che anche la sua biancheria intima fosse dello stile di quella indossata tempo addietro da Al Capone. Però questa è un’altra storia, della quale magari si parlerà più avanti.