J.R.R. Tolkien ed Edith Bratt: la storia vera che ha ispirato il film
La fantasia di Tolkien è stata alimentata, nel tempo, da sua moglie Edith, forse la prima persona ad aver creduto davvero in lui. Ecco chi era Edith Bratt.
Da giovedì 12 settembre è nelle sale italiane Tolkien, il film diretto da Dome Karukoski, con Nicholas Hoult nelle vesti del più grande scrittore del genere fantasy del secolo scorso e Lily Collins in quelle di Edith Bratt, la donna che lo ha spronato a immaginare le storie epiche di elfi, hobbit e nani che noi oggi conosciamo. Il film di Karukoski racconta la storia dello scrittore de Il signore degli anelli, mostrando allo spettatore gli aspetti fondamentali della sua magica vita, ordinaria nella realtà, ma epica nella fantasia.
Riviviamo i momenti migliori della storia di Tolkien, quali il suo incontro con quelli che saranno gli amici di una vita, l’incontro e lo sviluppo della storia con la donna che sposerà e, infine, il confronto intellettuale con il professore Wright, linguista di Oxford, fondamentale per l’autore e il suo studio delle lingue.
L’amore di J.R.R. Tolkien per Edith Bratt
Molti sono gli aspetti della vita di Tolkien, ma solo uno di questi è particolarmente importante. Stiamo parlando di Edith e dell’influenza che questa donna ha avuto sullo scrittore. Si può quasi dire che senza di lei, J.R.R. Tolkien avrebbe potuto non inventare niente. Il giovane Ronald incontrò Edith, di tre anni più grande di lui, quando il ragazzo e suo fratello si trasferirono nella pensione di Duchess Road, a seguito della morte della loro madre. Anche Edith era orfana e bisognosa di affetto e, principalmente per questo motivo, secondo Humphrey Carpenter “il coinvolgimento tra i due era inevitabile”. I due ragazzi passavano la maggior parte del loro tempo insieme, divertendosi a buttare dal balcone della pensione zollette di zucchero sui cappelli degli ignari passanti.
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Tolkien aveva però un tutore, Padre Morgan, che vedeva in Edith la ragione del calo di rendimento del suo ragazzo, per non parlare del fatto che non vedeva bene la relazione, in quanto Edith non solo era più grande di Ronald, ma era anche protestante. Fu proibito quindi al giovane ragazzo di vedere Edith fino ai ventun’anni ed egli fu costretto a obbedire, perché se avesse agito diversamente, la sua carriera scolastica sarebbe stata bruscamente interrotta. Per quasi tre anni i due innamorati non si scrissero e l’effetto della distanza si ritorceva sullo studente, che sprecò buona parte del suo primo anno al college. Nel frattempo Edith, che si era sentita messa da parte e abbandonata, accettò la proposta di matrimonio di George Field, fratello di uno dei suoi compagni di scuola. Tolkien non si arrese di fronte all’ostacolo presentatosi e l’8 gennaio 1913 raggiunse la ragazza a Cheltenham. Nonostante fosse già impegnata, Edith accettò la proposta di matrimonio di Tolkien, scrivendo a Field che rinunciava al loro fidanzamento e restituendogli l’anello.
Edith Bratt: l’ispirazione per J.R.R. Tolkien
Dopo il fidanzamento dei due ragazzi e la conversione al cattolicesimo di Edith, i due divennero marito e moglie il 22 marzo 1915. Tolkien aveva sempre ammirato Edith e il suo coraggio nello sposare – a detta dello scrittore stesso – “un uomo senza lavoro e senza aspettative”. Ma Edith, fin da subito, si era innamorata dell’acuta mente di Tolkien e la sua presenza nella vita di suo marito fece sì che l’immaginazione di quest’ultimo si acuisse, diventasse più fervida, tanto da riuscire a creare un mondo che ha influenzato i ragazzi del Ventesimo secolo e non solo. Edith alimentò l’immaginazione di Tolkien anche quando non era presente fisicamente nella vita di quest’ultimo. A Oxford, prima della grande guerra, il precursore del genere fantasy scrisse una storia con protagonisti un umano e un’elfa, alterego rispettivamente dello stesso Tolkien e di Edith.
Beren e Luthien, questi i nomi dei protagonisti del racconto, vivevano nella Terra di Mezzo – quello stesso mondo inventato da Tolkien, in cui Frodo Baggins vive la sua avventura. In questa storia, l’amore tra l’elfa immortale e il guerriero mortale è ostacolato dal padre di lei, che non vuole concedere la figlia in sposa a Beren, se prima quest’ultimo non gli consegna un Silmaril della corona di Morgoth. Beren affronta l’impossibile avventura solo per amore.
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Nonostante rimanga ferito dalla sua missione, Beren viene curato, salvato e grazie al suo coraggio diventerà il marito di Luthien, che però – per stare con l’uomo che ama – perderà la sua immortalità. Come racconta anche Alessandro D’Avenia nelle pagine dedicate alla storia d’amore dello scrittore e di Edith nel suo libro Ogni storia è una storia d’amore, tra Beren e Luhien, così come tra Edith e Tolkien, “in gioco c’è sempre la vita. […] Lui, che era mortale, era tornato in vita dopo averla persa, lei, che era immortale, aveva perso la propria divinità per poter avere la sua vita con lui. Per questo l’inventore di terre fantastiche la chiamò “La terra dei morti che vivono”.”
Tolkien ed Edith: un amore lungo 55 anni
I due coniugi restarono insieme per cinquantacinque anni, fino alla morte di Edith nel 1971, seguita poco tempo dopo dal suo Beren. La loro è stata una relazione fatta di alti e bassi, con quattro figli da crescere e una fervida immaginazione da alimentare. Nel film di Tolkien emerge poco l’influenza che Edith ha avuto sull’autore, scorgiamo superficialmente solo il modo in cui Edith alimentasse quella grande mente, chiedendogli di più su ciò che stava pensando, contraddicendolo, dandogli suggerimenti e aspettando che lui immagazzinasse notizie, che poi avrebbe messo su carta in quella sua inconfondibile calligrafia, fumando la pipa come uno dei suoi personaggi migliori e lasciando che la sua Luthien lo guardasse creare il più grande mondo immaginario e allo stesso tempo reale, in cui i ragazzi ancora oggi si rifugiano per alimentare la propria fantasia con mostri, strani personaggi e avventure epiche.
Tolkien era avanti anni luce rispetto i suoi contemporanei. Edith lo sapeva e ha fatto in modo che anche gli altri lo sapessero, che anche noi ne fossimo a conoscenza. Per racchiudere l’amore di Beren e Luthien, di Tolkien ed Edith, è bene riprendere le parole di D’Avenia, in cui spiega che “solo i più grandi realisti possono usare l’immaginazione con tanta precisione da scrivere storie d’amore così belle e vere come quella di Beren e Luthien. Il più bel mito d’amore del Ventesimo secolo è tutt’altro che un fantasy, appartiene al genere che gli è più proprio: il poema epico. Non una fuga dalla realtà ma la realtà stessa, quella che tutti desideriamo nella terra dei rinati.”