Il declino di Tom Hanks in 6 film. Dov’è finito l’attore che abbiamo amato?
Una breve analisi del perché Tom Hanks non è più l'attore di una volta, protagonista stavolta del suo lento declino.
Philadelphia, Forrest Gump, Il Miglio Verde, Cast Away, sono solo alcuni dei film intramontabili che hanno reso Tom Hanks la star di Hollywood che è oggi. L’attore che conosciamo come il “Papà d’America” per eccellenza, in grado di incarnare l’uomo medio contemporaneo, il “common man” onesto, di buon cuore, in grado di rialzarsi alle tragedie del destino, ha subito un ulteriore cambiamento nel suo percorso attoriale, che purtroppo non sembra essere così roseo come i precedenti.
Inutile ribadire ciò che è già consolidato, ovvero che Hanks ha una carriera di tutto rispetto, che vanta più di 80 film in qualità di attore, doppiatore, produttore, regista e sceneggiatore. Per non parlare della quantità di nomination, premi e riconoscimenti che ha portato a casa per le sue interpretazioni. Non discuteremo, quindi, in questa sede, della qualità di Tom Hanks come artista, perché questa è innegabile. Ciò nonostante, sull’onda delle sue recenti dichiarazioni, non possiamo non riflettere su cosa sia accaduto alla sua carriera nell’ultimo decennio.
Tom Hanks non riesce più a dire di no?
Se pensate a uno degli ultimi film eccellenti di Tom Hanks, quale vi viene in mente? Forse Captain Philipps oppure Saving Mr. Bank, entrambi del 2013. Da allora, Hanks ha partecipato a innumerevoli pellicole, molte delle quali particolarmente dimenticabili, come se a partire da un certo momento avesse deciso di accettare qualsiasi cosa gli venisse proposto, andando un po’ contro alla sua filosofia del passato. Un segno che anche Tom sta iniziando a invecchiare? Pensate a grandi come Robert De Niro, Dustin Hoffman e a ruoli che hanno accettato ultimamente. Non dimentichiamoci che Hanks era solito accettare parti che richiedevano un certo approfondimento psicologico del personaggio, per lo più biopic, cosicché potesse immedesimarsi a fondo nella parte – c’era un vero e proprio studio da parte dell’attore, che consisteva nel riprendere, in parte, le famose tecniche immedesimative del Metodo Stanislavkij.
Leggi anche Tom Hanks confessa: “I film decenti in cui sono apparso sono davvero pochi”
Di recente Tom Hanks ha affermato che tra tutti i film che ha fatto solo il 5% sono di grande valore; forse è stato fin troppo cattivo con se stesso e nei confronti del proprio mestiere e forse, invece di fare di tutta l’erba un fascio, avrebbe dovuto soffermarsi di più sulle sue scelte dell’ultimo decennio, considerando che l’anno che ha segnato un cambio di rotta, dopo il quale la filmografia di Hanks ha iniziato a “vacillare”, è stato proprio il 2013.
Tom Hanks: ecco i 6 film spartiacque
1. Il ponte delle spie (2015) di Steven Spielberg
Sì è diretto da Steven Spielberg, sì è un film che ha ottenuto tantissimi riconoscimenti e nomination e sì viene ripresentato il sodalizio di vecchia data, solitamente vincente, Hanks-Spielberg, iniziato nel 1998 con Salvate il soldato Ryan. I presupposti sono positivi, impossibile affermare il contrario: Hanks ancora una volta si cimenta in un ruolo autorevole, che decide di accettare con la promessa di portare sul grande schermo l’autenticità del caso e della persona che interpreta, ovvero l’avvocato e politico James B. Donovan, noto per aver gestito nel 1962 lo scambio tra il pilota americano Francis Power, in mano ai sovietici, e la spia russa Rudolf Abel. Ciò nonostante, Tom Hanks appare sottotono e non rende la sua interpretazione memorabile, non spicca come di consueto, come se volesse far brillare i suoi co-protagonisti. Non è un caso che non abbia ricevuto nemmeno una nomination agli Oscar 2016 come Miglior attore protagonista e sia stato “superato” dal suo collega Mark Rylance, che invece si è portato a casa la statuetta come Miglior attore non protagonista.
2. Inferno (2016) di Ron Howard
Vi ricordate il Robert Langdon de Il Codice da Vinci e Angeli e Demoni, creato dalla penna di Dan Brown? Tom Hanks torna a interpretare il professore di storia dell’arte ed esperto di simbologia religiosa scorrazzando, stavolta, nella nostra nazione, da Firenze a Venezia. Non che la trilogia adattamento della saga di Dan Brown sia già di per se questa opera cinematografica sensazionale, ma sicuramente le interpretazioni di Hanks erano state migliori nei due film precedenti. In Inferno c’è una distanza ben visibile tra attore e personaggio ed Hanks fatica a ingranare in un ruolo che ormai dovrebbe aver fatto suo dopo 10 anni, considerando che la prima volta che ha debuttato nei panni del professore è stato nel 2006.
3. The Circle (2017) di James Ponsoldt
Da Inferno Tom Hanks non si getta in un altro progetto fallimentare come quello che stiamo per affrontare, The Circle. È bene ricordare che nel 2016 l’attore ha ricordato al mondo di essere un grande artista recitando nel film Sully, diretto da Clint Eastwood, nei panni del pilota Chesley Sullenberger (detto Sully), che nel 2009 mise in salvo centocinquanta passeggeri del volo US Airways 1549, compiendo un ammaraggio sul fiume Hudson in seguito a un guasto ai motori per l’ingresso di alcuni volatili. Quello che definiamo il “declino” di un artista di certo non avviene da un anno all’altro, ma è un processo graduale, intervallato da opere che fanno ancora ben sperare. Dopo Sully è il turno di un altro “flop” per la carriera di Hanks. Al di là della qualità del film, Hanks non centra nuovamente il ruolo: è innaturale, poco convincente e non in armonia con il resto del cast. Il suo Eamon Bailey dovrebbe, in qualche modo, rimanere impresso per la sua verve creativa e visionaria, ma tendente al totalitarismo; purtroppo, però, non succede.
4. Un amico straordinario (2019) di Marielle Heller
Il fatto che i media smettano di parlare del film in uscita di un attore iconico è esso stesso sintomo del declino di una star di Hollywood? Non possiamo dare una risposta certa, ma sicuramente è collegato. Dopo il flop The Circle, Hanks viene convinto nuovamente dal regista di fiducia Steven Spielberg a recitare in un film da lui diretto, The Post, nei panni del giornalista e direttore del “Washington Post” Ben Bradlee, al fianco di Meryl Streep. Benché l’interpretazione di Hanks sia di tutto rispetto, si discosta enormemente dai ruoli che lo hanno fatto brillare in passato, tanto che, come accaduto con Il ponte delle spie, anche stavolta l’attore non riceve alcun riconoscimento, nemmeno la nomination agli Oscar (che invece ha ricevuto Meryl Streep come Miglior attrice protagonista).
In seguito a The Post, Hanks si concede due anni di pausa, per poi tornare sulle scene nel 2019 con Un amico straordinario, pellicola in cui è protagonista indiscusso interpretando la celebrità della televisione statunitense Fred Rogers, per la quale riceve anche nomination agli Oscar e ai Golden Globe. Hanks torna nei panni di un ruolo che si addice particolarmente alla sua carriera, il common man americano, l’everyman; un ruolo per cui sarebbe stato osannato in passato, un passato ormai lontano. Hanks riceve sì diversi riconoscimenti per questo ruolo, ma appaiono più come un “contentino”, in onore del grande attore che fu, come se le sue precedenti decisioni in ambito cinematografico lo abbiano svalorizzato, apparendo come un attore che ha fatto già ciò che di grandioso poteva fare, un attore che ha già raggiunto l’apice che poteva raggiungere e che, ormai, è pronto ad accettare qualsiasi cosa pur di tornare sul grande schermo.
5. Elvis (2022) di Baz Luhrmann
Nella carriera di Tom Hanks i ruoli da villain si contano sul palmo di una mano. In Era mio padre sembrava un antagonista, ma poi si redime, quindi interpreta comunque un personaggio che torna sulla retta via; in Ladykillers più che un antagonista nel vero senso del termine è un personaggio bizzarro; in Cloud Atlas abbiamo i primi veri villain interpretati dall’attore, cattivi nel vero senso del termine che, però, erano in qualche modo mitigati dagli altri personaggi positivi che interpretava all’interno della pellicola (in Cloud Atlas Hanks ha interpretato sei personaggi diversi in sei differenti linee temporali che si sovrapponevano tra loro).
Nel 2022, dopo aver recitato nel 2020 e 2021 in film dimenticabilissimi, Hanks veste i panni dell’antagonista nel biopic dedicato al leggendario Elvis: l’avido colonnello Tom Parker, il manager di Elvis. Dotato di protesi, non solo per farlo assomigliare maggiormente al vero Tom Parker, ma anche per incutere una maggiore sensazione di malignità (a tratti, fisicamente, era molto simile ai villain di Cloud Atlas), Hanks si cimenta in un ruolo ben diverso rispetto a quelli a cui è abituato. Per caso l’everyman si è trasformato senza che effettivamente ce ne accorgessimo? Il personaggio che interpreta stavolta non si redime e, al tempo stesso, non è stemperato da altri personaggi positivi, come accadeva in Cloud Atlas. Il fatto che, dopo tutto questo tempo, si sia calato nei panni di una parte così diversa dai suoi standard è sicuramente un indizio che la carriera di Hanks sta subendo un ulteriore cambiamento, che forse è l’apice risolutivo di questo decennio di transizione che stiamo analizzando.
6. Pinocchio (2022) di Robert Zemeckis con Tom Hanks
Tom Hanks torna a collaborare con uno dei registi che lo hanno reso grande, Robert Zemeckis, che ha diretto l’attore in Forrest Gump, Cast Away e Polar Express. Purtroppo, però, stavolta il sodalizio è stato fallimentare. Non discuteremo in questa sede di tutto quello che non andava nell’adattamento del celebre classico d’animazione, ma ovviamente ci soffermeremo sull’interpretazione di Hanks. L’attore, dopo il suo ruolo da villain in Elvis, torna a interpretare un personaggio buono, il babbo che tutti amiamo, Geppetto. Chi conosce Tom Hanks sicuramente noterà in questo live-action la sua presenza non solo come attore, ma anche, in parte, come regista; Hanks, infatti, ormai da anni tende a collaborare insieme ai registi che ha conosciuto in passato e a non limitarsi al solo lavoro di attore, dando talvolta anche dei consigli e avendo così anche una sorta di potere decisionale durante il making of di una pellicola.
Conoscendo Hanks e anche Zemeckis, entrambi hanno sicuramente convenuto sulla volontà di umanizzare ancora di più il classico rapporto tra Geppetto e il suo figliolo burattino, cercando di dare maggiore enfasi all’interpretazione di Hanks. In parte ci sono riusciti, ma dall’altro lato non possiamo dire che questa sia una delle migliori interpretazioni dell’attore; ci ha provato, questo è indubbio, ma non è riuscito nell’intento fino in fondo. Il Geppetto di Tom Hanks appare particolarmente caricaturale. È come se Tom Hanks ci avesse provato fin troppo, palesando un tentativo quasi disperato di volersi riaffermare sia come everyman che come artista. Adesso non resta che aspettare e vedere quali saranno i suoi progetti futuri.