L’azzeccato Silvio Berlusconi di Toni Servillo in Loro di Paolo Sorrentino
Toni Servillo nelle pellicola Loro 1 e Loro 2 di Paolo Sorrentino interpreta Silvio Berlusconi e lo fa oltrepassando la figura pubblica e rendendo l'uomo una figura universale, in cui a muoversi sono dei sentimenti che lo rendono un personaggio estremamente cinematografico.
Quando è stato annunciato un film su Silvio Berlusconi diretto da Paolo Sorrentino, la partecipazione di Toni Servillo nella parte dell’ex premier era, se non proprio scontata, almeno prevedibile. L’attore partenopeo, che nella sua carriera si è districato tra produzioni cinematografiche e teatrali, è stato fin dall’esordio del regista compaesano il feticcio su cui plasmare i personaggi dell’autore, la maschera da cui partire per dare vita alle figure di uomini in balia della vita, tormentati dallo scorrere del tempo che conduce inevitabilmente verso la fine.
Non solo protagonisti inventati di tutto pugno da Sorrentino, Servillo si è ritrovato nel 2008 ad interpretare per il cineasta di fiducia il senatore a vita Giulio Andreotti nella sua ottima interpretazione ne Il divo e, passati dieci anni e calatosi in altri ruoli diretti dal talento italiano, l’attore si è riproposto nelle vesti di un altro politico, appartenuto sempre alla storia della repubblica nostrana e apparso nei capitoli Loro 1 e Loro 2.
La vecchiaia di Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi è innegabilmente un personaggio di forte richiamo per l’universo delle arti, una persona i cui festini e le battute inappropriate a meeting internazionali non hanno potuto che alimentare la nascita di una figura dalle evidenti potenzialità narrative, di cui sarebbe potuto essere tranquillamente – per non dire preoccupantemente – protagonista. A rappresentarlo sul grande schermo, cogliendone le possibilità farsesche da inserire in una storia cinematografica, è stato dunque un Paolo Sorrentino che della macchietta politica che il pubblico avrebbe immaginato ha tirato fuori un Silvio in conflitto con il procedere della vecchiaia, come in fondo sembra dimostrare ancora oggi mentre calca la scena politica attuale, ma con un’umanità che non ha saputo mettere in mostra nel reale e che invece muove le fila dei film, soprattutto della seconda parte.
Merito non solo di una sceneggiatura – scritta da Sorrentino con la collaborazione di Umberto Contarello –, ma di una prestazione recitativa di Toni Servillo che oltrepassa i pesanti strati di trucco, utilizzati per delineare i connotati di Berlusconi, fino a giungere allo spirito scombussolato di un uomo che sta irrimediabilmente sfiorendo. Silvio, grazie all’attore napoletano, mostra la sua rincorsa al potere e alle sode cosce di giovani ragazze arrivando a toccare un livello di interpretazione tale da far dimenticare di chi, durante la pellicola, si sta parlando, quale sia il nome del personaggio principale. Il politico italiano abbandona la sua identità più distintiva e diventa un involucro di cui Servillo si serve per riempire la marionetta di contraddizioni e desideri, di rimorsi e pensieri. In altre parole, di sentimenti.
Toni Servillo e il suo Berlusconi, figura di cecità e negazione umana
Il protagonista di Loro 1 e Loro 2 giunge a distaccarsi dall’icona di gaffe e processi a cui i media ci pongono ancora davanti. Berlusconi diventa lo spunto per raccontare della cecità e della negazione dell’essere umano e questo in merito all’abilità di Toni Servillo di saper riempire di malinconia un sorriso mai stato tanto finto, uno sguardo che si vela di profonda tristezza solamente quando crede di non essere osservato. E così, Servillo si presta al patetico per dare spessore alle complicate dinamiche di un uomo semplice. Aggiunge una dose massiccia di teatralità ai modi pubblici del magnate, ne imita l’accento nordico e ne sbaglia la cantata napoletana, che all’attore invece appartiene. È l’anima di una festa che pensa e spera non debba mai finire, ma solo seduto in un angolo apre finalmente gli occhi – letteralmente e non – per guardare dove la vita privata lo sta trasportando.
Toni Servillo ammalia con una gestualità da istrione, muovendosi con sicurezza tra gli spazi dell’ampia casa sulla costa sarda, incastrando popolo e fedeli con la scioltezza di una parlantina in un continuo scambio tra venditore e acquirenti. Discorsi che l’attore scandisce e che donano al tono una sostenuta sicurezza, che si spezza come stanca dei colpi subiti soltanto sul chiudere del secondo capitolo, quando per un anziano – che sia ricco o modesto, conosciuto o anonimo – arriva il momento di scendere a patti con se stesso, i propri sbagli, la propria età. Un’accoppiata micidiale quella di Paolo Sorrentino insieme a Servillo, che trascende la presenza pubblica di Silvio Berlusconi rendendolo un personaggio puramente cinematografico, quasi letterario, universalizzandone il privato e facendolo perdere nella poetica del cineasta.