Toy Story e le motivazioni dei villain della saga. Perché diventare cattivi?
Cosa ha spinto i villain di Toy Story ad agire in quel modo? Da Stinky Pete a Gabby Gabby, facciamo un'analisi per capire le motivazioni dei personaggi cattivi.
Il franchise di Toy Story ha portato in scena alcuni dei villain più interessanti di tutte le storie d’animazioni e molti di essi hanno delle motivazioni per cui agiscono in quel modo. Dopo quattro film, l’universo di Toy Story è rimasto eccellente, perfetto a livello di stile ed emotivo.
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In Toy Story 4, Woody, Buzz e tutti gli altri sono diventati i giocattoli della piccola Bonnie, e devono indirizzare Forky, la new entry, a comprendere la sua esistenza. Inoltre Woody ritrova Bo Peep, sua amica ed ex fiamma, che lo aiuta a capire quale sarà il suo futuro. L’elemento più intelligente è però rappresentato dalla sua villain, la bambola vintage Gabby Gabby, affiancata da una troupe di manichini ventriloqui molto inquietanti. Gabby governa un negozio di antiquariato locale ed è determinata a sistemare la sua scatola vocale, rotta, con ogni mezzo necessario. Le ragioni della bambola sono comprensibili, ma non è l’unica villain. I cattivi di Toy Story hanno tutti una ragione per agire in un determinato modo.
Toy Story: tutti i villain hanno delle motivazioni comprensibili
Il villain dei lungometraggi animati della Walt Disney sono quasi sempre più amati degli stessi eroi protagonisti. I cattivi dell’era classica pre-Pixar hanno delle motivazioni più crudeli: Maleficent maledice una bambina per fare un dispetto per non essere stata invitata a una festa; Lady Tremaine è gelosa della figliastra Cenerentola e la tratta come una serva; la Regina cattiva cerca di distruggere Biancaneve in modo che la sua bellezza possa passare inosservata. Con Toy Story, la Disney ha invece deciso di rendere i villain più empatici.
Sid di Toy Story, è un ragazzino viziato che ama distruggere ogni cosa, giocattoli inclusi. In Toy Story 2, Stinky Pete è un giocattolo vintage che non era così amato dai bambini. Ha passato la maggior parte della sua esistenza seduto su una mensola a guardare ogni altro giocattolo venduto prima di lui, quindi ovviamente è entusiasta all’idea di passare il resto dei suoi giorni in un museo. Il ladro di giocattoli e collezionista Al tratta i giocattoli come oggetti di importanza storica. In Toy Story 3, il tema dominante della narrazione era l’abbandono e la perdita di ogni scopo. Mentre Woody, Buzz e il resto dei giocattoli sono stati venduti da Andy, ormai grande, a un asilo locale, Lotso vedeva il Sunnyside come un’ancora di salvezza, dove poteva essere amato ancora una volta dai bambini. Abbandonato in passato, ora ha stabilito un regime di terrore tra i giocattoli dell’asilo. In Toy Story 4, Gabby sogna di essere amata dalla sua bambina preferita, ma a causa di un difetto di fabbrica, non ha mai provato tale gioia. Per questo chiede a Woody di aiutarla. Lui, tra tutti i giocattoli del franchise, capisce più di tutti cosa significa lasciare un giocattolo senza uno scopo.
Toy Story: ogni villain ha le sue ragioni, ma sono personaggi corrotti
Il franchise di Toy Story affronta in ogni film una tematica diversa. Nel primo, si è faccia a faccia con la paura infantile di essere sostituito da qualcun altro, che si traduce nell’iniziale rivalità tra Woody e la new entry Buzz. In Toy Story 2, i giocattoli cercano il loro scopo nel mondo. Toy Story 3 è più emotivo e racconta la difficoltà nel lasciare andare cose e persone. In Toy Story 4 si scava più a fondo: quando non si raggiunge uno scopo, è possibile ritagliarsi nuove strade. Le motivazioni dei villain sono comprensibili, ma i cattivi sono dei personaggi corrotti.
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Sid è un ragazzino distruttivo come molti altri, ma il caos e il bullismo lo trasformano in un villain più crudele. Stinky Pete cerca di negare a Woody, Jessie e Bullseye la possibilità di fare le proprie scelte e costringerli a realizzare il suo sogno, mentre Al non ha remore a rubare giocattoli per bambini per poi rivenderli. Lotso vuole l’ordine ma a costo della democrazia, e ciò lo rende un dittatore. Gabby non è propriamente una cattiva perché Woody finisce per darle ciò che desidera, regalandole il lieto fine che merita.
Toy Story riflette i grandi temi del franchise
Nel cuore di Toy Story c’è Woody. È il personaggio che domina la storia e le tematiche più di ogni altro personaggio, al punto che Toy Story 4 è quasi esclusivamente su di lui e mette Woody e Jessie in disparte. Il rapporto di Woody con Andy è la spina dorsale della trilogia originale; nel quarto film, Woody cerca di capire la sua storia individuale. Questo è uno dei motivi per cui i vari villain del franchise sono attraenti e le loro azioni comprensibili.
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Sid è il ragazzino che probabilmente ha bisogno di una figura genitoriale, così come Woody con Andy. Stinky Pete è il giocattolo a cui è stata negata l’attenzione che Woody ha ricevuto da Andy. Lotso è stato messo da parte, ma ha scelto di espandere la sua rabbia piuttosto che fare del bene al suo gruppo di giocattoli. La difficile situazione di Gabby contrasta l’egoismo di Woody, ancora aggrappato ai bei tempi con Andy. Nonostante il suo forte codice morale che lo spronano a fare la cosa giusta, Woody rischia di ferire chi ama pur di fare ciò che ritiene giusto. Questo è un altro motivo per cui i villain del franchise sono così efficaci: rispecchiano Woody non solo nell’approccio, ma nell’ideologia.
Toy Story è una storia di formazione. Crescendo, ci sono cose che non si possono evitare, dal passaggio all’età adulta, alla paura dell’abbandono, e alla fine si trova un posto nel mondo. La Pixar ha capito queste tematiche fin dall’inizio.