Twilight: analisi (e insidie) psicologiche del successo di una saga immortale
A cosa è dovuto il successo stratosferico della saga di Twilight? Quali sono i meccanismi psicologici alla base della passione sfrenata per le vicende di Edward e Bella? Scopriamolo insieme!
Alzi la mano chi non ha visto almeno uno dei film della saga di Twilight! Partita come fenomeno letterario adolescenziale e successivamente trasposta fedelmente in una serie di film (5, per la precisione), la saga che vede protagonista una famiglia di vampiri “vegetariani” – che cercano di accontentarsi del sangue animale per il proprio sostentamento – fa parlare di sé da più di 10 anni, sull’onda prima del successo stratosferico dei libri di Stephenie Meyer e poi dei rispettivi film, che hanno lanciato nell’Olimpo della notorietà (in parte condizionandone le carriere) i protagonisti Kristen Stewart e Robert Pattinson.
Una saga, quella di Twilight, che deve il suo successo eccezionale a una serie di fattori, toccando numerose corde emotive sensibili, soprattutto in quel periodo della vita – l’adolescenza – in cui si comincia a conoscere se stessi attraverso le sensazioni intense e contrastanti provocate dal primo amore. Nel caso di Bella Swan (Kristen Stewart), una ragazza timida e schiva, appena trasferitasi dalla solare California – dove viveva con l’eccentrica madre – nella cittadina del padre, la cupa e piovosa Forks dello Stato di Washington, l’inserimento difficoltoso nella nuova realtà scolastica viene ben presto sconvolto dall’inaspettata quanto irresistibile attrazione per il ragazzo più strano dell’Istituto, l’altrettanto timido e riservato Edward Cullen (Robert Pattinson).
Ma perché questa storia, molto più di altre, ha creato un fandom di proporzioni gigantesche, sfociato – tra l’altro – nella nascita di un’altra saga, questa volta sfacciatamente erotica – quella di Cinquanta Sfumature?
Twilight: l’eterna lotta fra Eros e Thanatos
La base dell’impatto emotivo della saga di Twilight sembra risiedere principalmente nella relazione inconsciamente pregnante fra Eros e Thanatos, due forze – come già sosteneva Sigmund Freud – destinate a essere complementari, pur nella loro apparente incompatibilità. La pulsione di vita e la pulsione di morte, in condizioni di normalità, competono costantemente l’una con l’altra, nel tentativo vano di risolvere l’ambivalenza che appartiene ad ogni essere umano. Allo stesso modo Bella lotta per conciliare la necessità razionale di preservare se stessa dal pericolo di vita che una relazione con Edward comporta (e del quale il ragazzo stesso si preoccupa) col desiderio irresistibile di unirsi a lui, che fa sì che l’oggettiva problematica principale passi in secondo piano.
Bella, contro ogni logica razionale, non riesce a rinunciare a Edward, minimizzando un’incompatibilità pressoché totale e sfidando quotidianamente la sorte in nome di un sentimento imprescindibile, più potente del suo stesso istinto di auto conservazione. Inoltre, la fiducia totale e incondizionata che la ragazza nutre verso il suo amato vampiro alimenta ulteriormente la fantasia adolescenziale di un amore perfetto, al quale potersi abbandonare completamente e grazie al quale – paradossalmente – ci si possa sentire al sicuro, protetti da ogni insidia del mondo esterno.
Un altro elemento che giustifica il successo della saga diTwilight e poi il modo in cui viene affrontata la tematica del senso di appartenenza e accettazione di sé, fondamentale soprattutto nella fascia d’età del pubblico di riferimento: Bella è un pesce fuor d’acqua appena arrivata a Forks. Nonostante la gentilezza e curiosità dei nuovi compagni di scuola si sente profondamente diversa, impossibilitata a integrarsi nel gruppo di coetanei, sicuramente più spensierati e frivoli rispetto a lei. L’incontro con Edward e la famiglia Cullen, tuttavia, risolve per magia il senso di estraneità vissuto dalla ragazza, che trova finalmente una collocazione in una realtà – certo non convenzionale – ma all’interno della quale Bella riesce finalmente a essere se stessa, con tutte le sue stranezze. Non solo, la forza dei legami familiari fra i membri della famiglia di vampiri si pone anche come elemento risanante rispetto alla sofferenza vissuta dalla protagonista a causa della separazione dei genitori: ora ha di nuovo un nucleo solido e compatto intorno a sé, pronto a dare la vita per la sua felicità e salvezza.
Twilight: amore ideale o pericolosa idealizzazione?
Twilight diviene così lo specchio dell’inconscio desiderio di fusione alla base di ogni rapporto affettivo. Unito all’ambizione di un amore in grado di fornire tutte le risposte su se stessi, grazie al quale un brutto anatroccolo può trasformarsi sempre in uno splendido cigno (come sottolinea il cognome di Bella, Swan), grazie al potere totalizzante di una relazione senza la quale non possiamo vivere e daremmo la vita.
Ma la passione irresistibile suscitata da Twilight e dall’affascinante Edward, divenuta per orde di fan una vera e propria ossessione, è un fenomeno basato su un movimento idealizzante non certo privo di insidie, in cui la magia dell’attrazione sembra superare il valore di ogni altra valutazione nell’incontro con l’altro. Il pericolo è convalidare una visione dell’amore non solo piuttosto irrealistica quanto priva dei fattori basilari per la buona riuscita di una relazione. Se infatti eliminiamo per un attimi il filtro accecante della bellezza e apparente devozione di Edward verso Bella, possiamo notare (soprattutto nella versione letteraria di Twilight) numerose caratteristiche indesiderabili nella personalità del protagonista maschile, di seguito analizzate nel dettaglio.
ATTENZIONE: SEGUONO SPOILER SULLA SAGA DI TWILIGHT
Edward (copia edulcorata dello pseudo-narcisista Christian Grey di Cinquanta Sfumature – esplicitamente ispirato alla saga di vampiri) è un ragazzo cupo e autoritario, che impone spesso e volentieri il proprio punto di vista a discapito di quello di Bella, che – come Ana di Cinquanta Sfumature – appare ribelle ma fino a un certo punto, accettando condizioni tutt’altro che desiderabili, per poter proseguire il rapporto. Edward decide cosa sia meglio per entrambi, abbandonando Bella, nello straziante secondo capitolo della saga, New Moon, privandola di una reale spiegazione che possa aiutarla a darsi pace, per poi cedere nuovamente al desiderio quando la stessa corre a salvarlo in Italia prima che il vampiro commetta suicidio, credendola morta.
Più avanti, in Breaking Dawn Part 1, Edward mette incinta Bella, abbandonandola nuovamente, ma questa volta attraverso un gelido distacco emotivo, causato dal suo rifiuto ad accettare una gravidanza che possa mettere in pericolo la vita della sua amata. Di nuovo un atteggiamento senza dubbio premuroso nella sostanza, ma privo delle minime attenzioni emotive che dovrebbero caratterizzare un rapporto, in cui le decisioni vengono prese in due e si dovrebbe sempre aver cura dei sentimenti dell’altro.
Il rapporto con Edward, inoltre, per Bella ha il costo della rinuncia non solo alla sua stessa esistenza da umana ma anche ai rapporti con la famiglia, dalla quale deve in una certa misura distaccarsi – una volta diventata vampira – per evitare di far loro del male. Una scelta che Bella compie liberamente, anzi, formalmente contro il parere di Edward, che tuttavia nei fatti non è abbastanza forte da rinunciare a un legame destinato a distruggere la ragazza, che deve scegliere fra lui e il mondo, lui e la sua stessa vita. Un sogno romantico assoluto ma che – ancora una volta – vede la sua controparte in un messaggio di dipendenza affettiva per cui non non si può esistere senza la persona amata, costi quel che costi.
Il risultato è una fonte di emozioni contrastanti e profondissime che vanno a radicarsi perfettamente nella confusione del delicato momento di crescita adolescenziale, in cui la lunga strada della definizione di sé passa necessariamente per quel processo di separazione individuazione (descritto dalla psicoanalista Margaret Mahler) che non può prescindere dall’identificazione infantile con un oggetto interno rappresentato da genitori amorevoli e con la successiva proiezione delle proprie aspettative in un oggetto amoroso. E – da questo punto di vista – potrebbe essere che qualcosa sia andato storto per Bella, nel suo rapporto col padre…
Il successo della saga di Twilight, quindi, è facilmente motivabile dall’insieme di meccanismi e proiezioni che è in grado di scatenare, grazie alla messa in scena di un amore impossibile che diventa realtà contro ogni pronostico e utilizzo del buon senso. Una favola la cui forte componente erotica implicita è stata successivamente elaborata nel successivo fenomeno letterario (trasposto poi al cinema) di E. L. James, in una sorta di catarsi in cui i protagonisti sono finalmente liberi di fare sesso senza rischiare la vita ma in cui la tensione sessuale viene mantenuta e aumentata sostituendo la natura sovrannaturale di Edward col passato devastante di Christian, causa del suo noto gusto sado-maso. Con tutte le critiche che una rappresentazione dell'”amore che fa male” può e deve suscitare…ma questa è un’altra storia.