Un’ombra negli occhi: la storia vera del film danese sull’Operazione Cartagine
Una strage dimenticata e poco conosciuta su cui il film danese Netflix Un'ombra negli occhi fa finalmente luce dopo più di 70 anni.
Un’ombra negli occhi, scritto e diretto da Ole Bornedal, è il nuovo dramma danese Netflix, disponibile sulla piattaforma streaming dal 9 marzo 2022. Un film storico e tragico che fa luce su un’operazione militare cancellata dalla Storia, ma mai dimenticata da chi l’ha vissuta sulla propria pelle e vista con i propri occhi. Arriva così, dopo quasi 72 anni, il racconto di un attacco a lungo richiesto contro l’occupazione nazista della Danimarca, e che per errore ebbe conseguenze devastanti. Non è chiaro come sia stato possibile rimuovere dalla memoria storica un bombardamento che non sarebbe mai dovuto avvenire e che causò un numero atroce di vittime innocenti, per lo più bambini, nonostante ne esistano testimonianze, materiali e, soprattuto, immagini di repertorio. Nota come Operazione Cartagine, quest’attacco costituisce l’incipit del film Un’ombra negli occhi, ambientato appunto a Copenaghen durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un’ombra negli occhi: L’Operazione Cartagine
Tratto da una terribile storia vera, Un’ombra negli occhi racconta gli eventi dell’Operazione Cartagine, avvenuta il 21 marzo del 1945. La resistenza nella Danimarca occupata dai nazisti, era inizialmente prettamente non violenta: una serie di opposizioni e numerose e proteste vennero sedate con l’istituzione, nell’agosto del 1943, della legge marziale. Questo portò così alla nascita della così detta “danske modstandsbevaegelse”, vera e propria forma di resistenza armata. Molti ordini ecclesiastici, organi di polizia e comuni cittadini riuscirono a nascondere e salvare migliaia di ebrei ricercati dalle SS. I partigiani che venivano catturati, almeno la maggior parte di loro, venire portati nel quartier generale della Gestapo, che era al centro di Copenaghen, dove venivano interrogati, torturati e rinchiusi. La resistenza, nel 1944, iniziò così a chiedere l’intervento della Royal Air Force per bombardare e distruggere l’edificio dello Shellhus, dove erano appunto imprigionati i partigiani e dove vi erano una serie di documenti e informazioni sulla resistenza danese.
La Royal Air Force inizialmente si rifiutò: lo Shellhus era al centro della città ed evitare di colpire decine di civili rischiava essere difficoltoso. Il 21 marzo del 1945 la Royal Air Force decise comunque di correre il rischio; oltre alla possibilità di colpire dei civili, c’era anche la possibilità di uccidere alcuni dei partigiani rinchiusi nell’edificio, che sarebbe stato il bersaglio principale dell’attacco. Il raid venne pianificato per settimane e il 21 marzo 1945 30 caccia RAF Mustang diedero copertura aerea dagli aerei tedeschi e, dopo le 11.00, il tetto dello Shellhus venne distrutto. Durante il raid un aereo colpì per sbaglio un lampione schiantandosi contro l’Institut Jeanne D’Arc, una scuola cattolica per ragazze situata in Frederiksberg Allé. In quella scuola al momento dell’attacco erano presenti 430 bambini e 30 suore cattoliche. I cacciatorpediniere della seconda e terza ondata scambiarono quell’istituto, colpito per sbaglio da un aereo, per il loro obiettivo, credendo si trattasse dello Shellhus, bombardando così per altre due volte la scuola. Il giorno successivo, quando un aereo da ricognizione venne inviato per valutare i risultati dell’operazione vide che quell’edificio di 6 piani era stato completamente raso al suolo.
Un’ombra negli occhi e le stime reali di quel tragico giorno
Gli aerei che colpirono effettivamente lo Shellhus portarono alla fuga di 18 prigionieri rinchiusi, e alla morte di 55 soldati tedeschi, 47 impiegati danesi e 8 prigionieri. L’archivio che conteneva le informazioni della Gestapo venne anch’esso distrutto e persero la vita anche 9 piloti alleati. All’Institut Jeanne D’Arc si contarono 125 morti, di cui 86 bambini e 102 feriti, di cui 67 bambini, causando successivamente anche 900 sfollati. Il 21 marzo del 1945 è ricordato anche per aver coinvolto l’intera città di Copenaghen nelle operazioni di salvataggio: suore, passanti, persone accorse sul posto, polizia danese e gli stessi soldati tedeschi cercarono di tirare fuori i sopravvissuti da sotto le macerie. L’operazione Cartagine fu una vera e propria strage, una strage per lo più sconosciuta e che dopo quasi 72 anni inizia ad essere raccontata.