Cosa resta di Venezia 2024? 7 cose che ricorderemo dell’81ª edizione

Quel che ha maggiormente caratterizzato Venezia2024 a partire dai vincitori, dalle delusioni e dalle sorprese, per terminare con le gioie del cinema italiano

Mentre imperversa inarrestabile la crisi della sale e il movimento italiano soffre lo sconvolgimento dovuto a timori relativi alla nuova legge sul tax credit, posta a svantaggio di piccole e medie imprese, l’industria tenta di rispondere con gli strumenti a sua portata, proponendo nuovo cinema e condividendo una passione che non vuol saperne di essere arrestata. Con l’81ª edizione del Festival di Venezia giunta ormai al termine è ora tempo di tirare le fila, di riavvolgere il nastro e analizzare cosa ci rimane dell’appuntamento più atteso dell’anno che, anche questa volta, tra sconvolgimenti e proteste, ha saputo ugualmente isolare lo sguardo dei suoi avventori, focalizzandone l’attenzione sui mastodontici schermi che animano il Lido. Delusioni, soprese, conferme, alcune delle più celebri star di Hollywood che percorrono il tappeto rosso al fianco di grandi nomi del cinema europeo ed internazionale, poi le tematiche e gli interpreti che di sala in sala si ritrovano, l’attenzione e lo spazio dedicati alle serie, e infine il cinema italiano, che ha ancora motivo di potersi dire orgoglioso, che ancora resiste e annuncia “io ci sono”, dimostrando di poter dire la sua anche in un’annata fortemente depauperata di produzioni nostrane. Di seguito scopriamo, nel dettaglio, cosa ci rimane e cosa ricorderemo dell’edizione 2024 della manifestazione cinematografica più antica al mondo.

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1. Il trionfo di Almodóvar e Corbet

Pedro Almodóvar cinematographe.it

Al termine di un programma come sempre ricchissimo, è stato The Room Next Door, il primo film in lingua inglese diretto da Pedro Almodóvar, ad aggiudicarsi il tanto ambito Leone d’oro, e non passa certo inosservato il fatto che sia un nome così altisonante ad aver trionfato in laguna. Il film del regista spagnolo commuove, addolcisce e, con tono leggero e profondo, riesce a trasmettere tutta la drammaticità di un momento straziante come l’inesorabile avvicinarsi della fine, il tutto attraverso gli occhi dell’amicizia, il tutto attraverso l’insindacabile talento delle sue protagoniste: Tilda Swinton e Julianne Moore. Per alcuni già scritto, il verdetto ha invece sorpreso tutti coloro che davano per sicuro vincitore The Brutalist, la vera rivelazione di questo festival, che ha ugualmente ottenuto il doveroso riconoscimento con il Leone d’argento per la miglior regia a Brady Corbet il quale, con la sua opera incentrata sulle vicissitudini di un architetto ebro emigrato negli Stati Uniti al termine della seconda guerra mondiale, ha conquistato pubblico e critica.

2. Venezia 81: tutti gli altri premi assegnati

Francesco Gheghi Venezia 81 cinematographe.it

La cerimonia di premiazioni ha poi sorriso a moltissimi dei film presentati in concorso e nelle altre sezioni, riuscendo a coprire un ampio e variegato ventaglio di proposte. Vermiglio di Maura Delpero e April di Dea Kulumbegashvili ottengono i riconoscimenti della critica, I’m Still Here di Murilo Hauser e Heitor Lorega vince per la Migliore sceneggiatura originale, mentre Nicole Kidman (per Babygirl) e Vincent Lindon (per Jouer avec le feu) si aggiudicano la Coppa Volpi per le interpretazioni, al pari di Paul Kircher, che ottiene il Premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente, grazie a Leurs enfants après eux. Tra gli Orizzonti spiccano i premi agli interpreti Francesco Gheghi, Miglior attore con Familia, e Kathleen Chalfant, Miglior attrice con Familiar Touch, opera che vede premiata anche la regista Sarah Friedland; poi Miglior film a The New Year That Never Came (Bogdan Mureşanu), Premio speciale della giuria a One of Those Days When Hemme Dies (Murat Firatoglu), Miglior sceneggiatura a Scandar Copti, per Happy Holidays e Miglior cortometraggio a Who Loves the Sun (Arshia Shakiba).
Familiar Touch, il più premiato di questa edizione ha ottenuto anche il Premio Luigi de Laurentiis per il miglior film d’esordio, mentre il Premio del pubblico ORIZZONTI EXTRA è andato The Witness, Nader Saeivar.

3. Realtà festivaliere sempre più seriali

Disclaimer – La vita perfetta; cinematographe.it

Venezia 81 non ha però significato solo cinema, non ha significato solamente film, ma ha anzi evidenziato come l’attenzione del pubblico, così come quella degli addetti ai lavori e delle produzioni, stia sempre più abbracciando la serialità come solida realtà a cui fare affidamento, come mondo in cui immergersi per poter raccontare storie in maniera più approfondita, più dettagliata, più trascinante. Disclaimer di Alfonso Cuaron, Los años nuevos di Rodrigo Sorogoyen, Familier som vores di Thomas Vinterberg e M. Il figlio del secolo di Joe Wright; 4 serie che hanno conquistato, convinto, che hanno fatto parlare di sé lungo i canali della Serenissima raccontando storie totalmente dissimili tra loro, dall’erotico thriller con Cate Blanchett e Sacha Baron Cohen al racconto della figura di Mussolini, tratto dai romanzi di Antonio Scurati, passando per la storia di un amore che vive attraverso 10 capodanni consecutivi e quella di una ragazza costretta a scegliere tra i suoi affetti, durante un’evacuazione in Danimarca.

4. Il racconto dell’erotismo a Venezia 81

Giulia Steigerwalt cinematographe.it

È proprio da una di queste serie che si apre un’altra delle questioni che hanno maggiormente caratterizzato questo festival: lo sdoganamento dell’erotico, il racconto della sessualità che si spoglia dei suoi filtri più pudichi e si fa più spregiudicato. Era stato lo stesso Alberto Barbera, direttore del festival, ad avvertire il pubblico riguardo ad alcune scene di Disclaimer, che ha saputo confermarsi audace nelle sequenze in cui mostra liberamente nudità e perversioni; audacia poi ritrovata sia in Babygirl, di Halina Reijn, che racconta il morboso ed occultato desiderio femminile, sia nel dissoluto dipinto dell’omosessualità intessuto da Luca Guadagnino in Queer. In ultimo rimane Diva Futura, l’opera meno provocatoria e meno sfrontata di quelle finora citate, che ha però avuto l’ardire di raccontare la storia della rivoluzione del porno in Italia, mettendo a nudo l’inclinazione più intima e privata dei suoi protagonisti.

5. Diverse delusioni, alcune sorprese

Quiet Life cinematographe.it

Se da un lato molti dei titoli più attesi hanno deluso e non hanno saputo conquistare gran parte degli appassionati riversatisi a Venezia per tutta la durata del festival, sono fortunatamente arrivate agli occhi degli spettatori pellicole in grado invece di scuotere e di far parlare entusiasticamente di sé. Mediocrità e banalità sono stati tra i termini più frequenti all’uscita dalle sale delle grandi opere, dal piatto e insoddisfacente racconto di Campo di battaglia di Gianni Amelio, alla non riuscita operazione di Joker: Folie à Deux in versione musical, dal troppo americanizzato Justin Kurzel, con The Order, al deludente risultato di Maria, di Pablo Larrain.
Dall’altro lato The Brutalist conduce una risposta roboante, innalzandosi ad opera destinata a fare storia, un cult come non se ne vedevano da diverso tempo, in grado di risollevare un concorso claudicante, che ringrazia Corbet, Almodóvar e pochi altri. Molto più interessante, e questo può far ben sperare per il futuro, una sezione Orizzonti che passa da Alexandros Avranas – sicuramente meritevole di maggior attenzione per il suo Quiet Life – e dal riuscitissimo Familia, di Francesco Costabile, e una sezione Fuori Concorso che, tra gli altri, presenta l’ultima follia visiva di Harmony Korine, Baby Invasion, e i cortometraggi diretti da Marco Bellocchio (Se posso permettermi – Capitolo II) e Alice Rohrwacher (Allégorie Citadine).

6. Attori che ritornano

Diva Futura cinematographe.it

Di pellicola in pellicola si succedono attori noti e meno noti, di fama internazionale o in fase d’affermazione, attori dal talento indiscusso ed altri ancora agli inizi. Quel che, al tal proposito, si è notato tra le poltrone delle immense sale veneziane è quanto alcuni interpreti siano estremamente prolifici e riescano ad approdare ad appuntamenti di questo tipo, partecipi non solamente di uno ma di molteplici dei progetti presenti. Partendo ancora una volta dalla serie diretta da Alfonso Cuaron, annoveriamo tra i suoi protagonisti Kodi Smit-McPhee, presente anche nel biopic diretto da Larrain, Maria, e Lesley Manville, ritrovata in Queer di Guadagnino; il film del regista italiano vanta poi la presenza del figlio e nipote d’arte Jason Schwartzman, giunto al lido anche per l’opera presentata in Orizzonti, Pavements, di Alex Ross Perry.
L’attore di origine italica Alessandro Nivola ha avuto la fortuna di prendere parte ai due film che hanno si sono aggiudicati i premi più ambiti: The Brutalist e The Room Next Door, mentre gli italiani Fabrizio Gifuni e Fausto Russo Alesi, presenti entrambi nell’opera breve di Marco Bellocchio, Se posso permettermi – Capitolo II, hanno poi prestato il loro volto per IDDU di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (Alesi) e per Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini (Gifuni). La regina della versatilità di questa edizione è però Barbara Ronchi, che oltre ad aver preso anche lei parte al corto diretto da Bellocchio, ha interpretato ruoli tutt’altro che marginali in Familia, in Diva Futura e in Nonostante, di Valerio Mastandrea.

7. L’orgoglio del cinema italiano a Venezia

Maura Delpero Venezia 81 cinematographe.it

Si è quindi visto come, sebbene il cinema italiano navighi in acque tutt’altro che tranquille, l’italianità non sia mancata neanche in questa edizione della Mostra del Cinema, dove è anzi stata giustamente premiata, come già era successo nelle scorse 5 annate. Dopo la Coppa Volpi di Venezia 76 a Luca Marinelli per Martin Eden e quella a Pierfrancesco Favino, l’anno successivo, per Padrenostro, dopo i 3 Leoni d’argento consecutivi a Paolo Sorrentino (È stata la mano di Dio), Luca Guadagnino (Bones and All) e Matteo Garrone (Io Capitano), è arrivato questo il Gran Premio della Giuria per Vermiglio, di Maura Delpero, pellicola che racconta l’ultimo anno della Seconda guerra mondiale, visto attraverso gli occhi di una grande famiglia, sorpresa dall’arrivo di un soldato rifugiato.

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