Wes Anderson ha stancato? Il trailer del suo ultimo film sembra confermare ciò che si temeva da tempo

Il trailer de La Trama Fenicia sembra confermare ciò che si temeva già da tempo: lo stile del regista è caduto in un'eterna ripetizione.

Ogni regista possiede uno stile distintivo, capace di rendere riconoscibile la propria opera al primo sguardo e di creare un’attesa puntuale per ogni nuova uscita cinematografica. Nel caso di Wes Anderson, tuttavia, quella che inizialmente può sembrare un’idiosincrasia affascinante rischia talvolta di sfociare in una ripetitività eccessiva. È quanto emerge osservando l’accoglienza riservata a The Phoenician Scheme (La Trama Fenicia in Italia), la nuova pellicola del regista in uscita il 28 maggio, che si presenta come un’avventura di spionaggio filtrata, ancora una volta, attraverso la sua inconfondibile estetica.

Lo stile estetico di Wes Anderson ha stancato? Le problematiche dell’effetto “dejà vu”

Fin dai primi lavori, il cinema di Wes Anderson si è contraddistinto per una direzione artistica precisa e facilmente identificabile: composizioni simmetriche, fotografia suggestiva, una tavolozza cromatica che negli anni ha virato verso i toni pastello, e una galleria di personaggi eccentrici che spesso risultano tanto pittoreschi quanto distaccati. A questi elementi si aggiunge una narrazione che tende all’ambiguità, con una tesi finale raramente esplicita o univoca.

Per alcuni spettatori, questi tratti costituiscono il cuore stesso del fascino del regista: bastano pochi fotogrammi per riconoscerne la firma, e ogni nuovo film diventa un’occasione per ritrovare quell’universo familiare. Per altri, però, la reiterazione di formule estetiche e narrative simili può portare a una certa stanchezza. Nel panorama artistico, l’attrazione verso un autore nasce spesso più dalla volontà di entrare in sintonia con la sua visione che dall’interesse per la storia in sé. Ma questa connessione non sempre si mantiene nel tempo.

Moonrise Kingdom ha rappresentato per molti un primo incontro folgorante con lo stile di Anderson, capace di incantare per originalità e delicatezza. Eppure, nel corso della carriera, la sensazione diffusa è che la formula si sia cristallizzata: scenografie impeccabili, costumi curati nei minimi dettagli, un cast coinvolto e coerente con il mondo “andersoniano”, ma una narrazione che appare spesso subordinata all’estetica. Le inquadrature e i movimenti di macchina, più che al servizio della drammaturgia, sembrano talvolta orientati esclusivamente alla ricerca dell’effetto visivo.

Il tono ingenuo e surreale, che dovrebbe tradursi in leggerezza e stupore, finisce per non riuscire sempre a coinvolgere emotivamente. Opere recenti come The French Dispatch o Asteroid City, pur restando piacevoli sul piano visivo, non hanno suscitato in tutti lo stesso entusiasmo dei primi lavori. I cortometraggi prodotti per Netflix, inoltre, hanno suscitato reazioni tiepide, con alcuni spettatori che li hanno trovati addirittura noiosi.

Guardando retrospettivamente alla filmografia di Wes Anderson, l’impressione generale è che i film realmente memorabili siano in numero inferiore rispetto a quelli accolti con indifferenza o disaffezione. Il trailer di The Phoenician Plot, con le sue atmosfere, personaggi e gag che ricordano da vicino Asteroid City, sembra confermare la sensazione di una poetica che si ripete, senza rinnovarsi in modo sostanziale.

Sebbene l’originalità visiva di Anderson continui a rappresentare un punto di forza indiscusso, la domanda che molti si pongono è se questa sia ancora sufficiente a sostenere l’interesse per ogni nuova uscita. Il fascino esercitato in passato da titoli come Isle of Dogs fa sì che, nonostante le riserve, ci sia ancora chi si avvicinerà a questo nuovo film con un barlume di curiosità, ma non necessariamente con entusiasmo.