Woman of the Hour: la scioccante storia vera dietro al film Netflix

Woman of the Hour, la storia vera dietro l'incredibile thriller con e di Anna Kendrick!

Quando si pensa ai programmi televisivi degli anni ’70, immagini di leggerezza, colori sgargianti e divertimento immediato vengono subito alla mente. Ma cosa accade se dietro questa facciata di svago si cela qualcosa di terribilmente oscuro? Woman of the Hour, il nuovo film Netflix diretto e interpretato da Anna Kendrick, prende questo contrasto e lo trasforma in un thriller psicologico mozzafiato. Al centro della trama c’è una storia vera: quella di Rodney Alcala, uno dei serial killer più inquietanti della storia americana, che partecipò incredibilmente a uno show televisivo, ingannando milioni di spettatori.

Woman of the Hour: la vera storia del killer Rodney Alcala

Woman of the Hour; cinematographe.it

La storia vera dietro The Woman of the Hour è pazzesca: nel 1978, Rodney Alcala partecipò a The Dating Game, uno dei programmi più seguiti dell’epoca. Il format era semplice: una donna poneva domande a tre uomini nascosti da un pannello, e alla fine sceglieva uno di loro per un appuntamento. Quello che nessuno sapeva è che Alcala non era solo un concorrente in cerca di amore. All’epoca, era già stato arrestato per violenza sessuale e tentato omicidio, ma grazie al suo fascino e all’apparenza rassicurante, riuscì a mascherare la sua natura mostruosa. Addirittura, Alcala fu scelto dalla concorrente Cheryl Bradshaw come “vincitore”. Tuttavia, Cheryl, insospettita dal comportamento di Alcala durante un breve incontro post-show, decise di non proseguire con l’appuntamento, salvandosi così da un destino terribile.

Non è solo il fatto che Alcala abbia partecipato a uno show televisivo a rendere questa storia così scioccante. Tra il 1971 e il 1979, si stima che Alcala abbia ucciso almeno otto donne, sebbene il numero effettivo delle sue vittime potrebbe essere molto più alto. Il film, oltre a raccontare l’episodio di The Dating Game, si addentra nella psiche di un serial killer e nel modo in cui è riuscito a sfuggire alla giustizia per così tanto tempo.

Anna Kendrick, oltre a interpretare Cheryl Bradshaw, firma anche la regia del film, offrendo un racconto che non si limita a esplorare i fatti, ma analizza il fenomeno della spettacolarizzazione dei media. In un’epoca in cui l’apparenza contava più della sostanza, Alcala è riuscito a camuffarsi, sfruttando il desiderio di intrattenimento leggero per celare la sua vera natura. Woman of the Hour si trasforma così in una critica sottile ma pungente a quella cultura televisiva degli anni ’70, che privilegiava l’audience sopra ogni cosa, ignorando spesso i segnali di pericolo.

Rodney Alcala, conosciuto come il The Dating Game Killer, era un manipolatore esperto, in grado di ingannare chiunque lo circondasse. Nato nel 1943, iniziò la sua carriera criminale negli anni ’60, ma fu solo dopo la sua partecipazione a The Dating Game che la sua vera identità venne alla luce. Condannato per l’omicidio di almeno otto donne, Alcala è considerato uno dei serial killer più pericolosi degli Stati Uniti. Il fatto che abbia partecipato a uno show nazionale, sotto gli occhi di milioni di telespettatori, ha sconvolto il paese e ha aperto un dibattito sulla superficialità con cui i media trattavano certi aspetti della vita.

Il film di Kendrick non è solo un thriller, ma un’esplorazione di come il male possa nascondersi dietro una maschera di normalità. Kendrick dimostra un tocco sensibile nella narrazione, bilanciando perfettamente la suspense con la riflessione sociale. Woman of the Hour non si limita a raccontare una storia di crimini, ma ci invita a riflettere su quanto possa essere pericoloso fidarsi delle apparenze.

Se sei un amante dei thriller psicologici, questo film non ti lascerà indifferente. La storia vera di Rodney Alcala è tanto inquietante quanto affascinante, e Anna Kendrick riesce a portare sullo schermo un racconto che è allo stesso tempo angosciante e profondamente umano. Woman of the Hour è più di un film: è un viaggio nelle zone più oscure della psiche umana e una critica spietata alla cultura dell’intrattenimento che, ieri come oggi, tende a spettacolarizzare anche ciò che non dovrebbe essere banalizzato.

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