Woody Allen: 5 frasi celebri per capire la sua filosofia
È una costante: qualsiasi frase di Woody Allen diventa, inevitabilmente, un ulteriore riconoscimento della sua religione. Atea, ovviamente. La sua arguzia, la sagacia e l’intrinseca capacità comica che hanno caratterizzato gli inizi della carriera del regista, sceneggiatore e attore neworkese fanno parte allo stesso modo della tragica visione che Allen ha della vita, una miserevole serie di eventi di cui, il cineasta, è rimasto comunque per tutta la sua esistenza affascinato.
È per questo che tantissimi sono portati a citare frasi iconiche della sua filmografia, di interviste rilasciate, dei libri che ha scritto. Il pensiero di vita di Woody Allen tradotto in parole e che ha permesso di delinearne la visione di nichilismo e, nonostante questo, meraviglia che ha caratterizzato il cinema dell’amato autore. Frasi che vogliamo rileggere insieme per analizzarle, approfondirle, entrare negli spazi bianchi lasciati tra le lettere e cogliere così il loro significato. Tutto il pensiero della filmografia di Woody Allen e, perciò, la sua idea di vita.
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Io e Annie: la frase finale
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E io pensai a quella vecchia barzelletta… Sapete? Quella dove uno va da uno psichiatra e dice: “Dottore, mio fratello è pazzo: crede di essere una gallina.”. E il dottore gli dice: “Perché non lo interna?”. E quello risponde: “E poi a me le uova chi me le fa?”. Beh, credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna. E cioè che sono assolutamente irrazionali, e pazzi, e assurdi, ma credo che continuino perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova.
È tra i finali più belli delle pellicole di Woody Allen e, in assoluto, tra i più immortali del cinema. Io e Annie è una fonte inesauribile da cui trarre frasi iconiche del pensiero alleniano, ma tra tutte è la chiusura del rapporto tra Alwy e Annie a dettare la cifra sia di ciò che è per il regista il concetto d’amore, sia cosa rappresentano per noi i film del cineasta. Perché è con cuore che l’autore ha continuato a portare avanti il suo lavoro. Perché, in fondo, la maggior parte di noi ha bisogno dei suoi film.
Dal film Manhattan la frase che consacra l’amore di Woody Allen per la sua città
Capitolo primo: “Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre…”. No, aspetta, ci sono: “New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata…”.
Ha girato in tutto il mondo. Spagna, Italia, Inghilterra. Ma niente, per Woody Allen, è come la sua adorata New York. Una contraddizione interna che arricchisce soltanto i discorsi di interesse intorno al cineasta. Infatti, Allen, è tra i registi oltreoceano che più guardano all’Europa per la formulazione del proprio pensiero e la sua attuazione attraverso il cinema. Ma, nonostante questo, ecco nascere il contrasto con l’affetto vero di Woody Allen per la sua Madrepatria. Nulla potrà mai sostituire l’attaccamento di Allen per la capitale in cui è nato e cresciuto e a cui il regista ha dedicato anche un intero film. E nell’apertura di Manhattan viene racchiuso quella devozione per la sua sfavillante, idolatrata, mitizzata New York. Le psicosi che genera, i destini che incrocia, le meraviglie che si riserva di far brillare.
Vita, morte e sesso: il fulcro della filosofia di Allen
Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro. Lavori quarant’anni finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo.
Vita, morte e sesso. Tre pilastri del pensiero alleniano che vengono agglomerati in questa bellissima citazione che fa riflettere sul percorso dell’esistenza. Tratta dal divertente Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere), la citazione è ricollegabile ad un’altra sua massima, meno riflessiva forse, ma che contiene nuovamente i pensieri del regista e, come è ben noto, il continuo perseguimento di quel piacere carnale che il cineasta non ha mai disprezzato: “Tu non hai valori. Tutta la tua vita è nichilismo, cinismo, sarcasmo e orgasmo!”. Ma non illudetevi, Allen sa bilanciare il suo istinto sessuale con un romanticismo sincero e, con tutte le sue sedute d’analisi, tra i più profondi mai visionati. Storie mai banali di intrecci e addii tramite una sensibilità raziocinante eppure estremamente emotiva. Insomma, come direbbe Woody Allen: “Il sesso senza amore è vuoto. Ma tra tutti i vuoti è uno dei migliori.”.
Woody Allen: sagacia ed ebraismo in Misterioso Omicidio a Manhattan
Se ascolto Wagner troppo a lungo, mi viene voglia di invadere la Polonia.
Il suo essere ebreo ha fruttato a Woody Allen una serie di battute inesauribile, sempre intelligenti, irriverenti nel loro non aver riguardi nel spingersi un gradino oltre e ricevendo fior di risate proprio per la loro sagacia, slegata da ogni remora e, soprattutto, ponendosi sempre in funzione della commedia. Tantissime sono, dunque, le citazioni che si potrebbero ritrovare nella filmografia, nei libri e nelle interviste di Woody Allen, ma la naturalezza con cui pronuncia questa frase, uscito dall’opera in Misterioso Omicidio a Manhattan, rimane impressa ad imperitura memoria nella mente di ogni spettatore. Ma è l’intero concetto religioso e riguardante Dio che Allen ha sempre intrattenuto nelle sue opere, ebraismo collegato o meno, professando il suo ateismo e proponendo una continua sfida verbosa contro il suo interlocutore muto. Che guarderebbe sicuramente con rispetto, se solo avesse le prove che esiste. Una sfera spirituale che ha permesso al pubblico di godere di risate eretiche per tutta la carriera del regista e che spera di poter continuare a fare per i prossimi anni. Come risponde Woody Allen quando lo accusano di sentirsi Dio? “Beh, dovrò pur prendere qualcuno a modello a cui ispirarmi, no?”.
Café Society: la vita secondo Woody Allen
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La vita è una commedia scritta da un sadico che fa il commediografo.
Café Society è tra gli ultimi film di Woody Allen. Uscito nel 2016, il film ci riporta agli sfarzi di feste passate, tra lustrini e locali jazz in cui l’amore non rispetta mai il medesimo tempo. Tra tutte, c’è una frase che, in ultimo, rappresenta come massima incontrastabile l’idea che Woody Allen ha della vita. Nella citazione c’è la comicità che Allen ha sempre trascinato nelle sue opere e insieme quel retrogusto di dramma che, successivamente, si è fatto ancora più tangibile con il suo La ruota delle meraviglie (2017). Lo diceva, poi, già in un suo altro film: “Essere felice è amare: allora essere felice è soffrire. Ma soffrire ci rende infelici. Pertanto per essere infelici si deve amare. O amare e soffrire. O soffrire per troppa felicità.”. Una dichiarazione da storia del cinema, di quelle che solo un sadico, megalomane, masochista, sognatore, amante, ipocondriaco – quante frasi dovremmo tirare in ballo! -, appassionato e pessimista potrebbe enunciare. Un Maestro. Le cui frasi segnano inevitabilmente quest’arte e le nostre vite.