Zona d’ombra: la storia vera che ha ispirato il film con Will Smith
Ecco la storia del medico neuropatologo nigeriano Bennet Omalu, che ha ispirato il film Zona d'ombra con protagonista Will Smith.
Arrivato a Pittsburgh, negli Usa, dalla Nigeria, il neuropatologo Bennet Omalu, interpretato da Will Smith in Zona d’ombra, fatica a farsi accettare dai colleghi e dalla comunità in generale, soprattutto per una diversa concezione della sua professione e una pronuncia della lingua inglese non sempre impeccabile. Di fronte all’autopsia del famoso giocatore di football Mike Webster, morto in miseria e con delle tare mentali lontano dal campo di gioco, Omalu capisce che i continui colpi alla testa ricevuti sul terreno di gioco hanno portato l’uomo a morire prima del dovuto.
Il “modello” esemplificato dalla storia di Webster inizia a essere rilevato anche in altri giocatori, sollevando l’opposizione della Lega Nazionale che non voleva porre eventuali restrizioni o nuove norme al gioco più seguito degli Usa. Guadagnato infine il rispetto di tutti, a coronare il lieto fine Omalu declina una preziosa offerta della Casa Bianca per vivere con la sua famiglia in California.
Zona d’ombra prende spunto dall’articolo Game Brain del 2009, pubblicato su “GQ” da parte di Jeanne Marie Laskas, incentrato appunto sul dottor Bennet Omalu, a cui si deve la scoperta della cosiddetta CTE (encefalopatia cronica traumatica), malattia degenerativa che insorge in seguito a numerosi colpi ricevuti alla testa. Le sue ricerche portarono effettivamente a importanti attriti con la NFL, accusata di non curare e proteggere la salute dei suoi giocatori e di dimostrarsi ostile nei confronti di eventuali misure di protezione da intraprendere.
Zona d’ombra: la storia vera di Bennet Omalu
Omalu in seguito al riconoscimento del valore del suo contributo alla medicina ha continuato a esercitare come medico e ha iniziato anche a insegnare presso l’Università della California. Emigrato nel 1994 a Seattle, Bennet aveva già conseguito numerosi titoli accademici, decidendo poi di spostarsi a New York (Harlem per la precisione) e specializzandosi in neuropatologia forense, lavorando a stretto contatto anche con le forze di polizia.
Nel 2002 il protagonista reale di Zona d’ombra ha condotto delle ricerche sul corpo di Mike Webster, riconoscendo in questo caso i segni comuni anche a molti boxeur, che oltre al dato materiale portano anche all’adozione di comportamenti dissociati e finanche suicidi, spesso associati però a un’altra forma di degenerazione cognitiva, chiamata appunto “demenza pugilistica”. I risultati della sua ricerca furono pubblicati nel 2005, provocando una feroce reazione da parte della NFL e dei suoi medici, anche se dopo i decessi di altri tre campioni di football morti in giovane età (Justin Strzelczyk a 36 anni, Andre Waters a 44 e Tom McHale a 45) le sue ricerche diventarono sempre più diffuse e condivise. Nel 2016 finalmente anche la NFL ha riconosciuto il legame tra il football e l’insorgenza della CTE, alimentando e promuovendo gli studi su questa patologia, allargando lo spettro anche a reduci di guerra e ad altri sportivi (soprattutto pugili e wrestler).
Bennet Omalu si è reso anche protagonista di lotte contro la corruzione e l’ingerenza nello svolgimento delle indagini da parte di alcuni ufficiali di polizia con cui collaborava, affermando ormai una statura scientifica e professionale tale da permettergli di lottare per le sue convinzioni. Nel rendere omaggio a questo medico, Will Smith dimostra di saper dare corpo a una delle migliori interpretazioni da lui offerte negli ultimi anni, sapendo far emergere la personalità del protagonista reale, anche lasciando spazio a fragilità e insicurezze che lo avvicinano nettamente al pubblico.