Identità violate: trama e spiegazione del film con Angelina Jolie ed Ethan Hawke
La trama, le curiosità e la spiegazione del finale di Identità Violate, il thriller diretto da D. J. Caruso, con Angelina Jolie e Ethan Hawke.
Identità violate è un thriller diretto da D. J. Caruso (Taking Lives, 2004). Nel cast una carismatica Angelina Jolie nei panni di un agente FBI dai metodi molto poco convenzionali, sulle tracce di un serial killer che ruba l’identità alle proprie vittime. La trama è ispirata all’omonimo libro Taking Lives di M. Pye, rimaneggiata e adattata per il grande schermo dallo sceneggiatore Jon Bokenkamp.
Di seguito la trama di Identità Violate con Angelina Jolie
Illeana Scott (Angelina Jolie) è un agente dell’FBI chiamato a Montreal dal direttore della polizia Hugo Leclair (Tcheky Karyo) a lavorare su una serie di omicidi, in cui l’assassino non solo uccide le proprie vittime, ma assume anche la loro identità.
Non mancano fin da subito le difficoltà, come il fatto di dover lavorare con gli investigatori locali Joseph Paquette (Olivier Martinez) e Emil Duval (Jean-Hughes Anglade), tutt’altro che felici di avere un outsider nel proprio raggio d’azione.
La squadra segue diverse piste, tra cui quella di una donna, Rebecca Asher (Gena Rowlands), che sostiene di aver appena visto suo figlio, Martin (Kiefer Sutherland), su un traghetto nonostante l’uomo fosse rimasto presumibilmente ucciso quasi vent’anni fa. A questa si aggiunge la testimonianza del mercante d’arte James Costa (Ethan Hawke) che dichiara di aver visto l’assassino in azione e ha fornito Scott un suo identikit. Scott, sempre più attratta da Costa, che sembra essere il prossimo obiettivo dell’assassino, tenta di mettere insieme i pezzi, servendosi di particolari abilità mentali: una grande intuitività unita alla capacità di entrare in empatia con le vittime.
È quasi impossibile, al giorno d’oggi, avvicinarsi al genere dei “serial killer movies” senza cadere nei più comuni cliché. Tanto più che in Identità Violate, non sono poche le similitudini con altri modelli, ben più famosi, del genere, primo tra tutti Il Silenzio degli Innocenti. Si nota la volontà del regista D. J. Caruso, da un parte di seguire gli esempi dei film che trattano dello stesso tema, mentre dall’altra di tentare un approccio più originale.
Il risultato è un prodotto di intrattenimento poco originale ma nel complesso godibile.
Il regista offre un thriller elegante che, pur rimanendo entro i confini di una trama standard, riesce a tenere lo spettatore continuamente proteso sul bordo della sedia, pronto a saltare nei momenti di maggiore suspense del film.
Non certo un thriller di prim’ordine, quindi, ma che al pari di film come Schegge di Paura (thriller del ’96 con Richard Gere) o la pellicola di Harold Becker Il Sospetto (1993), con Nicole Kidman e Alec Baldwin, gioca con le convenzioni tipiche del genere al punto da tenere avvinto lo spettatore, fino alla risoluzione del mistero.
Nonostante il ritmo narrativo serrato e incalzante che ogni tanto premia gli spettatori più esigenti con dei ben congeniati colpi di scena, questi momenti occasionali di suspense da soli non sono in grado di riscattare interamente il film dal suo difetto più grande: la mancata caratterizzazione dei personaggi.
Si tratta per lo più di figure appena abbozzate e contraddittorie con virtù e difetti che non vengono mai pienamente in superficie e quindi non hanno mai una vera e propria presa sullo spettatore. Il senso di incompletezza che pervade i personaggi permea tutta la pellicola, generando una serie di risvolti fin troppo prevedibili.
Attenzione! Seguono spoiler sul finale del film
La stessa Angelina Jolie finisce per perdere parte del proprio carisma nei panni dell’agente FBI, che supera la propria naturale freddezza, finendo irresistibilmente attratta da una delle possibili vittime del killer: Ethan Hawke. È l’attore americano infatti a dominare lo schermo passando da testimone chiave, a prossima vittima ed infine…a serial killer.
Un doppio ruolo che finisce per mettere in ombra la stessa Jolie, al pari degli altri personaggi del film: Olivier Martinez nei panni di uno dei poliziotti canadesi e Kiefer Sutherland in quelli del principale sospettato a cui tuttavia vengono dedicate non più di un paio di scene nel totale del film.
È proprio nella scena finale di Identità Violate, in cui si consuma il confronto tra i due protagonista, che il film trova il suo ultimo e forse più grande momento di suspense. Mettendo in scena uno scontro tra due caratteri, l’agente di polizia e l’assassino, da ex- amanti a nemici giurati, che fa pensare ancora una volta al Silenzio degli Innocenti, il finale del film non rinuncia peraltro a momenti di particolare violenza.
In questa ultima sequenza sono trascorsi sette mesi da quando Scott ha scoperto che il personaggio di Ethan Hawke, James Costa, è in realtà Martin Asher, il serial killer a cui stava dando la caccia.
Troviamo Angelina Jolie da sola, in una casa colonica in Pennsylvania e per di più incinta di due gemelli che capiamo essere i figli del serial killer.
Un giorno l’agente riceve la “visita” di Asher, che fa irruzione in casa e con poche mosse la immobilizza, proponendole di vivere insieme e ricominciare da capo come una vera famiglia.
Dopo aver ricevuto un netto rifiuto da una Scott disgustata, in preda ad una collera cieca, il serial killer tenta di strangolare la donna arrivando a colpirla in pancia con un paio di forbici.
Ma la protagonista esce incolume dall’aggressione e anzi reagisce pugnalando a sua volta Asher con la stessa arma usata dal killer. Mentre l’uomo è inginocchiato a terra incredulo, con un paio di forbici piantate nel cuore, l’agente dell’FBI sfila da sotto il vestito la protesi che la faceva sembrare incinta.
I passati sette mesi, quindi, altro non sono stati che un’ingegnosa trappola tesa proprio per incastrarlo.
Sospiro di sollievo della protagonista, la scena forse di maggior tensione del film si scioglie e sulle note di Bad degli U2 possono partire i titoli di coda.