Davide Alfonsi e Denis Malagnino su Il Codice del Babbuino: come la bestialità entra nel film

Davide Alfonsi e Denis Malagnino parlano del loro nuovo progetto, Il Codice del Babbuino, film dalla trama grezza e ruvida.

Dopo La Rieducazione e Ad ogni costo, film che fecero molto discutere alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il duo registico di Guidonia Montecelio, composto da Davide Alfonsi e Denis Malagnino, torna a far parlare di sé con un nuovo progetto: Il Codice del Babbuino.

Dal 17 maggio, grazie a Distribuzione Indipendente, Il Codice del Babbuino, una sanguinea storia di vendetta personale, sarà fruibile nelle sale cinematografiche italiane.

La storia si sviluppa interamente lungo il corso delle strade periferiche di Guidonia, dove Denis (Denis Malagnino), uomo sulla quarantina, una sera si imbatte nel corpo abbandonato di una donna, rimasta vittima di una violenza sessuale e scaricata nelle vicinanze di un campo room. L’uomo riconosce nella ragazza, la fidanzata dell’amico Tiberio (Tiberio Suma), venticinquenne un po’ impulsivo e testa calda che da subito si metterà alla ricerca del responsabile per vendicare la propria compagna. Così, ha inizio un vagabondare disperato alla ricerca di un colpevole.

Uno dei due registi, Davide Alfonsi, spiega l’origine del titolo del film:

Il Codice del Babbuino si riferisce alla strategia che questi animali hanno, di coalizzarsi per punire i più deboli, rimandando, così, ad una sorta di area semantica della giungla e della bestialità che possiamo associare a questo film. Il titolo risale alla sceneggiatura di un progetto del 2012, che abbiamo dovuto sfrondare e ridurre a un’unica storia a seguito dello stato in cui avremmo dovuto girare. Però il titolo ci è piaciuto e abbiamo deciso di mantenerlo, per dare una continuità con quel progetto a cui noi tenevamo molto e che non abbiamo potuto realizzare nel modo in cui avremmo voluto.

Il Codice del Babbuino, Davide Alfonsi dice: “Noi lasciamo ai nostri attori la possibilità di inventare il testo”

il codice del babbuino cinematographe

Poi Davide prosegue nel parlare della genesi del film:

Il Codice del Babbuino si muove su precisi dettami stilistici, dovuti alla necessità di modulare lo stile in base alla storia che dovevamo raccontare, anche se sembra pretenzioso il messaggio che volevamo lanciare con questo film. Perché si parla di vendetta ed è un tema a noi molto caro. Innanzitutto, perché il film nasce da un evento realmente accaduto a Guidonia una decina d’anni fa, si tratta di uno stupro; tuttavia, non fu tanto per il fatto in sé, quanto per la reazione scaturita nei giorni successivi all’evento. Infatti, vi fu una vera e propria sollevazione popolare, una caccia allo straniero in cerca di una vendetta privata; tema, che negli ultimi anni, non è passato di moda ma stimolando in questo modo l’idea di privatizzare la giustizia e da qui siamo partiti. Così, iniziando da questo fatto di cronaca nera abbiamo ragionato, cercando di riflettere su quella che è la nostra Italia contemporanea.”

Quella di Alfonsi e Malagnino è una forte e intima spinta che li muove ad affrontare tematiche sociali e attuali a loro care, infatti:

Noi abbiamo la fortuna-sfortuna di vivere a Guidonia, un non-luogo; però questa caratteristica è paradigma dell’Italia contemporanea. Secondo me [Alfonsi] c’è più attualità a Guidonia che in contesti più centrali. Su questo assunto abbiamo fatto il nostro piccolo film.[…] Infatti, la trasformazione della Tiburtina negli ultimi vent’anni fa paura; una volta era il polo industriale di Roma e adesso è la Las Vegas romana con prostitute e biscazzieri. Non ci siamo inventati nulla e non abbiamo calcato la mano nella rappresentazione della realtà. Quella è!”.

Il Codice del Babbuino è un film che richiama un cinema minimalista per creare un immaginario visivo grezzo e sporco, fatto di movimenti della macchina da presa bruschi e frenetici, quasi fosse impazzita; i campi sono molto ravvicinati al corpo dell’attore quasi ad opprimerlo insistentemente. Così, Alfonsi interviene:

Noi lavoramo sempre con mezzi di fortuna e ci dispiace essere associati ad un cinema povero italiano. Però la povertà, che è una castrazione, ci ha dato delle soluzioni stilistiche: come ricorrere all’uso del fuori campo per sottolineare gli eventi più tragici o la necessità di ambientare il film dentro una macchina. Ma in Italia si sono fatti film così, basti pensare a Cani arrabbiati di Bava”.

Passando, poi, la parola a Marco Pocetta, curatore di tutto il lato tecnico, illustra come

Il montaggio ha seguito il ritmo delle inquadrature, attraverso movimenti un po’ sporchi e l’audio che balza, svegliandoti dopo il torpore creato dalla macchina che cammina. Così, si alternano dei picchi a momenti più lenti”.

Tiberio Suma in Il Codice del Babbuino: “Fin da bambino il mondo del cinema mi appartiene, perché è il mio posto sicuro.”

il codice del babbuino cinematographe

Adesso è il turno di Tiberio Summa che presenta il suo personale modo di approccio al proprio ruolo:

Questa è la prima esperienza cinematografica e la prima volta che lavoro ad un personaggio. All’inizio è stato molto complesso mettermi davanti alla macchina da presa, non essendo abituato; mi ha creato molte incertezze e molte insicurezze. Però piano piano ha preso forma e scena dopo scena mi sono sciolto. È stata veramente una bella esperienza, come prima volta all’interno del mondo del cinema, considerato che nella vita mi occupo di altro. Infatti, sono infermiere in sala operatoria”.

Parlando del suo ruolo nel film, il giovane Suma fa notare come:

All’interno di questo personaggio ho messo molto di me stesso; ho pensato: «Come reagirebbe Tiberio Suma alla vista della sua fidanzata stuprata?» Così, mi sono comportato nel film; quello ero fondamentalmente io di fronte a un’esperienza drammatica: ho interpretato un po’ me stesso. Ovviamente, poi è stata calcata la mano sulla questione razziale, aspetto che non mi appartiene”.

Prosegue, poi, parlando del rapporto con gli altri attori:

“Denis è un veterano del cinema mentre, io e Stefano Miconi Proietti [il Tibetano] eravamo alla prima esperienza come la maggioranza degli attori, presi all’interno delle nostre famiglie e amicizie. Perciò è proprio un film fatto con quello che avevamo a disposizione.”

Tiberio Suma in Il Codice del Babbuino: “Io staccavo da lavoro e andavo a fare le riprese ed era come se vivessi”.

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Il Codice del Babbuino è un apprezzabile e stimabile progetto dagli intenti onesti e rispettabili; tuttavia, si presenta con un gusto grossolano che rende difficile digerire la visione.

Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

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