Il Ragazzo della Porta Accanto: la metafora finale del film con Jennifer Lopez
Il Ragazzo della Porta Accanto (recensione) è un film thriller psicologico del 2015 diretto da Rob Cohen, con Jennifer Lopez, Ryan Guzman, John Corbett e Kristin Chenoweth. La protagonista del film è Claire, donna e madre di un adolescente, reduce da una separazione dal marito che l’ha tradita. La donna è ora in cerca di un senso alla sua esistenza. Quando il giovane Noah si trasferisce di fronte alla casa della donna, tra i due si sviluppa fin da subito un legame. Una scusa dopo l’altra, uno oggetto da riparare dopo l’altro e i due diventano sempre più complici.
Mentre Claire cerca di non accettare la sua attrazione verso Noah, il ragazzo si avvicina al figlio di lei, Kevin. Quando, però, Kevin va fuori città con il padre per un giorno, Claire rimane a casa da sola. Una banale scusa e i due passano una notte passionale insieme. Il giorno dopo, lei cerca di allontanare il ragazzo, troppo giovane, dicendogli che portare avanti la cosa sarebbe una follia. Noah invece persevera nel suo desiderio verso Claire. A questo punto la love story diventa una storia di stalking e di ossessione.
Il ragazzo si iscrive alla classe di Claire, hackerandole il computer, la segue, la minaccia e la umilia a livello professionale e personale. Finché arriva ad uccidere la migliore amica della donna e a rapirne il marito. In un finale di azione, reazione, vita e morte, dolore e speranza, la forza morale della donna riuscirà ad avere la meglio sulla pazzia e sulla morbosità del ragazzo.
Il Ragazzo della Porta Accanto: quando l’amore diventa ossessione e sfocia nella violenza non è mai vero amore ma crimine
Il film, scritto da Barbara Curry, ha un messaggio molto chiaro: l’amore non equivale alla violenza e alla possessione. L’amore non è “sei mia o di nessun’altro“. L’amore non è stalking. La critica sociale è vitale in un film che parla di un problema così importante, che affligge nella contemporaneità una donna su tre.
Il Ragazzo della Porta Accanto: l’immagine finale del fuoco diventa metafora della purificazione della vita di Claire
La scelta del regista di terminare il film con la scena del capannone bruciato e il fuoco ancora vivo diventa metafora di una purificazione interiore. Mentre la vita della donna, prima di Noah, era scombussolata, senza certezze né senso, adesso, dopo Noah, la donna ha capito il valore fondamentale della sua vita: la famiglia. Ed è per questo che l’immagine finale sembra promettere un nuovo inizio e una riconciliazione col marito ed il figlio. Inoltre, il fuoco, sempre adatto come finale di un thriller, rimanda alla bruciante passione proibita iniziale tra Claire e Noah. Rob Cohen dopo Dragonheart, Fast and Furious e xXx, torna alla regia di un action thriller, dirigendo un film con un importante messaggio sociale.