2028 – La ragazza trovata nella spazzatura raccontato dai suoi autori: “Conta il mondo che vive in te, non quello in cui vivi”
Incontro con i realizzatori di 2028: La ragazza trovata nella spazzatura, film distopico polacco in sala dal 23 marzo 2023.
2028: La ragazza trovata nella spazzatura è il bel titolo di un film polacco, genere fantascienza, venature politiche e grande spazio lasciato ai sentimenti, scritto e interpretato da Michal Krzywicki e Dagmara Brodziak e diretto dallo stesso Michal Krzywicki; arriva nelle sale italiane il 23 marzo 2023, distribuisce P.F.A Films con Cooperativa Cinema Mundi. Fotografia distopica di una Polonia un pochino avanti a noi nel tempo, sono gli ultimi giorni del 2028, in cui per effetto di una legge atroce e ingiusta si dispone di non comminare più il carcere ai criminali, preferendo somministrare una droga chiamata Vaxina, che ha il potere di inibire l’umanità del reo trasformandolo in un semiumano a disposizione dell’arbitrio altrui.
Szymon (Kryzwkicki) è disgustato della disumanità generalizzata e decide di protestare a modo suo, annunciando di volersi suicidare live sul suo canale streaming, a uso e consumo delle masse imbelli. La provocazione resta a livello delle intenzioni. Poche ore prima di superare il punto di non ritorno, Szymon incontra Blue (Brodziak), Automa (così si chiamano gli individui sottoposti al trattamento) abbandonata nella spazzatura e indifesa. L’incontro tra i due sarà l’occasione per la riscoperta di un nuovo modo di essere umani e liberi. Per Michal Krzywicki “nel nostro rapporto con il mondo, dobbiamo fidarci dei sentimenti positivi. Spetta a loro metterci in connessione con tutte le cose”.
2028: La ragazza trovata nella spazzatura mescola distopia e sentimento
In un certo senso, 2028: La ragazza trovata nella spazzatura è la cronaca di una tensione che oppone due livelli di realtà, interiore ed esteriore. Per Dagmara Brodziak “realizzando questo film ho dato forma concreta a un’idea che inseguivo da tempo: quando il mondo esterno ci sembra un nemico, bisogna guardarsi dentro, nel nostro piccolo mondo interiore. Tante volte non è importante il mondo in cui vivi, ma quello che vive in te”. Michal Krzywicki ricorda come “il senso di speranza coltivato dai due personaggi prescinde da come vanno le cose nel mondo esterno”.
Non vanno granché bene. “Quella rappresentata nel film è certo una distopia, ma diversa da come se l’era immaginata Orwell. I personaggi non sono schiacciati mentalmente dalla società, tutt’altro; alla fine, scelgono la libertà. Avremmo potuto concludere il film con la loro morte” prosegue “ma abbiamo preferito lasciare un filo di luce che ognuno interpreterà a modo suo”.
Dagmara Brodziak precisa il pensiero del partner. “Nonostante il sistema oppressivo che gli sta intorno, in fondo la loro fuga potrebbe anche finire male, è importante che Blue e Szymon scelgano questa strada, scelgano di essere liberi e non si facciano schiacciare mentalmente dagli altri”. Oltre la fantascienza, oltre i riferimenti a un’attualità reazionaria, ciò che conta, per i personaggi, per la storia, sono i sentimenti. “All’inizio del film Szymon è chiuso in se stesso. Solo grazie a questo amore che lo lega a Blue impara a guardare il mondo in modo diverso. Dove ci sono piccole cose da sistemare, lì c’è la speranza di un reale cambiamento. Noi polacchi “ spiega Michal Krzywicki “passiamo per brontoloni, perennemente insoddisfatti, sempre a lamentarci. Ma se interveniamo cambiando le cose piccole, apparentemente insignificanti, il mondo poi migliora”.
Un film politico, ma non in modo intenzionale
Per Dagmara Brodziak la sfida era complessa; restituire l’interiorità del personaggio lavorando in maniera anticonvenzionale. “La personalità di Blue non è definita dalle parole. Niente di tutto questo, la sua verità sta negli occhi, nel corpo. Oltretutto, per interpretarla, ho dovuto rasarmi la testa. Era la porta per entrare dentro il personaggio, dovermi spogliare di tutti gli attributi femminili tradizionali. Lo shock è stato, terminate le riprese, ritrovare me stessa, tornare a essere Dagmara. Si trattava di ricostruire la mia personalità, ritrovare i frammenti della mia femminilità; femminilità che, intendiamoci, non si riduce al colore dei capelli”.
La preparazione al ruolo è stata particolarmente elaborata per Dagmara Brodziak. “Avevo due coach per entrare nel ruolo. Uno era un ballerino di teatro Butō (termine che si riferisce a una serie di tecniche di danza contemporanea giapponese, ndr), da cui ho appreso i movimenti del mio personaggio, questa sorta di danza sgraziata che lei inscena muovendosi. Un’altra coach, invece, mi aiutava con la meditazione, mi serviva per una preparazione mentale”.
L’idea del film è vecchiotta. 2028: La ragazza trovata nella spazzatura è cinema politico, perché racconta dei limiti friabili dello stato di diritto e dell’umanità zoppicante nell’Europa contemporanea, in generale, più in particolare in Polonia. Ma non è stato tutto voluto, anzi. “L’idea originale, il primo abbozzo, risale più o meno al 2017. Ma non abbiamo intenzionalmente pensato a un film politico; è che ci siamo trovati in mezzo al clima reazionario dilagante in Polonia”. La principale preoccupazione, in fase di elaborazione della sceneggiatura, spiega Michal Krzywicki “era di concentrarci sulle divisioni della popolazione, come facilmente arriviamo a odiare qualcuno quando ci accorgiamo che non la pensa come noi, si parli di donne, migranti, colore della pelle, religione”. Per finire, una piccola immagine dal grande significato che ritorna spesso nel film e di cui Dagmara Brodziak è molto orgogliosa. “Il bruco e la farfalla sono un simbolo importantissimo. Un simbolo di trasformazione, di libertà”.