7 Donne e un mistero: Alessandro Genovesi e il cast raccontano la sfida di un giallo tutto al femminile
7 Donne e un mistero: Alessandro Genovesi e il cast raccontano la sfida di un giallo tutto al femminile, in sala dal 25 dicembre 2021 distribuito da Warner Bros. Pictures. Come ha detto il regista in conferenza, "Certo, nella vita ci sono cose più facili che gestire tutte queste donne!".
In realtà, 7 Donne e un mistero è una storia vecchia… 63 anni. Il film, regia di Alessandro Genovesi, distribuito da Warner Bros. Pictures e nelle sale italiane dal 25 dicembre 2021 (andate al cinema perché il cinema ha bisogno di voi), nasce a teatro dalla penna del francese Robert Thomas nel 1958 con il titolo 8 femmes. Il successo teatrale chiama una riduzione cinematografica, che arriva nel 2002 con la regia di François Ozon, da noi 8 Donne e un mistero.
La versione italiana, un giallo contaminato da inflessioni umoristiche, si distingue dall’antenato francese per via di una sostanziale novità, una sorta di intervento a gamba tesa sulla matematica del cast. L’adattamento, che per ammissione dei realizzatori guarda più al precedente cinematografico che a quello teatrale, si sbarazza di un personaggio femminile perché, spiega Genovesi, “il ruolo sparito era comunque coperto dal personaggio interpretato qui da Luisa Ranieri. E mi sembrava sufficiente”. Le magnifiche sette sono dunque, in rigoroso ordine alfabetico, Margherita Buy, Diana Del Bufalo, Sabrina Impacciatore, Benedetta Porcaroli, Micaela Ramazzotti, Luisa Ranieri e Ornella Vanoni.
7 Donne e un mistero: Margerita Buy e Sabrina Impacciatore all’inizio avevano un po’ di paura, ma l’esperienza le ha conquistate
Alla presentazione romana del film, del cast erano assenti soltanto Diana Del Bufalo e Ornella Vanoni. Nelle parole delle presenti, l’ombra di un comune senso di appartenenza. Il progetto di 7 Donne e un mistero ha davvero significato qualcosa per queste sette donne speciali le cui parole chiave, replicate un intervento dopo l’altro con sintonia spontanea, non studiata, sono state paura, il sentimento di un’esperienza fuori del comune, complicità.
Comincia Sabrina Impacciatore, che nel film è l’emotiva cognata del morto, persa in una struggente e impossibile fantasia d’amore. “L’esperienza del film” spiega l’attrice romana “mi ha arricchita. In genere sono sempre terrorizzata prima di cominciare, stavolta la preoccupazione riguardava il cast femminile davvero numeroso. Siamo così tante che mi chiedevo come sarebbe andata. Noi donne purtroppo cresciamo in un clima di costante competizione. Eppure, quando siamo capaci di creare un clima di ascolto e comprensione reciproca, la nostra complicità è superiore a quella degli uomini. Sul set abbiamo cercato di capirci, abbiamo corso il rischio di fraintenderci per poi creare un clima di gioco e complicità”.
Fa da spalla la sorella di scena Margherita Buy, nel film la moglie della vittima “come dico al personaggio di mia figlia (Benedetta Porcaroli, ndr), le donne non devono mai farsi la guerra perché lo vuole un uomo. Un bell’insegnamento. L’esperienza del film è stata surreale. Io me ne sto sempre per i cavoli miei, mi ha fatto bene stare circondata da tante donne. Anche se all’inizio ero spaventata”.
Luisa Ranieri, Micaela Ramazzotti e Benedetta Porcaroli parlano di lavoro di squadra, di Agatha Christie e di Ornella Vanoni
La complicità tra le attrici si tocca con mano. Sul piano emotivo tuttavia, non tutte hanno affrontato la sfida al femminile di 7 Donne e un mistero sotto il segno dell’incertezza e del vago timor di genere. Luisa Ranieri, per esempio, che nel film è la cameriera dalle prodigiose capacità culinarie, non ha avuto paura. Parole sue. “Non ho avuto paura. Già dopo una settimana il nostro era un vero lavoro di squadra. Ci siamo incontrate felicemente, sul piano professionale ed emotivo”.
Per Micaela Ramazzotti, il cui personaggio è esterno alla famiglia ma con il morto intrattiene un legame impossibile da ignorare, il barometro emotivo ha sempre segnato un gran bel tempo “attrici pazzesche, queste qui. Ho pensato, ho l’opportunità di lavorare con Ornella Vanoni, ma quando mi ricapita? Adoro il tocco Agatha Christie della storia. Volevo davvero lavorare con tutte loro. Per me, che sfioro sempre il misantropo, è stata una grande esperienza. Avevamo pensato, scherzando, a un cast maschile per il film. Ma gli attori sarebbero durati tre settimane sul set, troppa competizione!”. Della storia ama il fatto che “una volta che escono fuori i segreti di queste donne, loro decidono di tenere il calderone aperto”.
Speculare il pensiero di Benedetta Porcaroli, in scena figlia ribelle, e neanche poco. “Per me, che sono la più giovane, è stato un onore partecipare a questo esperimento antropologico davvero molto interessante. Poi, lavorare con la Vanoni, che per me è un mito. Il film si mette in testa di aprire il vaso di Pandora della famiglia, ma poi ci dà anche l’opportunità di accettare e fare i conti con la diversità. La soluzione trovata da queste sette donne per far fronte a quello che succede nel film è la convivenza reciproca. Mi piace”.
Cosa ha significato lavorare al film per il regista e la sceneggiatrice
Per Alessandro Genovesi, riunire un simile plotone di attrici per 7 Donne e un mistero è stato un privilegio, ma occorreva aver chiara fin dall’inizio la posta in gioco. “Certo, nella vita ci sono cose più facili che gestire tutte queste donne!” non si fa problemi ad ammettere, tenendo però presente che “loro mi hanno aiutato moltissimo. Il mio obiettivo era di portarle in un mondo che non esiste. Io ho cercato di indirizzare le energie collettive verso una dimensione di divertimento. Siamo stati fortunati ad aver avuto accesso a una scenografia così bella, ai costumi, alle acconciature, partendo da un copione dalle grandi potenzialità. E poi c’è la neve nel film, e la neve aiuta sempre. E se mi chiedete il criterio che mi ha guidato nella composizione del cast, è stato ovviamente la loro bravura”. Per quanto riguarda il rapporto con le due versioni francesi “il film di Ozon, come sapete, deriva da un lavoro teatrale. A me piaceva l’idea di aggiungere al giallo, al mistero, un genere in cui sono un po’ più versato come la commedia. Il film di Ozon è diverso perché il mio sguardo è diverso dal suo”.
La filosofia del progetto la chiarisce la sceneggiatrice Lisa Nur Sultan. “Volevamo fare del film una storia adatta al periodo di Natale, un’esperienza divertente per donne e uomini che vengono fuori da un periodo difficile. Sul set c’è stata grande amicizia.” Conclude “la nostra versione è meno cupa di quella di quella di Ozon. Abbiamo spostato l’ambientazione dagli anni ’50, questo era il tempo degli originali francesi, agli anni ’30. Ma le relazioni del film sono moderne”.