Marco Giallini e il cast su ACAB: la serie Netflix è “necessaria e urgente”
Marco Giallini e il cast di ACAB presentano la serie Netflix tratta dal romanzo di Carlo Bonini e disponibile dal 15 gennaio 2024.
ACAB è la serie Netflix tratta dal romanzo di Carlo Bonini – anche ideatore e tra gli sceneggiatori – disponibile dal 15 gennaio 2024. La storia è incentrata su una squadra del Reparto Mobile di Roma dove gli uomini di Ivano Valenti aka Mazinga (interpretato da Marco Giallini) lottano per mantenere l’ordine in città. Ma una notte di feroci scontri in Val di Susa cambia tutto: il loro capo viene gravemente ferito e spetta a Valenti prendere in mano la sua unità: lui, Marta (Valentina Bellè), Salvatore (Pierluigi Gigante) e gli altri non sono solo una squadra ma una vera e propria famiglia che si copre le spalle. E quando alla polizia arriva un nuovo comandante, Michele (Adriano Giannini), lo scontro tra lui e Ivano è inevitabile. Non ci sono solo fratture interne, ma anche esterne, alimentate dal malcontento delle persone verso le istituzioni.
Noi di Cinematographe.it abbiamo incontrato il cast della serie Netflix ACAB che ci ha raccontato com’è stata sviluppata e perché c’era necessita di rivisitare il prodotto, dopo il film del 2012 diretto da Stefano Sollima (qui in vesti di produttore esecutivo).
ACAB, una serie “necessaria ed estremamente urgente”
Sono passati tredici anni dal film ACAB. Per Tiny Andreatta di Netflix, l’adattamento seriale era qualcosa di “necessario ed estremamente urgente”, come ha spiegato in conferenza stampa. “Affronta un tema universale ed attuale, ovvero la dialettica tra ordine e caos. Un tema che ha accompagnato lo sviluppo della società da sempre. Questa storia utilizza il genere dell’action e del crime ma va molto al di là di questi per affondare lo sguardo nel sistema complesso costituito dalla violenza, rabbia repressa e disillusione dei nostri protagonisti, sia poliziotti ma anche la società che li circonda.”
Carlo Bonini ha raccontato com’è stata sviluppata la storia in un serie tv: “Il tema di fondo, i conflitti, sono rimasti gli stessi, che attraversano ogni società democratica – il monopolio della violenza, rapporto tra sicurezza e libertà, tra caos e ordine. L’idea di poter esplorare a distanza di tempo con un racconto seriale offriva una grande opportunità di maggiore profondità, e l’idea di poter capovolgere il punto di vista, il racconto della realtà diventa formidabile. Mai come stavolta è stato possibile mettersi dietro la visiera del casco. Il terzo elemento era poter consegnare a chi guarda un racconto che il più possibile sollecita ad uscire ciascuno dalla zona di comfort. Ognuno di noi matura un giudizio. La sfida era quella di prendere queste condizioni e metterle in discussione mostrando la complessità di quello che si andava a raccontare.”
“Nel 2008 quando scrissi il libro, la polizia italiana era reduce dalla catastrofe di Genova. La ferita della Diaz era ancora aperta. C’erano procedimenti penali in corso. Riprendere quella polizia 14 anni dopo, con l’ingresso delle donne e l’introduzione delle body cam, è stato divertentissimo.”
Stefano Sollima torna in qualità di produttore esecutivo per la serie tv e avvisa: “Attenzione al punto di vista che adotti nel racconto. Quella [del film, ndr] era una storia che serviva a fare un passo indietro al proprio giudizio morale, senza giudicare i personaggi. Era l’unico modo per farli vivere nella loro pienezza. Non devi forzare il pubblico sul tuo pensiero, ma lo devi accompagnare facendogli le domande giuste. La stessa cosa l’abbiamo fatta per la serie.”
ACAB, una serie piena di personaggi conflittuali: parlano Marco Giallini e il cast
Marco Giallini è l’unico del cast originale a tornare nella serie tv, interpretando sempre Mazinga. “Non lo ricordavo”, scherza l’attore. “Era diverso. L’ho ritrovato decontestualizzato da quello che era il Mazinga di prima, quindi non mi sono sentito quel Mazinga. A prescindere dal cast, sono passati 14 anni. Mazinga forse l’ha un po’ dimenticato, e così ho cercato di fare io. Ho bellissimi ricordi di quel film, però mi sono allontanato un po’ mentalmente.”
Adriano Giannini definisce il suo personaggio un’incarnazione del conflitto. “Inizialmente per un pensiero diverso rispetto alla gestione dell’ordine – più progressista e democratico – però questo pensiero lo porta fuori dalla famiglia e dagli affetti. Poi ha un secondo grande conflitto, che è quello di trovarsi nella piazza di Roma, che ha un suo diverso modo di pensare e si trova in una squadra in cui il suo conflitto lo porta ad avere ulteriori conflitti. Ha poi un terzo conflitto che lo porta a mettere in discussione il suo pensiero.”
Valentina Bellè interpreta Marta, l’unica donna della Squadra Mobile guidata da Valenti. “Sono ancora molte poche le donne che fanno questo mestiere. Il lavoro che ho fatto io è stato eliminare la mia parte femminile il più possibile perché ho pensato che Marta, il suo conflitto arriva da una relazione tossica, arriva a una soluzione, cioè quella di trasformarsi al ‘maschile’ per proteggersi. Ho lavorato sull’assenza di femminilità.”
La parola è infine passata a Pierluigi Gigante: “Il conflitto principale di Salvatore, e la cosa più interessante su cui lavorare è che da una parte c’è una totale devozione alla squadra mobile, dall’altra un vuoto. Lui tenta di colmare in maniera un po’ ambigua, però probabilmente quel lato lì, il suo tentativo e il suo desiderio più recondito è quello che cerca veramente senza mai farlo venir fuori.”