Backstage – Dietro le quinte: intervista a Cosimo Alemà e al cast [VIDEO]
Il regista Cosimo Alemà e il cast ci raccontano Backstage - Dietro le quinte, il dance movie disponibile su Prime Video dal 13 ottobre 2022.
Dal 13 ottobre 2022 è disponibile su Prime Video Backstage – Dietro le quinte, il dance movie diretto da Cosimo Alemà e prodotto da Eagles Pictures, girato interamente a Roma un po’ dappertutto ma in particolare al Teatro Sistina, un vero e proprio sancta sanctorum dello spettacolo italiano. La storia è quella di un gruppo di giovani artisti emergenti, delle canzoni e delle coreografie che li separano dal sogno di entrare a far parte del cast di un grande spettacolo. Protagonisti nove giovani attori, tutti alla prima esperienza, Giuseppe Futia, Beatrice Dellacasa, Yuri Pascale, Riccardo Suarez, Geneme Tonini, Aurora Moroni, Ilaria Nestovito, Gianmarco Galati, Matteo Giunchi.
Il repertorio musicale raccoglie classici della tradizione italiana e due pezzi inediti, cantati tutti dal vivo. La sceneggiatura è di Roberto Proia, che in precedenza ha firmato anche i tre film della serie Sul più bello. Backstage – Dietro le quinte è un mix di ambiti espressivi (cinema e teatro), forme (danza, canto) e riferimenti (italianità vs. classici internazionali del genere). Non mancavano spunti per una conversazione interessante, l’incontro del regista e del cast con la stampa non ha tradito le attese. Di seguito alcune cose interessanti su Backstage – Dietro le quinte, raccontate da chi il film l’ha fatto.
Backstage – Dietro le quinte: intervista video a Cosimo Alemà, Matteo Giunchi, Beatrice Dellacasa, Riccardo Suarez, Yuri Pascale, Aurora Moroni e Giuseppe Futia
Una delle chiavi di volta di Backstage – Dietro le quinte è appunto il modo con cui il film armonizza italianità e una filosofia dello spettacolo che ha dei precisi riferimenti internazionali (americani soprattutto). Per Cosimo Alemà, a proposito del rapporto tra elementi esterni e autoctoni “l’elemento italiano più evidente è quello musicale. Il film si cimenta con generi, il dance movie, il musical, che da noi si fanno poco e quindi ci sono riferimenti a classici americani degli anni ’80 come Saranno Famosi o Flashdance”. Di tipicamente italiano c’è “il Teatro Sistina, il tempio del musical italiano. E il repertorio musicale, che non funziona solo da accompagnamento, ma viene reintepretato dai ragazzi”.
Parlando di parole chiave, una che sembra particolarmente azzeccata per spiegare la voglia di fare e di emergere dei protagonisti è passione. Ma ce sono altre, di parole chiave, di sintesi verbali e tematiche che possono aiutare il pubblico a entrare dentro Backstage – Dietro le quinte? A Beatrice Dellacasa ne vengono subito in mente due. “Energico, condivisione. Ma anche inclusivo, perché i nostri personaggi hanno personalità diverse. Questo può permettere alle persone di riconoscersi”. Riccardo Suarez pensa invece che il film “dia carica, ispirazione per raggiungere i propri obiettivi”. La parola chiave di Matteo Giunchi è incisiva. “Giovane”.
Il film è disponibile su una delle più importanti piattaforme streaming, Prime Video, valeva quindi la pena di chiedere agli attori e al regista cosa ne pensano di questa modalità di fruizione dell’esperienza cinematografica, sempre più centrale e decisiva. Se Beatrice Dellacasa, Matteo Giunchi e Riccardo Suarez sottolineano l’immediatezza garantita dalla visione streaming, la capacità di essere connessi anche se lontani, confidando inoltre nella possibilità di mantenere uno spazio di convivenza pacifica tra i due totem, la sala e il divano, il pensiero di Cosimo Alemà, forse per una questione generazionale, è più sfaccettato. “Sono aperto allo streaming anche se, avendo cinquant’anni, per me i film si vedono in sala. Ma devo riconoscere con onestà che io oggi, la maggior parte dei film, li vedo sulle piattaforme. Ho trovato anche un mio modo, notturno, di vederli. Mi piacerebbe che nella visione sulle piattaforme non si perdesse la sacralità del momento della visione”.
Uno dei temi portanti di Backstage – Dietro le quinte è la competizione. Gli artisti in gara sono nove, lo spettacolo ha bisogno solo di quattro persone e questo porta naturalmente a un processo abbastanza rigoroso di selezione. La solita storia, vincitori e vinti. Ma la competizione, suggerisce il film, non è solo e necessariamente intrighi e conflittualità. Può anche essere interpretata in maniera positiva. Per Yuri Pascale il film non mostra “la voglia di prevalere sgomitando, ma la voglia di farcela sostenendo chi ti è accanto”. Giuseppe Futia ricorda che “ne avevamo parlato con Cosimo. Nella vita reale quando vai ai provini ti guardi in cagnesco con gli altri e c’è anche chi ti fa i dispetti”. Ma con questo film non è successo “perché il focus era sull’arte, non sul farci belli”. Aurora Moroni non crede che la sana competizione sia utopia. “In fondo quello che emerge è che, anche se siamo tutti diversi, sappiamo di avere una passione in comune. Tutti vogliamo fare questo nella vita e non c’è motivo perché non possiamo realizzare tutti insieme questo sogno”.
I grandi sogni hanno bisogno di grandi location. Backstage – Dietro le quinte fissa sullo schermo (grande o piccolo che sia) un santuario dello spettacolo italiano come il Teatro Sistina. Viene facile chiedersi se per un giovane artista sia più facile affrontare un palcoscenico così importante facendo prevalere il rispetto o la spavalderia. Giuseppe Futia sceglie una terza via. “C’è anche l’ispirazione. Quando per esempio vedi il camerino di Gigi Proietti e dici, è stato qui. Ha creato qui, ha respirato qui”. Aurora Moroni mescola gli ingredienti. “Rispetto sempre, umiltà infinita ma anche la voglia di rinnovare”. Yuri Pascale ci ricorda che siamo il paese dei campanili. “Sicuramente serve anche un po’ di quella cazzimma napoletana che non guasta mai”.
Gli attori hanno fatto i compiti a casa. La lista di film da cui partire per definire al meglio i rispettivi personaggi la redige il regista all’inizio del lavoro, alcuni titoli spiccano sugli altri, Yuri Pascale ci svela una radicata affinità con Chorus Line. Ma c’è stata anche la possibilità di crearsi uno spazio più libero e aperto all’improvvisazione o, meglio, all’autoanalisi. Aurora Moroni disegna la sua Andrea guardandosi dentro. “Non ho trovato ispirazioni, mi sono basata molto su quello che vivo ogni giorno. Ho cercato di usare la maggiore naturalezza possibile. Questo personaggio mi piace moltissimo, è super fluido, non le importa di nulla e si mostra sempre per quello che è”.