Don Hall e il cast su Baymax!: ecco perché è “la parte migliore di noi
Il creatore, i produttori e la voce del protagonista ci spiegano perché Baymax!, su Disney+ dal 29 giugno 2022, è una serie animata davvero molto speciale.
Provate a resistergli, se ce la fate. Baymax!, 6 episodi brevi brevi (otto minuti circa) su Disney+ dal 29 giugno 2022, è la serie Walt Disney Animation Studios dedicata al robot sanitario protagonista del film del 2014, premiato con l’Oscar, Big Hero 6. Un concentrato di umorismo, empatia e solidarietà che scalderebbe anche un cuore di pietra. Don Hall, creatore della serie, racconta la genesi del progetto. “L’idea era di riportare Baymax alle origini. Lo show televisivo aveva già consentito di allargare il discorso sull’universo di Big Hero 6, quindi per questa serie ho pensato fosse meglio focalizzarci solo su Baymax e un paziente alla volta. Con l’aiuto di tutti, siamo andati molto oltre l’idea iniziale”.
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Per Roy Conli, produttore, la buona riuscita della serie è conseguenza di una formula collaudata. “Per me questo show è la Disney al meglio delle sue possibilità, cuore e umorismo. C’è tanto cuore. Cirocco Dunlap, la nostra sceneggiatrice, ha colto perfettamente l’anima di Baymax e Big Hero 6. E tra Don, storyteller di razza, Cirocco e i registi, abbiamo realizzato qualcosa di fantastico. Nella serie si parla di malattie, di problemi fisici, ma in un discorso di questo genere c’è sempre una controparte emotiva. Baymax si occupa di entrambe le cose. E se a questa combinazione aggiungi Scott, è magia pura”. Scott sarebbe Scott Adsit, voce originale di Baymax, che spiega così il suo personaggio. “La parola chiave è compassione. Baymax fa di tutto per far star bene le persone. Senza giudicare offre aiuto, supporto, conoscenza. Lui è il migliore di tutti noi, la parte migliore di noi, l’incarnazione di tutte le belle cose cui dovremmo aspirare. Riesce a essere così com’è quasi senza sforzo”.
Baymax!: un eroe gentile e comico, in sintonia con i tempi che viviamo
La generosità del protagonista è un buon gancio comico. “C’è questa compassione innata in Baymax” secondo Don Hall “questo bisogno instancabile di aiutare la gente, che volendo può essere usato come spunto per creare situazioni divertenti. Non ha scelta, per com’è fatto deve seguire il protocollo d’intervento anche se la persona aiutata non è d’accordo. Nel caso insiste. Questa è commedia: c’è un personaggio che non vuole essere aiutato e uno che fa di tutto per aiutare”. Per Bradford Simonsen, produttore, il successo di Baymax! sta nella combinazione tra il vecchio (materiale) e il nuovo (le new entry nella squadra). Non è immune al fascino del protagonista. “Del tutto innocente e molto carino. Mi inchino al nostro team di animazione. Cosa sono riusciti a fare, con giusto due occhietti che battono e quest’impressione di morbidezza (in originale squishy squishy, ndr). Ti viene voglia di abbracciarlo, di starci insieme, di seguirlo dappertutto”. La semplicità del design è un fattore importante anche secondo Scott Adsit. “Credo che il design elementare abbia il suo peso. Da piccolo, mi piaceva disegnare i personaggi che amavo per stabilire una connessione con loro. Con Baymax, ci riesci al primo colpo. Hai solo bisogno di una circonferenza e poi di altre circonferenze”.
Per i realizzatori, umorismo a parte, un’altra grande sfida è stata quella relativa al formato. La serie consiste di un numero ridotto di episodi, sei, di breve durata, otto minuti e mezzo di media. Roy Conli ha trovato la cosa molto eccitante, da subito. “Per chi di mestiere racconta storie, è sempre un’opportunità straordinaria esplorare nuovi formati. Noi siamo abituati a occuparci di film di novanta minuti, lì il nostro lavoro consiste nel ripetere, ripetere, ripetere, questo per quattro o cinque anni, fino a che non viene fuori il film. Non che le cose non siano andate così anche stavolta. Solo che, lavorando su una struttura più piccola, su sei episodi, abbiamo potuto rifinirla alla perfezione”. Completa Don Hall “in questo modo, poi, abbiamo potuto offrire lavoro a più registi”. C’è da dire che Baymax come tipo di supereroe è anomalo. “L’intenzione è sempre stata quella di non riproporre la classica storia di supereroi, non che abbia critiche da fare al modello, lo amo. Ma è che da ragazzo mi piaceva molto guardare gli show d’ambientazione medica, il rapporto medico paziente, cose così. Mi sembrava un’idea carina inserire Baymax in questo contesto. Farne un eroe più realistico, sul modello dei nostri operatori sanitari”. Roy Conli dritto al punto. “Ogni episodio è dedicato ai nostri eroi del sistema sanitario nazionale perché in questi tempi sono loro a essere eroi, a tutti gli effetti”.
La novità di Baymax! sta nel fatto che il robot non si limita a curare il corpo, ma anche l’anima.
Dispensatore di cure mediche e pillole di saggezza, somministrate tra l’altro con generosità. Non era previsto all’inizio. Spiega Don Hall “Devo dare a Cirocco il merito di questo arricchimento. La mia idea iniziale era una serie di corti, un procedurale, su Baymax che se ne va in giro per San Fransokyo e aiuta la gente. Lei ci ha messo qualcosa in più. Oltre all’umorismo c’è questo cuore segreto, sotterraneo, che ha una certa risonanza”. La lavorazione ha richiesto qualche anno, non è stata semplicissima. “La prima proposta è del 2019, tre anni fa, poi con Cirocco abbiamo cominciato a lavorare agli script veri e propri. Tanto per dare un’idea di come cambino le cose, all’inizio non sapevamo bene cosa fare con Disney+, come contribuire in maniera costruttiva. Ci siamo focalizzati su questa struttura, una serie di corti. Anche perché, dal punto di vista produttivo, una soluzione di questo genere ci consentiva di inserirci tra un film e l’altro. Coordinare il lavoro di persone che contribuiscono allo sviluppo della serie, nel mezzo della lavorazione dei film, è uno sforzo titanico”. Come confermano prima Roy Conli “la cosa fantastica è che io e Brad abbiamo potuto dividerci il lavoro. Io ho seguito i primi tre episodi e poi mi sono occupato di un altro progetto, lui degli ultimi tre” e poi Brad Simonsen “venivo da Encanto. Mi sono dedicato a Encanto e poi, finito quello, sono tornato per fare la seconda metà della serie”.
Baymax!: tra il film del 2014 e la serie del 2022 molte cose cambiano, nel mondo e nell’animazione
Scott Adsit, che sa di far parte di una storia più grande di lui e si emoziona sempre quando si trova faccia a faccia con un bambino che lo sente parlare con la voce di Baymax, riconosce che il doppiaggio di un film o serie Disney è un’esperienza a parte. Sull’universo di Big Hero 6, prima, di Baymax!, poi, ha qualcosa in più da dire. “Penso sia fantastico che dallo stesso mondo del film, San Fransokyo, siano uscite fuori nuove storie, anche se i personaggi restano gli stessi”. Roy Conli sottolinea la modernità del discorso e la necessità di adattarsi ai cambiamenti. “San Fransokyo è un posto variegato e molto inclusivo, che racconta delle nostre vite e del punto in cui ci troviamo oggi. Big Hero 6 è del 2014 e sappiamo che l’animazione evolve di anno in anno. Così abbiamo fatto riferimento a elementi della storia originale. Ma quando ce n’è stato bisogno, ne abbiamo ristrutturati degli altri”. Ci sono stati molti cambiamenti, anche fuori scena.
Talmente grandi, che per andare avanti è diventato necessario dar prova di creatività. La testimonianza di Scott Adsit. “Tutta la mia parte l’ho fatta durante il lockdown. Non potevo uscire di casa, non potevo andare allo studio, così me ne sono costruito uno da me”. Don Hall sa che gli ultimi due, tre anni “sono stati difficili per tutti, per tante ragioni. Ma la maniera in cui lo studio ha reagito è stata fantastica. Baymax! è un esempio calzante. Non c’è stata una persona che non si sia data da fare, che non abbia cercato di trovare delle risposte, che non si sia rimboccata le maniche. Molte delle soluzioni adottate in questo periodo possono essere inserite nel processo creativo tradizionale”. Cambiamento è anche il trasloco dalla forma film alla narrazione seriale. La differenza fondamentale, per Brad Simonsen “è che con il film noi ripetiamo, ripetiamo e ancora ripetiamo. Poi, in genere ogni dodici settimane, facciamo una proiezione dopo la quale buttiamo via tutto per ricominciare da capo. Con la serie abbiamo seguito un approccio diverso. Ci siamo detti, prepariamo i copioni in anticipo e organizziamo le cose in maniera più strategica. Ci sono stati dei cambiamenti in corso d’opera, ovviamente, ma si è trattato di roba marginale. Non abbiamo buttato via tutto come facciamo con i film”. Il nuovo formato ha positivamente colpito Ray Conli. “Tra l’altro è incredibile, da un punto di vista narrativo, quante cose tu possa inserire in una struttura così”.
Baymax! è un’incontenibile esplosione di buoni sentimenti. Tenendo sempre a mente l’insegnamento di Scott Adsit “siate gentili e, quando potete, divertenti” vale la pena chiudere con il flashback di Don Hall, che ci spiega come e quando la sua strada e quella di Baymax si sono incrociate per la prima volta. “Era il 2011 e io stavo uscendo da un altro progetto. Così, in un giro di riunioni preliminari, partendo dal presupposto che sono sempre stato un fan della Marvel e che proprio in quel periodo la Disney stava pensando di acquisirla, ho detto che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa con quei personaggi. Il feedback è stato positivo, ho speso diverse pause pranzo a fare ricerche. Era il 2011, non c’era stato nessun film degli Avengers, credo, però non potevo fare cose su Iron Man, Thor, Captain America. Erano già prenotati! Quindi il mio target doveva necessariamente essere materiale meno popolare. Non avevo letto i fumetti di Big Hero ma mi sono piaciuti subito. Mi piaceva soprattutto il team di protagonisti; qualche cambiamento nella formazione c’è stato, ma nel complesso assomigliava a un team di supereroi giapponesi. Ne ho parlato con la Marvel e loro sono stati molto carini e mi hanno subito incoraggiato a farlo. Ci sono stati accanto, in tutti questi anni”.