Bla Bla Baby: Fausto Brizzi e il cast spiegano perché non è “la solita commedia italiana”
Un regista che cambia stile. Attori che non amano gli omogeneizzati. Produttori preoccupati per il destino del cinema in sala. E poi tanti bambini. Pillole di Bla Bla Baby, in sala in Italia dal 7 aprile 2022
In uscita nelle sale italiane il 7 aprile 2022 Bla Bla Baby, il nuovo film di Fausto Brizzi con Alessandro Preziosi, Matilde Gioli e un ricco cast di contorno che comprende Massimo De Lorenzo, Maria Di Biase, Chiara Noschese, Nicolas Vaporidis, Cristiano Caccamo, Nina Torresi, Nico Di Renzo e Fabrizio Nardi. Più, non bisogna dimenticarli che poi si offendono, un mucchio di agguerritissimi bambini che sono le vere star del film, un’insolita (da queste parti) commedia/spy story dai toni fantastici, prodotta da 01 Distribution e Eliseo Multimedia.
A presentare il film alla stampa, insieme a regista e attori, i vertici produttivi dell’operazione, che qualcosa hanno detto sulla situazione del cinema italiano, oltre che sul posto occupato dal film nel panorama nazionale contemporaneo. Paolo Del Brocco, AD di Rai Cinema, ha sottolineato come “Il cinema, così com’è fatto, senza sala muore. Questo è un periodo difficilissimo per portare un film in sala, visto che gli incassi sono quello che sono. Noi però continueremo. Le finestre distributive sono molto corte, il Ministro Franceschini vuole portarle a 90 giorni che per me è comunque sempre poco. Speriamo che il film possa uscire in un periodo in cui ci sia più facilità nell’andare in sala”.
Per Luca Barbareschi, che qui rappresenta Eliseo Multimedia, una cosa da sottilineare è l’aspetto 100% italiano dell’operazione. Un’altra “è che il film cerca un tipo di pubblico che per film stranieri di questo genere esiste. Perché non dovrebbe venire in sala anche per noi?
Bla Bla Baby: Matilde Gioli lavora bene con i bambini, mentre Alessandro Preziosi ha qualcosa da dire sugli omogeneizzati
Bla Bla Baby è la storia di Luca (Alessandro Preziosi), ultra quarantenne costretto a lavorare nell’asilo nido di una grande azienda, che un bel giorno mangia una partita di omoegenizzati “contaminati” (proprio così) e finisce per ottenere un superpotere inedito. Riesce a capire la voce dei bambini. Matilde Gioli è Silvia, dipendente dell’azienda e madre di Martino, uno dei pargoli del nido, nonché amore impossibile (?) di Luca. Per la giovane e brava attrice milanese, bilancio in attivo. “Questo è un bel progetto, uno di quelli che non capitano tutti i giorni. Di questo sono grata. Non sono ancora mamma, ma qualcosa sul rapportarsi con i bambini piccoli la so, perché sono cresciuta con fratelli più giovani. Guardar recitare i bambini del film è stata una bella ispirazione attoriale, per via della loro spontaneità, che un po’ ti spinge ad alleggerirti delle varie sovrastrutture. L’esperienza è formativa, devi sempre mantenere l’attenzione in attesa del momento magico”.
Alessandro Preziosi, che a fare la parte dell’irresponsabile affascinante si diverte un mondo, non è un tipo da zero a zero. Le sue opinioni sono nette, taglienti, affilate che di più non si potrebbe, proprio. Ha qualcosa da dire sugli omogeneizzati “mai sopportati. Più ne mangiavo, più aumentavano. Un vero incubo”. Sulla possibilità di ripetere l’esperienza “Matilde ha detto che la rifarebbe mille volte? Io giusto un paio, pure a distanza di tempo”. Ha comunque amato molto confrontarsi con i giovanissimi colleghi “non sono capace di comunicare bene con me stesso, quindi lavorare con loro è stato bellissimo”. Padre da tanti anni, la cosa lo deprime un po’ “fa malissimo”. Il rapporto con i suoi figli è molto bello. “Io sono uno che prende molto in giro, quindi per loro è facile non prendermi troppo sul serio e farmi scherzi cattivi. Come ne faccio io”.
Veniamo al cast di contorno. Parole al miele arrivano dal boss d’azienda Cristiano Caccamo, cattivo dal cuore d’oro (solo nella vita però). “Non ho interagito molto con loro sul set, comunque vorrei tantissimi bambini. Mi è piaciuto intepretare il cattivo, che poi, cattivo. Volevo solo scappare dall’azienda con un mucchio di soldi“. Massimo De Lorenzo invece guarda in famiglia. “Sono curioso di vedere come reagiranno i miei figli al film. Per ora hanno visto il trailer, che li ha esaltati. Questo film racconta anche il dramma di essere genitori. Non dico sia il tema principale del film, ma è uno dei tanti. Da genitore questa esperienza mi ha fatto dire basta. Ma non col film, con i figli”. Maria Di Biase nel e per il film ha dovuto cambiar pelle. “Generalmente, la mia è una comicità cinica. In questo film, però, ad essere cinici erano i bambini. Mi è piaciuta questa cosa, innovativa, tra l’altro mi costringeva ad essere meno cattiva del solito”.
Bla Bla Baby: scrittura e regia diversa per un film diverso. Paola di Fausto Brizzi
Chi ha voglia di parlare a lungo, di Bla Bla Baby, è il suo regista, Fausto Brizzi. Naturale, considerato che la natura ibrida del film lo allontana un po’ dal tipo di commedia girata fino a questo punto. “L’idea è di mia moglie, che una volta mi ha chiesto perché non giravo un film sul tipo di Ted (film del 2012 con Mark Wahlberg, ndr), ma con neonati veri. Sul momento mi sembrava impossibile, ne ho comunque parlato con Luca Barbareschi che mi ha detto di provare a scrivere un buon soggetto, che intanto lui cominciava a fare dei test”. Parla del suo team di sceneggiatori come di “un dream team della scrittura. Paola Mammini ha dalla sua film importanti. Con Herbert Simone Paragnani condivido la passione per un certo tipo di cinema degli anni ’80. Per Mauro Uzzeo conta la sua straordinaria competenza in fatto di fumetti, cartoni animati”. I modelli di riferimento sono quelli intuibili. “Senti chi parla, anche se il film, più che altro, era senti chi pensa. Beethoven, Mamma ho perso l’aereo”. Insomma “non volevo che qualcuno potesse scrivere: è la solita commedia italiana. Il film non somiglia ai miei e a nessun altro film italiano“.
Certo che per un regista, specialmente un cineasta affermato come Brizzi, misurarsi con una platea di giovanissimi e imprevedibili attori, richiede coraggio e una buone dose di pazzia. “Più impegnativi dei bambini, ci sono solo gli attori neonati. Dopo di loro le mamme! Pensate che sul set la frase che ripetevo di più non era ciak, azione, ma catturateli! Questo film mi ha costretto ad aggiustare la tecnica di ripresa. Filmare bambini è un po’ come girare un documentario del National Geographic. Stai lì, aspetti che prendano una cosa, compiano un gesto qualsiasi, per far scattare la magia. Ogni loro sorriso è un regalo”.
Tecnicamente “questa è stata la prima volta che non ho potuto mostrare il film alla fine del montaggio. Mi ci è voluto un anno per arrivarci. Per via degli effetti speciali. Alcune volte in scena c’erano i bambini, in altre no. In altre ancora li avevamo ricreati in digitale. Comunque, come si fa nei film d’animazione, siamo partiti con la colonna sonora già pronta”. Parla di messaggio, anche se la cosa lo spaventa. “Un film per famiglie con messaggio: stavolta però non è sinonimo di noia. Volevo far giudicare ai bambini gli adulti e il loro mondo frettoloso. Noi non siamo il loro migliore esempio. Dobbiamo fare attenzione soprattutto ai bambini nativi digitali, perché non conosciamo le controindicazioni del loro stile di vita”.